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Il programma Life è l’unico strumento finanziario dell’Ue dedicato esclusivamente all’ambiente e all’azione per il clima. Bruxelles ha raddoppiato i fondi e semplificato la partecipazione. La dotazione finanziaria per il periodo 2021–2027 infatti è pari a 5.432 milioni di euro ripartita tra i quattro sottoprogrammi in cui si articola: “Natura e biodiversità”, “Economia circolare e qualità della vita”, “Mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici” e “Transizione all’energia pulita”. La svolta importante è stata rendere protagoniste le cooperative, le associazioni e le imprese, e non più gli enti pubblici. «Il Terzo Settore, come tutte le imprese, si trova a far fronte a sfide quali una migliore gestione del suolo, la protezione della biodiversità e della natura, l’utilizzo dell’acqua, la riduzione dell’uso di prodotti chimici. Life è uno strumento molto utile perché permette di realizzare in larga scala qualcosa su cui è già stata fatta ricerca, sperimentazione e ha funzionato in piccola scala», sottolinea Costantino Raspi, senior project manager ed esperto in europrogettazione a Co&So.

Costantino Raspi, senior project manager Co&So

Raspi è un esperto in europrogettazione e crede fermamente nelle potenzialità e opportunità del Programma Ue Life, in modo particolare per le realtà del Terzo settore e le cooperative. Lui è uno dei docenti che partecipa al programma didattico dell’edizione 2024 del Master in Europrogettazione BEEurope di Fondazione Triulza Ets, organizzato con il Consorzio Nazionale Cgm, Diesis Network, in collaborazione con Csvnet Lombardia, con il supporto di Bcc Caravaggio Adda e Cremasco e nell’ambito del progetto europeo “CATCH atMIND”. È nato in partnership con Fondazione Cariplo per promuovere l’internazionalizzazione del Terzo settore e l’accesso ai fondi Ue. È già possibile iscriversi alla prossima edizione che si svolgerà tra ottobre e novembre.

Qual è il punto di forza del Programma Life per le realtà del Terzo Settore e dell’Economia Civile?

Life è un progetto tutto da scoprire. Il suo punto di forza è che pone l’attenzione su tutti i temi reali che interessano l’ambiente. È uno strumento molto utile perché permette di vedere, leggere e adattare l’innovazione alla realtà; realizzare in larga scala qualcosa su cui è già stata fatta ricerca e ha funzionato in piccola scala. Sostiene attività che, partendo da progetti dimostrativi, permettono di esplodere nella vita reale qualcosa che può essere utile per la società, che riduce l’impatto ambientale ed energetico. Nella realtà tutto cambia rispetto al laboratorio o all’esperimento: in agricoltura ad esempio, basti pensare alle condizioni meteorologiche o alle malattie che possono diffondersi all’improvviso. I progetti Life pongono anche una grande attenzione al tema della mitigazione del clima. Il bando da pochi anni ha incluso tra le sue tematiche anche il campo energetico, permettendo di implementare e portare a una scala più ampia dei modi per fare un miglior uso dell’energia. Il tema dell’impatto ambientale vale per il Terzo settore come per tutte le imprese, che si trovano a far fronte a sfide quali una migliore gestione del suolo, la protezione della biodiversità e della natura, l’utilizzo dell’acqua, la riduzione dell’uso di prodotti chimici.

Come si è arrivati a parlare di energia nei progetti Life? Le cooperative sono state pioniere nel campo delle comunità energetiche.

Questa è stata la svolta di cinque anni fa. La Commissione europea si è resa conto che l’energia andava gestita in maniera più intelligente ed efficace. E qui il ruolo delle cooperative è centrale, poiché sono quelle che hanno bisogno di gestire meglio questa risorsa, in particolare nel settore delle costruzioni. C’è un’attenzione importante e crescente nelle nuove costruzioni e nella ristrutturazione di edifici gestiti da cooperative affinché ci sia un utilizzo dell’energia più efficace. In alcuni progetti Life che ho seguito sono state coinvolte cooperative straniere che gestiscono terreni e suoli nei quali sono stati fatti interventi, in cui è stato protetto l’habitat, conservate specie in via d’estinzione, implementato l’uso di prodotti naturali. Le cooperative hanno storicamente dimostrato una maggiore attenzione e sensibilità verso le tematiche ambientali, rispetto ad altri soggetti pubblici e privati.

In quali altri settori si incrociano le realtà del Terzo settore e le opportunità di Life?

