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Quanto può pignorare l’Agenzia delle Entrate? In questo articolo vedremo tutte le cifre (scopri le ultime notizie su mutui e prestiti. Leggi su Telegram tutte le news sulla finanza personale. Ricevi ogni giorno sul cellulare gli ultimi aggiornamenti su bonus, lavoro e finanza personale: entra nel gruppo WhatsApp, nel gruppo Telegram e nel gruppo Facebook. Scrivi su Instagram tutte le tue domande. Guarda le video guide gratuite sui bonus sul canale Youtube. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).

Nel momento in cui abbiamo dei debiti fiscali insoluti con l’Erario, l’Agenzia delle Entrate può procedere al pignoramento, anche dello stipendio o della pensione. Ma quali sono le cifre e i limiti? Scopriamolo in questo articolo.

INDICE:

Quanto può pignorare l’Agenzia delle Entrate: quando si arriva al pignoramento?

Quanto può pignorare l’Agenzia delle Entrate? A volte capita, in momenti di difficoltà economica, di non avere i soldi per pagare le tasse, cosa fare? Il rischio concreto con i debiti fiscali con l’Agenzia delle Entrate è il pignoramento.

Nel caso in cui ci si accorge di non riuscire a pagare le imposte, è meglio chiedere un ravvedimento operoso e una rateizzazione all’Agenzia. In questo modo gli interessi e le sanzioni riguarderanno solo le rate non pagate e non l’intero importo del debito fiscale.

Di solito, però, ogni governo che si succede, propone una pace fiscale susseguita da un saldo e stralcio. Se dovesse avvenire anche con il nuovo governo, potrai approfittarne per pagare una somma inferiore e cancellare così ogni tuo debito.

Di solito l’Agenzia delle Entrate invia sempre una lettera di compliance, per dare la possibilità di pagare le tasse anche con ritardo. Se ciò non dovesse avvenire, verrà inviata la classica cartella esattoriale.

Dopodiché, in caso di mancato pagamento di quanto dovuto entro 60 giorni, può scattare il fermo dell’auto, l’ipoteca sulla casa o il pignoramento immobiliare, mobiliare o presso terzi.

Ecco quando si può arrivare al pignoramento.

Gli ufficiali giudiziari sono dipendenti del tribunale territoriale e, con un titolo valido come il decreto ingiuntivo, un protesto o una cambiale, possono procedere al pignoramento dei beni mobili e immobili del debitore insolvente.

Al debitore verrà notificato l’atto di pignoramento dall’Ufficiale giudiziario, il quale lo avvertirà di non sottrarre i beni pignorati come riporta l’articolo 492 c.p.c. al comma 1.

Se il debitore insolvente ha oggetti di valore, gioielli, oggetti d’antiquariato e altri beni mobili,l’ufficiale giudiziario apporrà su di essi il marchio di pegno. Questi beni diventano ufficialmente pignorati e la pretesa del creditore sarà soddisfatta dal ricavato della vendita all’asta di questi beni.

Esistono vari tipi di pignoramento e in questo articolo riceverai tutte le delucidazioni.

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Quanto può pignorare l’Agenzia delle Entrate: cosa può essere pignorato?

Quanto può pignorare l’Agenzia delle Entrate? Esiste il pignoramento immobiliare che può essere avviato soltanto in caso di presenza di case o terreni intestati al debitore, individuati tramite indagine approfondita dell’Agenzia delle Entrate.

Il pignoramento derivante da debiti fiscali (quindi con l’Agenzia delle Entrate) non potrà mai riguardare la prima casa. La legge, infatti, garantisce la tutela della prima casa che è definito un bene impignorabile.

Poi c’è il pignoramento del conto corrente. L’Agenzia delle Entrate può intimare alla banca del debitore insolvente, di non permettergli di prelevare denaro dal conto.

Per fare in modo che si verifichi il pignoramento del conto bisogna che ci siano tre elementi fondamentali:

  • un titolo esecutivo che sia stato notificato al debitore (per esempio il decreto ingiuntivo, una cartella esattoriale o una senteza del giudice);
  • un atto di precetto (un assegno, una cambiale eccetera);
  • l’atto di pignoramento vero e proprio (ovvero la comunicazione ufficiale inviata alla banca o all’ufficio postale, nel quale si intima l’ente a non permettere l’utilizzo del conto corrente al debitore insolvente).

Se sul conto non ci sono soldi, il pignoramento avviene lo stesso e se dovessero arrivare degli accrediti verrebbero bloccati.

