Sono da sempre favorevole ad un programma pluriennale di politica industriale ed economica che favorisca e spinga gentilmente le imprese alla quotazione in Borsa. Accedendo al mercato borsistico le imprese potrebbero raggiungere molteplici obiettivi: fare un salto dimensionale superando il modello della microimpresa ormai definitivamente inadeguato; migliorare la governance, uscire dalla sottocapitalizzazione cronica liberandosi dalla dipendenza dal credito bancario. Gli altri strumenti di accesso al mercato dei capitali come il venture capital, private equity, club deal, sicuramente validi, certamente non consentono di raggiungere contemporaneamente tutti i sopracitati obiettivi: non modificano il dna delle imprese ed l’obiettivo (legittimo) di questi investitori è l’exit dall’investimento.
Concretamente, la mia proposta era di istituire un mercato regolamentato di preparazione alla quotazione e di rimborsare (a quotazione avvenuta) i costi sostenuti dalle imprese. Con una spesa relativamente limitata si sarebbe potuto avviare un progetto per avere nei prossimi dieci anni mille eccellenze italiane quotate. Si sarebbe potuto fare, ad esempio, in luogo del grottesco (non trovo altro aggettivo) “bonus telecomando”: 100 euro a famiglia con un costo totale per i contribuenti di 250 milioni.
Avevo quindi accolto con iniziale soddisfazione l’obiettivo del governo di incrementare l’accesso al mercato borsistico. Se nonché il metodo prescelto non mi convince: il Governo intenderebbe lanciare dei fondi di fondi a capitale misto, pubblico e privato. La parte pubblica avrebbe un ruolo dominante tramite Cassa Depositi e Prestiti. Questi fondi sarebbero “investitori pazienti” rafforzando il capitale delle quotande. Cosa non mi convince? Innanzitutto, le precedenti pessime performance dello Stato come selezionatore di investimenti con scelte dettate da logiche scarsamente economiche (per usare un eufemismo). In secondo luogo, gli obiettivi che ho indicato si raggiungono solo se le imprese cambiano mentalità, si aprono al mercato ne accettano le regole di governance, di informazione, di trasparenza. È li che bisogna intervenire: i soldi, come noto non mancano nei mercati finanziari.
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