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Il testo definitivo sarà approvato nelle prossime ore, ma la sostanza non dovrebbe cambiare: è pronto il decreto Sud del governo con la regia del ministro degli…

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Il testo definitivo sarà approvato nelle prossime ore, ma la sostanza non dovrebbe cambiare: è pronto il decreto Sud del governo con la regia del ministro degli Affari europei, del Pnrr e della Coesione Raffaele Fitto. Il testo prevede misure – tra le altre cose – sulla ripartizione e gestione delle risorse del Fondo sviluppo e coesione e sulla Zes unica per tutte le regioni del Mezzogiorno. Due fronti delicati, soprattutto il primo: acceso è lo scontro con alcune Regioni, tra queste la Puglia, sulla materiale disponibilità delle risorse Fsc. Il decreto prevede infatti, fermo restando il vincolo di destinazione e la quota dell’80% per il Sud, una gestione centralizzata. I fondi saranno peraltro utilizzati per sostenere i progetti definanziati nell’ambito del Pnrr. Proprio nelle scorse settimane il Cipess aveva licenziato la ripartizione delle quote regionali del Fsc: per la Puglia la dotazione è di quasi 4,6 miliardi. Che perciò verrebbero di fatto “sottratti” alla gestione diretta della Regione: un punto potenzialmente critico già segnalato a più riprese dal governatore pugliese Michele Emiliano.

Cosa dice il decreto

All’articolo 1 la bozza del decreto ribadisce il vincolo dell’80%, salvo poi spiegare che “la dotazione finanziaria del Fondo per lo sviluppo e la coesione è impiegata per iniziative e misure afferenti alle politiche di coesione, come definite dal ministro per gli Affari europei, il Sud, la coesione e il Pnrr, nonché per l’attuazione degli Accordi per la coesione”, che saranno sottoscritti dal ministero e dalle Regioni. “La dotazione finanziaria è altresì impiegata in coerenza con le politiche settoriali e con le politiche di investimento e di riforma previste nel Piano nazionale per la ripresa e la resilienza, secondo princìpi di complementarità e di addizionalità”. È, insomma, l’applicazione concreta di quel concetto più volte ribadito da Fitto: tutte le risorse a disposizione – per esempio di Fsc e Pnrr – devono essere programmate e spese secondo una visione unitaria.

Gli accordi con le Regioni

Governo e Regioni sottoscriveranno pertanto un “Accordo per la coesione”, con il quale – riporta il decreto – “vengono individuati gli obiettivi di sviluppo da perseguire attraverso la realizzazione di specifici interventi, anche con il concorso di più fonti di finanziamento”. In poche parole: la Regione potrà spendere le risorse del Fsc solo dopo aver dichiarato anticipatamente su cosa, come e quando. In particolare, ciascun accordo contiene “la specificazione degli interventi e delle eventuali linee d’azione suscettibili di finanziamento, selezionati all’esito dell’istruttoria espletata, congiuntamente alla regione o alla provincia autonoma interessata, dal Dipartimento per le politiche di coesione della Presidenza del Consiglio di ministri ai fini della loro coerenza con i documenti di programmazione europea e nazionale;i cronoprogrammi di realizzazione di ciascun intervento o linea d’azione, con l’indicazione dei traguardi intermedi e finali; l’indicazione del contenuto degli impegni reciprocamente assunti; l’entità delle risorse del Fondo eventualmente destinate al finanziamento della quota regionale di cofinanziamento dei programmi regionali e provinciali europei; il piano finanziario dell’Accordo articolato per annualità; i principi per la definizione del sistema di gestione e controllo dell’Accordo, nonché di monitoraggio dello stesso; l’indicazione degli interventi già finanziati”.

La Zes unica

Il decreto realizza anche il piano di Fitto già anticipato nelle scorse settimane: stop alle singole Zone economiche speciali del Sud e avanti con una Zes unica dal 1 gennaio 2024, con sgravi fiscali e burocrazia semplificata. Presso la Presidenza del Consiglio sarà istituita la Cabina di regia Zes, presieduta dallo stesso Fitto, e siederanno – tra gli altri – anche i governatori meridionali. Sarà istituita anche una Struttura di missione dedicata, con un coordinatore, due direzioni generali e quattro uffici di livello dirigenziale. La Struttura di missione può assumere anche le funzioni di stazione appaltante, anche avvalendosi di Invitalia. Il Piano strategico della Zes unica avrà durata triennale, individuando “anche in modo differenziato per le singole regioni” i settori da promuovere e quelli da rafforzare, gli investimenti e gli interventi prioritari. Sarà inoltre istituito uno Sportello unico digitale (S.u.d.) per la Zes presso la Struttura di missione. Lo Sportello si occuperà dell’Autorizzazione unica che “sostituisce tutti i titoli abilitativi e autorizzatori” per insediamenti produttivi.

F.G.G.

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