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Il Consiglio dei ministri, su proposta dei dicasteri alle Imprese e all’Ambiente, ha approvato ieri sera il decreto legge Disposizioni urgenti sulle materie prime critiche di interesse strategico, per iniziare a tradurre nella legislazione italiana il relativo regolamento europeo Crma che ha ottenuto il via libera definita lo scorso marzo.

Il testo europeo individua due elenchi di materiali (34 critici e 17 strategici) che sono cruciali per le transizioni verde e digitale, nonché per l’industria della difesa e dello spazio. La Crma stabilisce inoltre tre parametri di riferimento per il consumo annuale di materie prime critiche nell’Ue: almeno il 10% dovrà arrivare da estrazione locale; il 40% verrà lavorato nell’Ue e il 25% proverrà da materiali riciclati.

Dalle materie prime critiche passa infatti il 38% del Pil nazionale, e si stima che l’Italia possa ricavarne fino al 32% dal riciclo. Il resto dovrà dunque essere composto da materiali vergini, con nuove miniere e siti estrattivi. Del resto, anche un’ampia coalizione di associazioni ambientaliste europee sostiene la necessità di fondare la transizione ecologica continentale su una maggiore autosufficienza in termini di risorse.

E il decreto italiano? Come spiegano in una nota congiunta il ministero dell’Ambiente e quello delle Imprese, il decreto punta in  primis ad analizzare la domanda e i fabbisogni del Paese grazie ad attività di monitoraggio delle catene di approvvigionamento, ma anche a incentivare l’offerta stessa di materie prime.

Con questa finalità viene avviato un Programma nazionale di esplorazione, che dovrà essere promosso dall’Ispra entro il 24 maggio 2025 e sottoposto a riesame quinquennale; vengono semplificate le procedure autorizzative e rafforzato il Fondo nazionale del made in Italy; viene istituito un Comitato tecnico permanente per il monitoraggio delle catene di approvvigionamento, oltre che per la predisposizione di un Piano nazionale delle materie prime critiche;

Il testo prevede inoltre che spetti allo Stato il rilascio dei titoli abilitativi o autorizzatori. Il ministero dell’Ambiente è l’amministrazione competente per ogni titolo relativo all’estrazione e alle autorizzazioni al riciclo di materie prime critiche strategiche: le tempistiche per la durata della procedura non possono superare rispettivamente i 18 e 10 mesi. Al ministero delle Imprese compete invece la procedura autorizzativa relativa alla trasformazione di materie prime critiche strategiche, per una durata massima di dieci mesi.

Il provvedimento introduce infine un nuovo sistema di “royalties” per le concessioni minerarie di progetti strategici, che saranno corrisposte annualmente in favore dello Stato e della Regione interessata per progetti su terraferma.

Resta molto da lavorare, soprattutto sul fronte del riciclo. Come emerge da uno studio commissionato da Erion e presentato sempre ieri, a Firenze, nonostante gli sforzi compiuti nell’ambito dell’economia circolare «oltre l’87% del consumo di risorse nell’Unione europea dipende ancora da materie prime vergini».

Uno scenario che suggerisce la necessità di valorizzare ulteriormente il ruolo dei sistemi di responsabilità estesa del produttore (Epr), che oltre a essere uno strumento di prevenzione e gestione dei rifiuti diventeranno sempre più un vettore di approvvigionamento e ottimizzazione delle risorse.

«È quindi fondamentale ripensare il ruolo dell’Epr all’interno dell’Ue, in particolare in risposta alle urgenti richieste di materie prime critiche e all’imperativo di decarbonizzare l’economia in un quadro di coerenza con gli obiettivi di sviluppo sostenibile», dichiara il dg di Erion compliance organization, Danilo Bonato.

Secondo lo studio, per raggiungere l’obiettivo della neutralità climatica entro il 2050 sarà necessario, in primo luogo, promuovere un mercato unico per il recupero delle materie prime critiche e garantire efficienza del riciclo su scala europea, assicurando l’approvvigionamento ai principali siti di produzione.

Tanto più che in Europa «i materiali riciclati rappresentano solo l’8,6% dei materiali in ingresso e la quota di rigenerazione di prodotti rispetto alla nuova produzione è ferma all’1,9%», rileva lo studio.

«Incoraggiare le aziende a fare leva sull’ecodesign e utilizzare materiali riciclati nei loro nuovi prodotti è essenziale per supportare la chiusura dei cicli e ridurre la dipendenza da nuove risorse naturali – conclude Bonato – La promozione di modelli di business innovativi, come il product as a service può orientare positivamente il comportamento del consumatore e spostare l’attenzione economica dalla proprietà all’utilizzo promuovendo la sostenibilità in un mercato in forte evoluzione».

Pubblichiamo di seguito la sintesi del decreto riportata dal Consiglio dei ministri:

Disposizioni urgenti sulle materie prime critiche di interesse strategico (decreto-legge)

Il Consiglio dei ministri, su proposta del Presidente Giorgia Meloni, del Ministro delle imprese e del Made in Italy Adolfo Urso e del Ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin, ha approvato un decreto-legge che introduce disposizioni urgenti sulle materie prime critiche di interesse strategico.

Il testo intende adeguare l’ordinamento nazionale alle disposizioni del regolamento (UE) 2024/1252 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell’11 aprile 2024, che istituisce un quadro atto a garantire un approvvigionamento sicuro e sostenibile di materie prime critiche.

A tal fine, si pone in essere un sistema di governo, rafforzando le relative catene di approvvigionamento e favorendo lo sviluppo di progetti strategici grazie a procedure di autorizzazione semplificate.

