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Mutui in rallentamento, ma con maggiore tenuta rispetto alle maggiori economie europee

I prestiti ipotecari sono aumentati del 2,8% a/a nel primo trimestre del 2023, in rallentamento rispetto al 4,2% del trimestre precedente. L’aumento dei tassi di interesse, infatti, sta esercitando pressioni sul mercato immobiliare in Italia, così come in altre economie dell’Eurozona. Tuttavia, grazie a una crescita meno vertiginosa sia dei prezzi delle abitazioni (a fine 2022 i prezzi medi in Italia erano superiori del 9,3% rispetto a inizio 2019, mentre in Germania e Francia i prezzi degli immobili sono aumentati rispettivamente del 24,4% e del 22,4% nello stesso periodo) sia dei tassi d’interesse, si prevede un rallentamento abbastanza moderato dei prestiti ipotecari netti. Lo stock dovrebbe crescere dell’1,4% quest’anno, in rallentamento rispetto al 4,2% del 2022. Nel 2024 si stima un aumento del 2,1%.

Credito al consumo in tenuta, grazie a fondamentali positivi

L’accelerazione del credito al consumo nel primo trimestre del 2023 (+4,9% a/a) ha bilanciato l’indebolimento in altre categorie di prestiti. Alcuni dei fondamentali che guidano i prestiti non garantiti in Italia sono positivi: basti pensare all’occupazione, tornata ai livelli pre-pandemia alla fine del 2022, e al progressivo calo dell’inflazione che dovrebbero fornire impulso ai redditi nel 2023. Tuttavia, la spesa dei consumatori italiani aumenterà solo dello 0,3% nel 2023 e di un ancora modesto 0,8% nel 2024, pertanto il credito al consumo netto dovrebbe aumentare del 2,3% nel 2023, in calo rispetto al 3% del 2022, per poi segnare un +1,1% nel 2024. Il dato si spiega anche alla luce del fatto che le famiglie italiane nel complesso possono ancora attingere al risparmio non pianificato accumulato durante la pandemia di Covid. 

L’andamento dei prestiti alle imprese è stato piuttosto irregolare negli ultimi anni

Dopo otto anni consecutivi di contrazione, i prestiti alle società non finanziarie italiane sono tornati a crescere nel 2020, poiché le imprese hanno fatto ricorso ai programmi di prestito garantiti dal governo. Tuttavia, la crescita è diventata irregolare nel 2021 e nel 2022, con riflessi anche sull’inizio del 2023. I prestiti netti alle imprese sono diminuiti del 3% a/a nel primo trimestre, il secondo calo trimestrale consecutivo e la flessione maggiore dal quarto trimestre del 2019. Complessivamente, quest’anno i prestiti netti alle imprese italiane dovrebbero diminuire dello 0,2%, aggiungendosi al calo del 2,4% del 2022. Nel 2024 è prevista una crescita marginale dello 0,8%.

Moderato l’aumento degli NPL, grazie a bilanci relativamente sani e aiuti governativi

Nel corso dell’anno ci si aspetta – complici i maggiori costi di finanziamento – un aumento del rapporto NPL al 4,4% dal 2,5% del 2022 (12,5% di media del periodo 2015-19). Tuttavia, i sistemi di garanzia partecipata (PGS) per aiutare le imprese ad alta intensità energetica e il rapporto debito/reddito relativamente basso delle famiglie italiane dovrebbero tenere sotto controllo le perdite. La previsione al 2024 (5,8%) implica un deterioramento molto più lieve rispetto al periodo 2008-2009 e alla crisi del debito dell’eurozona, quando il rapporto NPL è passato dal 5% del 2009 al 9,7% del 2012, per poi superare il 16% nel 2015.

 

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