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In un contesto in cui la sostenibilità e l’efficientamento
energetico rappresentano due pilastri per il futuro abitativo del
pianeta, la Direttiva 1275/2024 “Case Green” (in sostituzione alla
31/2010), relativa agli immobili esistenti, approvata il 12 aprile
scorso dal Consiglio dell’Unione Europea, rappresenta un
fondamentale passo avanti verso la creazione di un’Europa
orientata ai criteri ESG
.

Case Green: lo scenario in Italia

Secondo quanto stabilito dalla Direttiva (artt. 3 e 9), ogni
Stato membro dovrà adottare un piano nazionale che preveda la
riduzione progressiva del consumo di energia degli edifici
residenziali per raggiungere un taglio del 16% entro il
2030 e del 20-22% entro il 2035
; mentre, tutto il
settore residenziale dovrà essere a zero emissioni entro il
2050
. I Paesi potranno decidere su quali edifici
concentrarsi: l’unico vincolo sarà garantire che almeno il 55%
della riduzione del consumo medio di energia primaria sia ottenuto
attraverso la ristrutturazione degli edifici con le peggiori
prestazioni.

Secondo l’Istat, 12 milioni di edifici in Italia, su un totale
di 14,5 (pari all’82%), sono a uso residenziale, i restanti 2,5
milioni comprendono altre tipologie. Secondo il
Rapporto sulla Certificazione
Energetica degli Edifici 2023
– realizzato da ENEA (Agenzia
nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo
economico sostenibile) e CTI (Comitato Termotecnico Italiano
Energia e Ambiente) – a fine 2022 gli edifici con una scarsa classe
energetica (E, F, G) rappresentavano quasi il 70% del
totale. 

Luci e ombre della Direttiva europea

La Direttiva pone obiettivi molto sfidanti in tema di
ristrutturazioni, ma solleva numerose perplessità:
la ristrutturazione degli edifici in Europa ha un divario di
investimento di 275 miliardi di euro ogni anno. I
cittadini sono oggi esposti a spese rilevanti per
efficientare le proprie abitazioni (sia per quanto riguarda
l’involucro che la sostituzione di impianti), rendendo l’obiettivo
emissioni zero entro il 2050 molto complesso e
oneroso
.

Sarebbe dunque auspicabile che, agli incentivi fiscali, si
affiancassero altri strumenti e soluzioni che prevedano coperture
adeguate e certe. Penso a un finanziamento a 25 anni a
tasso fisso dell’1% da parte della BCE, erogato tramite le banche
italiane
. Se questo fosse attualizzato da una norma
governativa costerebbe molto poco allo Stato, all’incirca il 15%
sull’importo. In più, se all’ipotetico finanziamento si aggiungesse
un 50% di credito d’imposta gestibile nei dieci anni successivi –
anche senza sconto – allora sì che arriverebbe un importante aiuto
da parte del governo. Molto probabilmente sarebbe coperto, almeno
da quanto si evince dalle relazioni degli esperti in materia, dal
gettito IVA e dalle tasse e, dunque, non diventerebbe un costo per
lo Stato. Così facendo potrebbe svilupparsi ulteriormente il
grandissimo mercato dell’edilizia che da sempre abbiamo capito
essere trainante nelle economie moderne.

Direttiva Case Green: la reazione del comparto edile

È importante che il lavoro svolto dai professionisti in questi
anni non venga sminuito o mandato in fumo. Infatti, se il
Superbonus ha lasciato un’eredità positiva, questa è sicuramente
legata alla formazione degli attori in campo e alla
crescita del settore edile
. Le nostre imprese e i nostri
professionisti, anche a seguito degli oltre 280 emendamenti che
hanno modificato la normativa nel corso di questi 4 anni, hanno
saputo adattarsi ed evolvere. Per esempio, il monitoraggio
dei progetti e della loro esecuzione sono diventati per i partner
di H&D elementi fondamentali per contrastare le frodi e
garantire trasparenza, il rispetto dei diritti dei lavoratori e la
loro sicurezza sul lavoro, a prescindere dagli incentivi
esistenti
.

La Direttiva UE mette sicuramente il comparto di fronte a una
nuova sfida, ma i professionisti sapranno mettere a frutto tutta
l’esperienza maturata in questi ultimi anni e, se supportati con
nuovi strumenti, potranno continuare il percorso di transizione
energetica intrapreso.

Impatti della Direttiva sul lavoro dei professionisti

L’impatto della Direttiva “Case Green” sul mercato immobiliare
sarà importante, anche per delle ricadute indirette dal punto di
vista finanziario. Bisogna infatti sapere che, quando una
banca concede un mutuo, quest’ultimo viene poi cartolarizzato e
rivenduto sui mercati finanziari
. Oggigiorno, un mutuo che
non ha come sottostante un bene con determinate caratteristiche ESG
sempre più difficilmente viene accettato dal mercato: ne consegue
che più bassa è la classe energetica dell’edificio da acquistare
più l’importo complessivo del mutuo sarà inferiore.

Ecco che tutto questo dovrebbe stimolare gli acquirenti in cerca
di casa a selezionare abitazioni con la classe energetica più alta
possibile o, laddove possibile, stipulare mutui per la
riqualificazione energetica delle case, lasciando ai margini gli
edifici meno a norma. Vorrei sottolineare ancora una volta come la
progettazione a monte di interventi e materiali che contemplino una
diminuzione dei consumi energetici sia, dunque, fondamentale per il
futuro dei nostri immobili e della loro relativa compravendita. Il
ruolo del professionista diventa discriminante e può fare la
differenza per il valore delle nostre case nel tempo, oltre che per
la sostenibilità ambientale in generale e vantaggi economici.



 

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