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“Esiste un principio cardine che ispira la nostra azione: non esiste nessun settore e nessuna geografia o dimensione aziendale che sarà “risparmiata” dall’onda lunga della finanza sostenibile. Certo ci sono i cosiddetti settori “hard to abate”, produttori di Co2 in misura maggiore, che hanno più bisogno di investimenti per modificare il modello di business: in primis il settore Oil & Gas, ma anche l’Automotive, il settore aereo e l’agricoltura.”.
Lo afferma Gian Marco Salcioli, Head of Strategic Marketing & ESG Initiatives, di Intesa Sanpaolo, Divisione IMI Corporate & Investment Banking, a margine della Sustainability Week, organizzata da Borsa Italiana nell’ambito della più ampia iniziativa Sustainable Finance Partnership che vede la partecipazione di Intesa Sanpaolo.

Dal suo osservatorio, qual è la situazione delle aziende italiane nel percorso di transizione?

Quelle di più grandi dimensioni e di alcuni settori specifici (come quelli legati all’energia, alla moda, alle utilities e alla grande distribuzione) sono storicamente avanti nel processo di transizione. Si potrebbe sintetizzare che molto è stato fatto ma molto è ancora da fare, soprattutto con le PMI, per questo sono necessari accordi di filiera con indicazioni ESG per accelerare il processo.

Avete una stima di quanti investimenti privati occorrerebbero da parte delle imprese per adeguare il proprio modello di business all’obiettivo di Parigi? E come si confronta con l’attuale livello di investimenti? Come Imi, quali risorse avete allocato per questo tipo di progetti?

Nel nostro ultimo piano industriale abbiamo stimato di finanziare circa 80 miliardi di investimenti per la transizione energetica e abbiamo ancora attiva la nostra linea di credito dedicata alla Circular Economy che ammonta ad 8 miliardi. Sulle cifre complessive a livello di sistema è veramente complesso dare un numero oggettivo e specifico. Quello che è certo è che ormai la transizione e l’autonomia energetica si sposa con la sicurezza, anche in base a quanto indicato dal RePowerEU dell’Unione Europea. Dai dati pubblici sui Syndacated Loans e sui Green Bonds ormai la quota”‘verde” è attorno al 25/30% del totale, segno inconfutabile che la finanza sostenibile sta perdendo l’aggettivo e sta diventando finanza “tout court”.

Green bond, prestiti legati a obiettivi ESG e molto altro. L’offerta di strumenti di finanziamento per le imprese è variegata. Quali sono i criteri per un’azienda per scegliere lo strumento più adatto al proprio progetto?

L’aspetto interessante e forse curioso del movimento della finanza green è che non si parla di innovazione di prodotto ma semplicemente di destinazione d’uso dei fondi reperiti con ‘semplici’ loans o bonds. Detto questo dipende dal framework dell’azienda, dai progetti da finanziare e dalle scelte specifiche che concettualmente non sono diversi dagli altri investimenti in capex. Se l’obiettivo è “dedicato” allora è meglio orientarsi su un green bond o un green loan, se invece si vuole finanziare il capitale circolante con dei KPI ESG scelti ad hoc è possibile strutturare un Sustainable Linked Bond o Loan.

Restringendo l’attenzione alle obbligazioni, quale sviluppo vede per le diverse tipologie di bond (green, social, sustainable o sustainability linked)?

Dopo la partenza molto forte del green e soprattutto degli strumenti sustainability linked è possibile un’ulteriore crescita della parte social soprattutto nel settore immobiliare. Inoltre è sempre crescente la necessità di avere finanziamenti di progetti che siano coerenti con le regole fissate dall’Unione Europea, la cosiddetta Tassonomia Europea che definisce regole tecniche molto specifiche che certificano in modo oggettivo l’impatto materiale in termini di miglioramento ambientale. Per questo motivo è possibile che siano più sviluppati quegli strumenti di finanziamento di investimenti in conto capitale/dedicati come i green loan e i green bonds. 

Misurate l’impatto dei progetti da voi finanziati?

Il Gruppo Intesa Sanpaolo ha affinato un metodo per la valutazione ex ante sia dei progetti, sia dei clienti con misurazioni in termini di Scoring ESG di controparte che ha impatto anche nelle valutazioni dinamiche in termini di rischio di credito. Inoltre la nostra adesione alla Net Zero Banking Association ha comportato l’adozione di target al 2030 in termini di Co2 finanziata per alcuni settori come l’Oil&Gas, il Power Generation e l’Automotive. Questo ha ed avrà un impatto sulle aziende da inserire nel nostro portafoglio che devono essere virtuose o dovranno diventarlo sempre più. Per questo affianchiamo e supportiamo le società che intendono migliorare il proprio profilo di sostenibilità. 

Quali sono i settori che hanno maggiormente necessità di reperire risorse finanziarie e hanno le caratteristiche adatte per essere finanziati?

Esiste un principio cardine che ispira la nostra azione: non esiste nessun settore e nessuna geografia o dimensione aziendale che sarà “risparmiata” dall’onda lunga della finanza sostenibile. Certo ci sono i cosiddetti settori “hard to abate”, produttori di Co2 in misura maggiore, che hanno più bisogno di investimenti per modificare il modello di business: in primis il settore Oil & Gas, ma anche l’Automotive, il settore aereo e l’agricoltura.

Come funzionano i meccanismi di premio sul costo del finanziamento legati al raggiungimento di obiettivi ESG da parte della società finanziata?

Nel caso di strumenti Sustainable Linked vengono fissati dei KPI che – se raggiunti – comportano una riduzione del tasso di interesse pagato nell’ordine di alcuni basis points (in media da 3 a 5). Ovviamente succede il contrario in caso di mancato raggiungimento dei target. L’aspetto fondamentale è che questi KPI vengono sempre certificati da parti terze indipendenti. 

Come funziona lo strumento delle cartolarizzazioni ESG?

Non è diverso rispetto alla cartolarizzazione classica: l’unica differenza è proprio quella di accorpare prestiti green che hanno destinazione d’uso su obiettivi ESG. E’ uno strumento fondamentale nella gestione attiva del portafoglio di una banca per liberare nuovo spazio per ulteriori finanziamenti e per incentivare nuove erogazioni con clienti ad elevato ESG Score.

 

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