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Si segnala la recente sentenza n.1295/2023 della Corte di Giustizia Tributaria di Secondo Grado della Lombardia che ha cancellato un accertamento fiscale da centinaia di migliaia di euro a carico di un’azienda agricola dedita alla silvicoltura e alla filiera del legno (si veda sentenza su: https://www.studiolegalesances.it/2024/08/30/sent-corte-di-giustizia-tributaria-di-ii-grado-della-lombardia-n-1295-23-societa-di-comodo/).

La sentenza è stata resa pubblica solo ora in quanto non è stata impugnata in Cassazione dall’Agenzia delle Entrate e dunque risulta passata in giudicato.

I giudici hanno dunque chiarito l’estrema particolarità dell’attività svolta dalla contribuente, in quanto trattasi di silvicoltura, ossia di impianto e conservazione dei boschi, la quale notoriamente richiede investimenti iniziali importanti e molto tempo prima di ottenere ricavi.

Nonostante ciò, tale attività risulta di grandissima importanza nell’ottica di tutela dell’ambiente e di sostenibilità. La questione risulta di grande attualità in quanto recentemente il Governo ha attuato una serie di norme a tutela di questo settore ed è importante che l’Amministrazione si renda conto dell’importanza strategica dei boschi e di tutta l’economia del legno.

Sul punto, interviene l’Avv. Matteo Sances che, insieme alle Dott.sse Donatella Dragone e  Maria Antonietta Carta, ha difeso la contribuente per segnalare che “È notorio che questa attività agricola richiede notevoli investimenti iniziali e produce ricavi solo a distanza di anni perché coltivare boschi non è assolutamente facile. Tuttavia tale attività non è stata compresa  dagli uffici finanziari i quali avevano emesso accertamenti fiscali dove si contestavano i pochi ricavi iniziali generati equiparando di fatto la società agricola alla normativa sulle società di comodo”.

In poche parole, la normativa sulle società di comodo è destinata a contrastare l’intestazione fittizia di beni a carico di società, che di fatto non esercitano attività commerciale, attraverso l’attribuzione di redditi minimi da assoggettare a tassazione. Ovviamente tale normativa è volta a evitare casi di elusione fiscale che però nulla hanno a che fare con l’attività di silvicoltura che per natura richiede anni per arrivare a regime.

 Ebbene, nel caso di specie questa azienda agricola del Pavese  ha tentato invano per anni a spiegare la natura e le difficoltà del settore agli uffici dovendo infine rivolgersi alla magistratura tributaria.

 I giudici milanesi, dunque, oltre ad annullare l’accertamento fiscale di circa 100.000 euro hanno provveduto a condannare l’Agenzia delle Entrate a 5.000 euro di spese legali motivando appunto che “Nel caso di specie, dalla documentazione in atti, emerge che la società svolgeva in via esclusiva attività agricola per la precisione l’attività di silvicoltura avente per sua natura un ciclo ventennale … L’effettivo esercizio dell’attività di silvicoltura veniva annualmente certificato da un organismo indipendente che nel 2008 era il Consorzio Forestale del Ticino…”.

La sentenza analizzata, pertanto, si pone come un importante contributo alla giurisprudenza in materia di società di comodo, poiché fornisce una chiara interpretazione della disciplina e sottolinea l’importanza di una disamina completa e fondata sul singolo caso concreto, ed ancora, pone rilievo sull’importanza di valutare correttamente la prova contraria fornita dalla società contribuente soprattutto quando si tratta di settori così importanti per la sopravvivenza del pianeta.

Immagine di Racool_studio su Freepik

 

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