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Governo al lavoro per tagliare le agevolazioni fiscali in vista della composizione della legge di Bilancio che, il 20 settembre prossimo, avrà un primo assaggio con la presentazione del Piano strutturale, il nuovo documento varato lo revisione del Patto di Stabilità.

Le indiscrezioni dei giorni scorsi trovano conferma nelle parole di Federico Freni. «Una revisione delle tax expenditures è doverosa perchè ci sono decine di micro agevolazioni che hanno uno scarso impatto» ha detto il sottosegretario all’Economia, precisando che «un’attenta operazione di pulizia permetterà di rendere il sistema più efficiente ma non toccheremo certamente le detrazioni per spese mediche, casa e lavoro».

Quest’ultima affermazione è piuttosto importante in quanto queste tre voci rappresentano oltre l’80 per cento delle detrazioni. E questo vuol dire ridurre di molto le possibilità di riduzione della spesa.

Occorre ricordare che il dossier tax expenditures (oltre 600 voci) vale circa 80 miliardi di minori introiti fiscali per le casse dello Stato e palazzo Chigi, preoccupato per la dinamica di spesa (c’è stata una proliferazione di norme del 50 per cento negli ultimi 10 anni) punta, appunto ad un taglio.

Di quanto? Circa 3 miliardi. Sono molte le voci che, dal mutuo scuola dei figli delle famiglie più ricche all’abbonamento ai mezzi pubblici passando per le spese veterinarie potrebbero subire un taglio.

A rischio anche le agevolazioni energetiche su autotrasporto, mentre, ovviamente, i contributi ai partiti non correrebbero alcun rischio. Un tradizionale totem inviolabile in parlamento che scatena di frequente vivaci polemiche popolari.

Occorre ricordare che già nella scorsa legge di Bilancio il governo ha ridotto le agevolazioni fiscali operando un giro di vite su coloro che guadagnano più di 50 mila euro lordi all’anno (parliamo di chi ha uno stipendio di circa 2.700 euro netti al mese) ai quali sono stati tolti 260 euro forfettari.

L’ipotesi allo studio prevede di inasprire la misura su questa platea. Una operazione che avrebbe effetti peggiorativi sul ceti medio (lo stesso al quale, con l’altra mano, si pensa di ridurre l’Irpef). Già da quest’anno è infatti stato stabilito i bonus ridotti sono tutti quelli che garantiscono una detrazione del 19% della spesa sostenuta, ad esempio, sugli interessi pagati per i mutui ipotecari per l’acquisto dell’abitazione principale; sulle spese di istruzione scolastica, comprese quelle per i corsi di laurea; sui i canoni di locazione per studenti fuori sede; sull’attività sportiva dei figli; sull’abbonamento ai mezzi pubblici; sulle spese per studenti con DSA; sulla assistenza personale per i non autosufficienti; sui premi pagati per l’assicurazione contro il rischio morte o invalidità; sulle spese veterinarie e su quelle funebri.

Nella pratica questo significa che visto che i 260 euro di taglio sono il 19% della spesa che deriva complessivamente dalle voci che abbiamo appena visto, lo Stato elimina ben 1.368 euro di spese detraibili sostenute dal 2024.

Fortunatamente il governo ha “salvato” dalla scure alcune spese che continuano a poter esser detratte interamente nella dichiarazione dei redditi che verrà presentata nel 2025 sui redditi 2024. Ad esempio: le spese mediche; le spese sostenute per l’integrazione e l’autosufficienza dei disabili; l’acquisto di auto per disabili; le polizze assicurative per eventi calamitosi sostenute in caso di cessione del credito per interventi relativi al Sismabonus. Ma ora queste voci potrebbero essere messe a dieta. O addirittura cancellate.

 

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