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In caso di default dell’istituto di credito che succede a chi ha debiti, un conto in rosso o un deposito in attivo?

Chi non desidererebbe liberarsi dal proprio mutuo in un solo istante, magari per una (seppur improbabile) rinuncia della banca o a seguito di una sentenza di condanna del giudice o grazie a una grossa vincita al totocalcio! «Sogni» dirà qualcuno, ricordando che la realtà è fatta di debiti che non se ne vanno neanche dopo la morte. In un periodo di forte incertezza economica, da cui neanche le banche vanno immuni (prova ne sono i numerosi decreti governativi degli ultimi anni volti al salvataggio degli istituti di credito), c’è chi si chiede cosa succederebbe in caso di default del creditore.

Se anche tu ti sei già chiesto «che succede se la banca dove ho il mutuo fallisce» te lo spiegheremo qui di seguito.

Inizieremo, innanzitutto, a verificare se e quando la banca fallisce e cosa succede, in tali ipotesi, a chi ha dei debiti pendenti come un mutuo, un finanziamento, un contratto di apertura di credito, un conto in rosso, ecc. Lo faremo nel nostro consueto linguaggio, semplice e pratico, in modo che possa comprendere anche chi non è esperto della materia.

Ma procediamo con ordine.

La banca può fallire?

Prima ancora di chiederti che succede se la banca dove ho il mutuo fallisce, dovresti piuttosto domandarti se la banca può fallire. Gli istituti di credito sono soggetti economici molto grossi, sia per dimensione strutturale che per bilanci. Dalla loro sopravvivenza dipendono non solo gli stipendi di numerosi lavoratori e i risparmi dei correntisti, ma anche lo stesso Stato che, a volte, trova negli intermediari finanziari i propri stessi finanziatori. Le banche sono soggetti primari nelle aste dei Bot e, con i soldi garantiti da queste, il nostro Paese riesce a finanziare la spesa pubblica. Non c’è da meravigliarsi allora che il Governo adotti degli appositi provvedimenti per salvarle.

Detto ciò, per quanto improbabile sia che una banca in crisi venga lasciata a se stessa, non è astrattamente impossibile che possa fallire.

In verità, il fallimento non è esattamente la procedura che si applica agli istituti di credito. Si parla, in questi casi, di “amministrazione straordinaria”, una procedura apposita destinata proprio alle big company. La sostanza, però, cambia di poco: lo scopo degli organi di liquidazione è infatti quello di recuperare i crediti non ancora riscossi e, con il ricavato, pagare eventuali creditori.

La garanzia per il fallimento della banca

Se sei creditore della tua banca (magari perché hai un conto corrente con diverse migliaia di euro di attivo) è certo che un suo eventuale “fallimento” ti potrebbe preoccupare. Un tempo, in caso di default dell’istituto di credito, c’era la garanzia della Banca d’Italia. Oggi, con le regole dei bail-in, non è più operativa la garanzia statale e, se la banca fallisce, ne rispondono innanzitutto i suoi soci, quindi gli investitori speculatori e, in ultimo, i correntisti con un conto corrente superiore a 100mila euro.

Se sei, quindi, un piccolo risparmiatore, con un conto inferiore a 100mila euro, non devi porti alcun problema perché, in ogni caso, otterrai i tuoi soldi. Ecco perché, a seguito di tale novità, chi ha grosse disponibilità economiche, preferisce depositare i propri risparmi in più istituti di credito in modo da diversificare il rischio e non superare, in un’unica banca, il tetto dei 100mila euro.

Che succede al mutuo se la banca fallisce?

Vediamo ora qual è la sorte dei debitori della banca se questa fallisce. La procedura di amministrazione straordinaria è solo «l’ultima spiaggia». Di solito, quando una banca è in crisi, viene acquisita da un nuovo gruppo bancario che la incorpora nella propria struttura acquistandone debiti e crediti. In tale ipotesi – che ormai rappresenta la norma – per tutti i mutuatari non cambia assolutamente nulla se non il nome del creditore.

In buona sostanza, l’istituto di credito subentrato in quello “in crisi” invierà una lettera a tutti i clienti in cui li avvisa di aver acquisito attività e passività della precedente banca, invitandoli a rivolgersi ai propri sportelli. Le rate di eventuali mutui, quindi, dovranno essere ugualmente pagate dal debitore secondo gli originari accordi e quindi in base all’originario piano di ammortamento, non potendo essere riviste o modificate in peggio dal nuovo soggetto.

Resta la possibilità per il debitore di chiedere la “portabilità” del mutuo spostandolo presso un altro istituto di credito.

Nel caso invece – piuttosto remoto – in cui la banca “fallita” non venga acquisita da nessun altra società, allora interverrà una procedura guidata dal tribunale che, attraverso i propri organi di gestione, recupererà i crediti dai clienti. Anche in tale ipotesi nulla cambia per il mutuatario che potrà rivendicare il rispetto del precedente piano di ammortamento.

Dunque, se speravi che, in caso di fallimento della banca, il tuo debito si annullasse, devi rivedere le tue aspettative: dovrai ugualmente pagare.

Che succede se la banca creditrice fallisce

Un ultimo caso è quello del mutuatario in arretrato con il pagamento delle rate, dunque portato “a sofferenza” e, probabilmente, già segnalato nell’elenco dei cattivi pagatori. In tale ipotesi, il debitore può sperare di liberarsi dal debito con il fallimento della propria banca? Neanche in questo caso il debito si cancella, ma c’è una buona notizia. Di solito, se la banca fallita viene acquisita da un altro gruppo, questo acquista i crediti al minor valere rispetto a quello nominale. Per cui è più facile trattare un accordo. Facciamo un esempio pratico.

Marco ha un debito con la banca ABC di 100mila euro per un mutuo non pagato. La banca ABC, in grosse difficoltà economiche, viene rilevata da un’altra più grande, la banca 123. Quest’ultima acquista i crediti di ABC al 40% del loro valore. Per cui il credito di ABC verso Marco viene pagato da 123 a 40mila euro. Pertanto, se Marco, soggetto privo di garanzie, dovesse offrire alla nuova banca 123 il versamento di una somma di 60mila euro a saldo e stralcio, probabilmente riuscirebbe a spuntare un accordo. In questo modo, infatti, 123 avrebbe un utile di 20mila euro rispetto al prezzo al quale ha pagato il credito.

Spingere per un accordo conviene anche quando è in corso una procedura esecutiva immobiliare, visto che l’eventuale pignoramento non sempre ha esiti scontati. In generale, tanto più è difficilmente vendibile il bene ipotecato tanto superiori sono le chance di ottenere un saldo e stralcio.

 

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