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La Legge di Bilancio 2024 ha spaventato molti cittadini sul tema “pignoramenti sul conto corrente“, in quanto è entrata in bozza una procedura per rendere più rapido il procedimento di pignoramento, facendo comunicare in maniera più snella banche e Agenzia delle Entrate. Vediamo tutto ciò che c’è da sapere (scopri le ultime notizie su bonus, Rdc e assegno unico, su Invalidità e Legge 104, sui mutui, sul fisco, sulle offerte di lavoro e i concorsi attivi. Leggile gratis su WhatsApp, Telegram e Facebook).

Pignoramento conto corrente: ecco come funziona

Il pignoramento del conto corrente è una procedura finalizzata al recupero di un credito non pagato dal debitore. Questa azione rientra nella categoria dei pignoramenti presso terzi, regolamentati dagli articoli 492 e 543 del Codice di Procedura Civile.

Coinvolge la banca o l’istituto di credito dove il denaro del debitore è depositato, quindi comporta la partecipazione di un terzo soggetto. Si differenzia da altri tipi di pignoramento, come quello della prima casa, che coinvolgono direttamente il debitore senza terze parti.

Il pignoramento del conto corrente non è un processo automatico, ma avviene dopo aver verificato che il debitore non può saldare il debito autonomamente, volontariamente o per altre ragioni. Pertanto, questa misura viene applicata solo dopo l’emissione di un titolo esecutivo, come un decreto ingiuntivo o una sentenza, con l’intervento di un ufficiale giudiziario.

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Pignoramento conto corrente e Agenzia delle Entrate: cosa cambia?

In base a quanto proposto nella bozza della Legge di Bilancio 2024, l’Agenzia delle Entrate avrà la possibilità di comunicare con la tua banca in modo più semplice. Questa nuova misura potrebbe portare all’Erario circa 700 milioni di euro in più, ma è importante capire cosa significa davvero.

In effetti, il prelievo forzoso è già una pratica esistente. L’Agenzia delle Entrate ha già il potere di bloccare i soldi sul tuo conto corrente.

Nella bozza della Legge di Bilancio 2024 non c’è una norma specifica che consenta di prelevare direttamente i tuoi soldi senza alcuna protezione per te. L’articolo 23 di questa bozza riguarda invece una procedura automatizzata per velocizzare il blocco dei conti correnti dei debitori.

Questa novità ha scatenato un acceso dibattito, sia tra le forze politiche sia tra i cittadini spaventati dalle conseguenze di questa decisione. Nei fatti, come abbiamo visto, cambia relativamente poco a livello di tutele per le singole persone e la pratica potrebbe portare cifre importanti in più nelle casse dello Stato.

Come avviene il pignoramento del conto corrente?

Poiché la presenza di un titolo esecutivo costituisce il presupposto per avviare il processo di pignoramento presso terzi, la procedura per il pignoramento del conto corrente segue diverse fasi.

Inizialmente, si procede con l’ottenimento del titolo esecutivo sul credito in questione. Quando il creditore non riesce a ricevere il pagamento del debito, nonostante i tentativi di accordo con il debitore, può ottenere un documento ufficiale che attesti l’esistenza del debito. Tra i documenti rilevanti ci sono atti pubblici notarili attestanti il prestito di denaro, mutui, assegni, cambiali, atti di conciliazione firmati da entrambe le parti, sentenze di condanna e decreti ingiuntivi, purché siano trascorsi 40 giorni dalla loro notifica.

Una volta ottenuto il titolo esecutivo e rispettati i vincoli di legge, si procede con l’invio di un atto di precetto al debitore. Se il debitore non paga entro dieci giorni, l’ufficiale giudiziario può inoltrare un atto di pignoramento all’istituto di credito. A questo punto, la banca blocca una somma di denaro sul conto del debitore equivalente al debito, che il proprietario del conto non può più utilizzare.

Prima che il denaro venga trasferito al creditore, ci sono altri passaggi da completare. Il debitore ha 20 giorni dalla notifica per opporsi al pignoramento, ad esempio se il debito non è valido. Se l’opposizione è accolta, la procedura si interrompe. Se l’opposizione viene respinta o non presentata, la somma viene assegnata al creditore. Se i fondi sono sufficienti, il debito viene saldato; altrimenti, si procede con ulteriori azioni per recuperare la parte restante del debito.

Il pignoramento del conto corrente può essere richiesto sia da un creditore privato che dall’Agenzia delle Entrate. Nel caso di un creditore privato, è necessario un titolo esecutivo come una sentenza o un decreto ingiuntivo. L’Agenzia delle Entrate, invece, può richiedere il pignoramento senza l’autorizzazione di un giudice. Dopo la notifica alla banca e al debitore, quest’ultimo ha 60 giorni per pagare autonomamente, altrimenti la somma sarà espropriata.

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Pignoramento del conto corrente fisco. In foto: Sacca soldi e segnale divieto.

FAQ: Pignoramento del conto corrente da parte del fisco

Pignoramento: cos’è il minimo vitale lasciato sul conto corrente?

Di solito, quando viene effettuato il pignoramento del conto corrente, non si blocca l’intera somma presente presso la banca, ma si assicura un “minimo vitale”. Questo significa che viene prelevata solo la parte di denaro che supera il triplo dell’assegno sociale. Attualmente, considerando un assegno sociale di 502,27 euro, il pignoramento riguarderà solo le somme che superano 1.509,81 euro.

Ma ci sono altre considerazioni da tenere presente: se il conto corrente è utilizzato per ricevere lo stipendio e vi sono depositi regolari, il minimo vitale diventa il doppio dell’assegno sociale, ovvero 1.006,54 euro. Tuttavia, in questo caso, ci sono dei limiti:

  • Per i debiti legati al lavoro, è possibile pignorare fino a un quinto dello stipendio.
  • Se il debito riguarda gli alimenti previsti per legge, è possibile pignorare fino a un terzo dello stipendio.

Pignoramento: quali sono i limiti rispetto al conto corrente?

Se un conto corrente è utilizzato per l’accredito dello stipendio, bisogna sottostare ai seguenti limiti (validi anche per pignoramento da Agenzia delle Entrate):

  • se l’importo è inferiore a 2.500 euro, è pignorabile 1/10 dello stipendio;
  • se l’importo è inferiore a 5.000 euro, è pignorabile 1/7 dello stipendio;
  • se l’importo è superiore ai 5.000 euro, è pignorabile 1/5 dello stipendio.

Pignoramento: quando non si può procedere?

Ci sono specifici casi in cui non si può procedere al pignoramento, cioè quando all’interno del conto corrente siano presenti esclusivamente cifre a titolo di:

 

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