Stop agli incentivi sulle caldaie non
alimentate per almeno il 51% da energie da fonti rinnovabili o che
sono collegate una rete che per il 51% non utilizza questa
tipologia di combustibili. Il diktat dell’Unione Europea sarebbe
stato inserito nelle linee guida, attualmente in fase di redazione
da parte della Commissione Europea, sull’attuazione della
Direttiva Green (EPBD, Energy Performance of
Buildings Directive).
Caldaie a gas: la Direttiva Green dice stop agli
incentivi
Si tratta dell’interpretazione più restrittiva delle indicazioni
fornite dal comma 15 dell’art. 17 della Direttiva UE 2024/1275,
rubricato “Incentivi finanziari, competenze e barriere di mercato”,
secondo cui “Dal 1° gennaio 2025 gli Stati membri non
offrono più incentivi finanziari per l’installazione di caldaie
uniche alimentate a combustibili fossili, ad eccezione di quelle
selezionate per gli investimenti, prima del 2025, conformemente al
regolamento (UE) 2021/241, all’articolo 7, paragrafo 1, lettera h),
punto i), terzo trattino, del regolamento (UE) 2021/1058 e
all’articolo 73 del regolamento (UE) 2021/2115 del Parlamento
europeo e del Consiglio.”.
Dal 1° gennaio 2025, niente più incentivi come
l’Ecobonus 65% per l’acquisto di caldaie a combustibili fossili, in
un quadro già abbastanza complicato in Italia sulle detrazioni
fiscali, considerato lo stop intervenuto sul Superbonus e
l’approssimarsi della scadenza del 31 dicembre 2024, che porterà a
un’aliquota di detrazione più bassa (quella originaria, pari al
36%) per il Bonus Casa, che include tra gli interventi agevolabili
anche la sostituzione della caldaia. A salvarsi
dalla mannaia, saranno probabilmente solo le agevolazioni per le
pompe di calore elettriche e per gli apparecchi ibridi (pompa di
calore+caldaia a gas).
Non solo: la strada è resa ancora più complicata dal fatto che i
combustibili verdi come il biometano rappresentano una minima parte
del gas trasportato dalla rete italiana, e sono spesso utilizzati
in ambito industriale più che in quello residenziale.
Direttiva Green: un nuovo sistema di incentivi e
finanziamenti
Rimane comunque aperto il capitolo degli
incentivi che, sempre ai sensi dell’art. 17,
dovranno consistere in finanziamenti, misure di sostegno e altri
strumenti predisposti dagli Stati membri, consoni per affrontare le
barriere di mercato al fine di realizzare gli investimenti
necessari individuati nei rispettivi piani nazionali.
In particolare, al comma 8 si elencano come possibili soluzioni
da proporre, strumenti d’investimento e di finanziamento
abilitanti, quali prestiti per l’efficienza energetica e mutui
ipotecari per la ristrutturazione degli edifici, contratti di
rendimento energetico, regimi finanziari in funzione del risparmio,
incentivi fiscali, ad esempio aliquote fiscali ridotte sui lavori e
sui materiali di ristrutturazione, sistemi di detrazioni fiscali,
sistemi di detrazioni in fattura, fondi di garanzia, fondi
destinati a ristrutturazioni profonde, fondi destinati alle
ristrutturazioni che garantiscono una soglia minima significativa
di risparmi energetici mirati e norme relative al portafoglio di
mutui ipotecari.
Difficilmente il piano nazionale che l’Italia dovrà presentare
prossimamente per l’attuazione della Direttiva potrà prescindere
dall’individuazione di quelli più adeguati, con una partita tutta
aperta e fortemente legata alle future politiche
economiche del Paese.
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