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Sul piatto c’è poco meno di un miliardo di euro. Novecentotrenta milioni per l’esattezza. L’obiettivo è “svecchiare” il parco macchine…

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Sul piatto c’è poco meno di un miliardo di euro. Novecentotrenta milioni per l’esattezza. L’obiettivo è “svecchiare” il parco macchine degli italiani, uno dei più vetusti d’Europa con i suoi undici milioni di veicoli che hanno una classe di emissioni inferiore a Euro3, grazie a incentivi che possono arrivare fino a 13.750 euro. E un nuovo strumento, il “leasing sociale”, che permetterà, grazie agli incentivi, di stipulare noleggi auto a lungo termine a prezzi calmierati. Il nuovo ecobonus si presenta con due novità: la prima è che gli importi saranno maggiorati per chi ha un reddito medio-basso. La seconda è che saranno differenziati a seconda della classe dell’auto che si rottama. Ma andiamo con ordine. Il ministro per il Made in Italy, Adolfo Urso, ha convocato per il prossimo primo febbraio un incontro plenario del tavolo sull’automotive. In quella sede illustrerà il nuovo schema di Decreto del presidente del consiglio con i nuovi ecobonus. Poi a stretto giro il provvedimento sarà approvato dal consiglio dei ministri ed entrerà in vigore. Molto probabilmente già nei primi giorni del mese di febbraio. 

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LO SCHEMA
Lo schema è già pronto. I contributi, come detto, saranno differenziati a seconda della classe Euro della vettura rottamata. Il contributo sarà maggiore per la classe da Euro 0 a Euro 2, poi scenderà leggermente per chi rottama una classe Euro 3, e sarà ancora più basso per la classe Euro 4. Non sarà invece possibile rottamare auto Euro 5 ed Euro 6, mentre un contributo all’acquisto si potrà ricevere anche senza nessuna rottamazione. Il secondo parametro da tenere in considerazione riguarda invece la classe di emissione delle vetture che saranno acquistate con l’ecobonus. Il contributo sarà più alto per le auto totalmente elettriche (quelle con emissioni di Co2 tra 0 e 20 grammi), scenderà per le ibride plug-in (le auto che emettono tra 21 e 60 grammi di Co2). Un bonus più basso ci sarà anche per i motori tradizionali ma con categorie di emissione basse (la fascia che va da 61 a 135 grammi di Co2). L’altro elemento di cui bisognerà tenere conto, è il reddito dell’acquirente. Se chi compra la nuova auto ha un Isee inferiore a 30 mila euro, l’incentivo sarà più alto del 25 per cento.

Vediamo qual è il risultato di questo incrocio di parametri. L’incentivo più alto, 13.750 euro, spetta a chi ha un Isee inferiore a 30 mila euro e rottama un’auto tra Euro 0 ed Euro 2 per comprarne una elettrica. La stessa operazione fatta da un acquirente con un reddito superiore a 30 mila euro darebbe diritto a un bonus di 11 mila euro. Senza rottamazione, comprando sempre un’auto elettrica, lo sconto scenderebbe a 7.500 euro per chi ha un Isee fino a 30 mila euro e a 6 mila euro per gli altri.Per l’acquisto di un’auto ibrida, l’incentivo andrà da un massimo di 10 mila euro, per chi rottama un Euro 0 e ha un reddito basso, fino a un minimo di 4 mila euro per un acquisto senza rottamazione. Per le vetture con motore endotermico a basse emissioni, invece, il bonus ci sarà solo a fronte della rottamazione di un vecchio veicolo e andrà da 1.500 a 3.000 euro a seconda della classe inquinante dell’auto rottamata. 

I LIMITI
Sarà anche fissato un tetto al costo massimo dell’auto acquistata: 35 mila euro per le elettriche e le endotermiche e 45 mila euro per le ibride (Iva esclusa). I contributi, poi, saranno raddoppiati per i vincitori del concorso straordinario per le licenze di taxi e Ncc e per i tassisti che decideranno di sostituire il vecchio veicolo. Lo schema del provvedimento prevede anche, come aveva promesso il ministro Urso, la rimodulazione degli «strumenti incentivanti per stimolare l’acquisto di auto effettivamente prodotte in Italia». Il meccanismo però, non è ancora stato ben individuato. Di certo non sarà legato al luogo dove le auto vengono effettivamente costruite, perché andrebbe contro le direttive europee. Si sta dunque cercando di individuare caratteristiche peculiari delle auto costruite in Italia in modo da inserirle nel Dpcm e favorire l’acquisto di “veicoli nazionali”.

 
 

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