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“Il settore bancario è un settore storicamente considerato ciclico e sembra logico temere che una flessione macroeconomica, un taglio dei tassi, un deterioramento degli NPL potrebbero colpire nuovamente i Paesi e i settori bancari più fragili. Ma riteniamo sia difficile che si torni indietro” così commenta Jérémie Boudinet head of financial and subordinated debt di Crédit Mutuel AM con il quale abbiamo analizzato il trend del settore bancario. 

La stagione degli utili 2024 delle banche sta volgendo al termine. Possiamo ancora parlare di “banche periferiche”? 
Quelle che un tempo chiamavamo banche “periferiche” ormai stanno mostrando segnali incoraggianti di forte stabilità data da una redditività e bilanci in costante miglioramento. C’è stato un periodo in cui le banche spagnole, irlandesi, italiane, portoghesi e greche erano completamente tagliate fuori dai circuiti interbancari e dipendevano interamente dagli strumenti di liquidità e finanziamento della BCE (LTRO, ELA) a causa degli alti livelli di NPL detenuti in portafoglio e delle carenze di capitali, con rating finanziari talvolta prossimi al default. All’interno dei paesi che conoscevamo come “PIIGS” (Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia, Spagna) abbiamo assistito a fallimenti/ristrutturazioni (Bankia, Banco Espirito Santo, Banco Popular, banche venete italiane, Monte dei Paschi, ecc.), consolidamenti, anni senza dividendi per gli azionisti, valutazioni fortemente scontate, ecc. Episodi che appartengono però ormai al passato.

L’inflazione gioca un ruolo centrale sulla redditività degli istituti bancari? 
Basilea 3 ha segnato la fine degli anni gloriosi degli istituti bancari, costretti a dismettere attività redditizie come l’investment banking o quelle legate agli investimenti diretti e quindi a “ridimensionare” in modo massiccio la leva finanziaria, un aspetto centrale per le attività come quelle bancarie. Questo ha generato forti contrazioni degli indici di redditività. Gli effetti normativi sono stati accompagnati da anni di tassi d’interesse bassi o addirittura negativi, che hanno penalizzato pesantemente le banche sul fronte della redditività. Ciò ha comportato una situazione difficile per le banche “periferiche” negli anni precedenti al 2022, la cui redditività è stata limitata sia dal costo del rischio (lo sforzo di accantonamento per gli NPL) sia dal rallentamento dei ricavi, oltre che dalla fatica per ridurre i costi operativi, a causa di un numero eccessivo di sportelli sul territorio, poco redditizio. La vera boccata d’ossigeno è arrivata con il ritorno dell’inflazione, che ha permesso in particolare alle banche periferiche di disporre di un maggiore margine di manovra in termini di interesse netti, con un costo di remunerazione dei depositi inferiore all’andamento del pricing medio del portafoglio crediti e delle attività finanziarie detenute.

Il trend positivo delle banche continuerà in futuro? 
Il settore bancario è un settore storicamente considerato ciclico e sembra logico temere che una flessione macroeconomica, un taglio dei tassi, un deterioramento degli NPL potrebbero colpire nuovamente i Paesi e i settori bancari più fragili. Ma riteniamo sia difficile che si torni indietro. La trasformazione che ha riguardato l’intero settore è strutturale e durerà nel tempo. L’attività di messa a regime dei bilanci delle strutture “periferiche” non si è limitata a nascondere la polvere sotto il tappeto in attesa della prossima tempesta, ma costituisce piuttosto la base per un cambiamento di paradigma nella ciclicità e nella gestione dei bilanci nel lungo periodo.

E’ un asset class ancora solido sui cui tornare a investire?
Le banche sono spesso considerate una “proxy” dello stato di salute del Paese di riferimento e le obbligazioni bancarie tendono quindi ad evolvere in base alle disparità degli spread sovrani. Pur non mettendo in discussione la ciclicità dell’attività bancaria in sé, è evidente che il settore europeo sia ormai ampiamente controllato da politiche regolamentari e contabili anticicliche, in passato appannaggio esclusivo di settori come quello assicurativo o quello delle utilities. D’altra parte, la BCE – questa volta nel ruolo di banca centrale – è riuscita anche a limitare l’impennata degli spread dei Paesi periferici negli ultimi anni. Non solo riteniamo che lo stato di salute delle banche “periferiche” non dovrebbe deteriorarsi eccessivamente e in misura maggiore rispetto a quello delle banche “core” anche in caso di una recessione, ma sosteniamo che queste hanno ora la solidità necessaria per prevenire qualsiasi potenziale deterioramento importante dei loro bilanci. Insieme al forte consolidamento dei settori bancari spagnolo e italiano, questa tendenza rafforza la loro credibilità e la facilità di accesso ai mercati obbligazionari. 

 

 

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