L’agricoltura è un altro esempio centrale. La Commissione ha scoperto che non esiste più un suolo sano in tutta l’Europa, per cui ci sono molti topic all’interno del Life che riguardano una migliore gestione e il biorisanamento del suolo. Per esempio, una cooperativa spagnola sta gestendo dei territori in cui si sta sperimentando un biopesticida naturale. L’agricoltura soffre una grave crisi dovuta all’eccessivo utilizzo di rame e altre sostanze chimiche che hanno rovinato tutti i suoli. Si sta tentando dunque di ridurre l’utilizzo delle sostanze chimiche e usare sostanze naturali. Il problema sta nei costi: le soluzioni naturali sono più costose. Il compito dei progetti Life quindi non è solo di trovare la soluzione ottimale dal punto di vista ambientale, ma che abbia anche futuro di business, altrimenti sarà difficile far adottare le nuove soluzioni. Compito dei progetti Life è trovare l’equilibrio tra la soluzione ambientale e quella economica.

In aula per un Master di BeEurope

Life permette di finanziare anche attività di formazione?

Non solo lo permette, ma la formazione è diventata un obbligo all’interno dei progetti europei, anche Life. I progetti devono prevedere i corsi di formazione dei tecnici, delle cooperative, dei partner coinvolti, per formarli all’utilizzo dei nuovi prodotti e al rispetto delle procedure. Anche la replicabilità è fondamentale. E lo strumento per realizzarla sono i workshop rivolti a manager e policy maker, necessari per poter agire a livello normativo, sulla base dei risultati del progetto.

Quali possono essere i soggetti proponenti di un progetto Life?

Cooperative, associazioni, enti non profit, imprese. Gli enti pubblici sono coinvolti solo in minima parte e con minimo budget, perché hanno i laboratori e gli strumenti per poter monitorare i risultati e dimostrare la riuscita del progetto. L’importanza del non profit è effettiva: alcune volte i progetti sono stati bocciati perché tra i partner non c’era un’associazione strutturata che garantisse la replicabilità del progetto, un aspetto fondamentale.

I progetti Life sono diventati meno complessi da gestire negli ultimi anni?

Da una parte sì, perché prima era molto più complesso, dal punto di vista del budget e della rendicontazione. Ora però si è complicata la questione dei contenuti: il Life deve essere di 120 pagine, proprio perché si deve basare su ricerche già avvenute. La prima parte dell’application consiste nel descrivere i risultati della ricerca fatta. Siccome si tratta di agire in campo reale, è necessario anche allegare mappe, descrivere i siti di intervento, scendere nel dettaglio. La parte di gestione e rendicontazione economica però si è snellita davvero tanto, è diventata più semplice. C’è un unico portale europeo dove si devono caricare dei documenti economici. Rispetto a tre anni fa è diventato tutto più agevole.

Che tipo di budget è previsto per i Life?

I budget di Life sono più piccoli e gestibili di quelli degli Horizon, perché si parte da una ricerca già effettuata. Le partnership sono piccole: devono includere un technology provider, degli utenti finali che validino la tecnologia e un esperto di mercato di dissemination, per un totale di massimo cinque o sei partner, che formalmente potrebbero essere della stessa nazionalità.Il contributo dipende dal tema e va da un minimo di 500mila fino a circa due milioni di euro a progetto, escluso il cofinanziamento. La relativa facilità del programma fa sì che la percentuale di vittoria dei Life sia più alta rispetto a quella degli altri programmi. Altri vantaggi: i costi dei brevetti e dello sviluppo del business plan possono essere rendicontati e finanziati, proprio nell’ottica di realizzare progetti replicabili.

Perché è necessario acquisire competenze in europrogettazione per partecipare a Life?

È molto importante partecipare a percorsi come il Master in europrogettazione BeEurope, per entrare con consapevolezza nei temi e nella struttura del programma Life, di cui come dicevo si sa davvero poco. Oltre ad essere un ottimo strumento per i progetti e attività del Terzo Ssettore e dell’economia civile, può essere un’opportunità anche per neolaureati o giovani professionisti. Le possibilità legate a Life sono davvero tante, ci sono tanti soldi e opportunità per far esplodere le ricerche fatte, anche per chi non ha strumenti. Inoltre dopo un mese dalla firma del contratto, Life mette a disposizione un anticipo del 40%. È un programma veloce, reale: tutti ci lamentiamo della condizione dell’ambiente, e Life ci permetterebbe di realizzare i “sogni” che tutti noi abbiamo in questo ambito.

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