Quindi abbiamo il pignoramento mobiliare, ovvero l’espropriazione forzata dei beni mobiliari del debitore. Come si esegue il pignoramento mobiliare presso la residenza del debitore insolvente? Tutto è spiegato nei minimi dettagli in questo articolo.

Si tratta di un’esecuzione effettuata dagli ufficiali giudiziari competenti, i quali individueranno i beni mobili del debitore che potrebbero soddisfare il credito o parte di esso.

Il pignoramento mobiliare è disciplinato dal primo Capo del Titolo II del Libro III del codice di procedura civile.

Ecco gli oggetti non pignorabili:

  • gli oggetti sacri e di culto;
  • la fede nuziale;
  • la biancheria, armadi, tavoli, sedie, frigo e tutti gli elettrodomestici necessari;
  • oggetti commestibili;
  • armi;
  • le decorazioni al valore, lettere, registri e scritti di famiglia;
  • gli animali da compagnia.

Non possono essere pignorati gli oggetti strumentali al lavoro o al mestiere compiuto dal debitore e che servono alla sua sussistenza.

Infine anche l’auto può essere pignorata.

Al debitore verrà notificato l’atto di pignoramento dall’Ufficiale giudiziario, il quale lo avvertirà di non sottrarre i beni pignorati come riporta l’articolo 492 c.p.c. al comma 1.

L’ufficiale giudiziario apporrà sulla macchina il marchio di pegno. In questo modo il bene mobile diventa ufficialmente pignorato e la pretesa del creditore sarà soddisfatta dal ricavato della vendita all’asta.

Gli oggetti che garantiscono l’esistenza economica del debitore non possono essere sequestrati. Per esempio una macchina strumentale e necessaria al lavoro del debitore (se per esempio fa l’agente di commercio, l’auto è essenziale), non può essere pignorata. 

La vendita dei beni pignorati deve avvenire entro 45 giorni, altrimenti perde di efficacia.

Quanto può pignorare l’Agenzia delle Entrate: pignoramento stipendio e pensione

Anche stipendio e pensione possono essere sottoposti a pignoramento da parte dell’Agenzia delle Entrate.

Il pignoramento può essere emesso anche nei confronti di un pensionato e quindi avendo ad oggetto la sua pensione.

In questo caso, però, la legge tutela il debitore pensionato, stabilendo un minimo vitale che non può essere assolutamente pignorato. La quota cambia di anno in anno, a seconda anche dell’inflazione.

Il minimo vitale non pignorabile sulla pensione per il 2022 è pari a 690,42 euro.

Quanto può pignorare l’Agenzia delle Entrate sugli stipendi? Qual è il minimo vitale per gli stipendi, invece?

Il minimo vitale per le retribuzioni non è previsto, ma sono previste altri tipi di garanzie per garantire la sopravvivenza del pignorato. In questo articolo troverai limiti e importi.

Per tutte le altre entrate o rendite, non esistono limiti di pignoramento da parte dell’Agenzia delle Entrate. Per esempio se un debitore percepisce dei canoni di locazione, l’Agenzia delle Entrate potrà pignorare l’intera somma mensile.

Quanto può pignorare l'Agenzia delle Entrate?
Quanto può pignorare l’Agenzia delle Entrate?

Quanto può pignorare l’Agenzia delle Entrate sullo stipendio?

  • un decimo, se la retribuzione non supera i 2.500 euro mensili;
  • un settimo, se la mensilità va da 2.5001 a 5.000 euro mensili;
  • un quinto, se la mensilità è superiore a 5.000 euro mensili.

Queste quote si calcolano sul netto e non sul lordo. Anche se sulla retribuzione viene trattenuto un quinti per un altro credito, l’Agenzia delle Entrate non ne terrà conto e calcolerà il pignoramento come se questa trattenuta non ci fosse.

Se si viene licenziati, il pignoramento si sposterà direttamente sul TFR.

Non è prevista, come invece per le pensioni, la decurtazione di un minimo vitale per il dipendente, come abbiamo detto prima.

Se sono in corso altri pignoramenti, l’Agenzia delle Entrate potrà comunque procedere, ma fino ad un massimo della metà della retribuzione.

Quanto può pignorare Agenzia Entrate su una pensione?

Anche sulla pensione valgono i limiti appena visti per lo stipendio, solo che le quote si calcolano dopo aver sottratto il minimo vitale indicato in precedenza e previsto dalla legge.

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