Il decreto prevede, tra l’altro, le misure di seguito indicate.

a. Governance relativa alle materie prime strategiche

Si prevede che il Comitato interministeriale per la transizione ecologica (CITE), integrato dal Ministro della difesa e dal Ministro per la protezione civile e le politiche del mare, debba pronunciarsi sulla sussistenza di eventuali motivi ostativi all’accoglimento delle domande di riconoscimento del carattere strategico di un progetto di ricerca, estrazione, trasformazione o riciclaggio delle materie prime strategiche, da attuarsi sul territorio nazionale, presentate alla Commissione europea.

Si individuano presso i ministeri competenti tre punti unici nazionali di contatto per il rilascio delle autorizzazioni all’estrazione, al riciclaggio o alla trasformazione di materie prime critiche strategiche. Il termine massimo di rilascio di tali titoli abilitativi è di 18 mesi per l’estrazione e di 10 mesi per il riciclaggio o la trasformazione.

Si istituisce presso il Ministero delle imprese e del Made in Italy il Comitato tecnico per le materie prime critiche e strategiche, con i seguenti compiti:

  • monitoraggio economico, tecnico e strategico delle catene di approvvigionamento di materie prime critiche e strategiche e delle esigenze di approvvigionamento delle aziende;
  • coordinamento e monitoraggio del livello delle eventuali scorte disponibili per ciascuna materia prima strategica a livello aggregato, e del relativo livello di sicurezza.

Il Comitato tecnico predispone e sottopone, ogni tre anni, all’approvazione del CITE, integrato dal Ministero della Difesa e dal Ministro per la protezione civile e le politiche del mare, un Piano Nazionale delle materie prime critiche, in cui sono indicate, in modo organico, le azioni da intraprendere e le fonti di finanziamento disponibili, nonché gli obiettivi attesi.

Si affida all’ISPRA – Servizio Geologico d’Italia, sulla base di una convenzione stipulata con i ministeri competenti, il compito di elaborare il Programma nazionale di esplorazione nel quale sono riportati:

  • la mappatura dei minerali;
  • le campagne geotermiche;
  • le indagini geognostiche;
  • l’elaborazione dei dati acquisiti mediante esplorazione generale.

b. Misure di accelerazione e semplificazione della ricerca di materie prime critiche

Il punto di contatto istituito presso il Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica riceverà le comunicazioni del permesso di ricerca delle materie prime strategiche che non eccedano i due anni. Il punto unico di contatto provvede a darne Comunicazione al Comitato tecnico per le materie prime critiche strategiche. L’attività di ricerca può essere iniziata dopo 30 giorni dalla comunicazione.

Si attribuiscono all’ISPRA e alla Sovrintendenza territorialmente competente le funzioni di vigilanza e controllo sui progetti di ricerca strategici e sul rispetto dei requisiti previsti, nonché il potere di disporre (dandone comunicazione ai ministeri competenti) l’interruzione del permesso di ricerca in caso di accertamento di irregolarità nell’effettuazione delle ricerche.

c. Istituzione di aliquote di produzione in materia di giacimenti minerari

I titolari delle concessioni minerarie aventi ad oggetto i progetti strategici che prevedono la trasformazione di materie prime critiche dovranno corrispondere annualmente il valore di un’aliquota del prodotto (pari ad una percentuale compresa tra il 5 e il 7 per cento) in favore dello Stato per i progetti a mare o in favore dello Stato e della regione nella quale insista il giacimento per i progetti su terraferma. Le somme versate in favore dello Stato confluiscono nel Fondo nazionale del made in Italy e sono destinate a sostenere investimenti nella filiera delle materie prime critiche strategiche per la Nazione.

d. Recupero di risorse minerarie dai rifiuti estrattivi

Si introduce il “Piano di recupero di materie prime dai rifiuti di estrazione storici”, prevedendo, tra l’altro, che:

  • l’estrazione di sostanze minerali nelle strutture di deposito di rifiuti estrattivi, chiuse o abbandonate, per le quali non è più vigente il titolo minerario, possa essere concessa solo a seguito dell’elaborazione, da parte dell’aspirante concessionario, di uno specifico “Piano di recupero” che dimostri la sostenibilità economica ed ambientale dell’intero ciclo di vita;
  • nei siti contaminati già oggetto di procedimento di bonifica, il Piano debba essere valutato in coerenza con il progetto di bonifica;
  • in relazione alle strutture di deposito censite come potenzialmente contaminate, il Piano debba indicare gli interventi necessari a contenere l’eventuale diffusione di sostanze inquinanti.

e. Accelerazione dei giudizi in materia di progetti strategici

Si prevedono procedure semplificate e accelerate, sul modello dei giudizi amministrativi in materia di PNRR, in relazione alle controversie in materia di riconoscimento o rilascio dei titoli abilitativi previsti dal decreto per i progetti strategici relativi a materie prime critiche.

f. Registro delle aziende e delle catene del valore strategiche

Si istituisce presso il Ministero delle imprese e del Made in Italy un Registro nazionale delle aziende e delle catene del valore strategiche per fini di monitoraggio, misurazione del fabbisogno nazionale e conduzione di prove di stress.

g. Fondo nazionale del Made in Italy

Si modifica il Fondo nazionale del made in Italy, istituito nello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze, per sostenere la crescita, il sostegno, il rafforzamento e il rilancio delle filiere strategiche nazionali.

In particolare, si integra il novero delle destinazioni delle risorse del Fondo, introducendo anche estrazione e trasformazione delle materie prime critiche e valorizzazione delle infrastrutture ad esse strumentali; si prevede che le risorse del Fondo possano essere progressivamente incrementate anche con risorse provenienti da pubbliche amministrazioni; si prevede la possibilità di investimenti anche in strumenti di rischio emessi da società di capitali aventi sede legale in Italia e non operanti nel settore bancario, finanziario o assicurativo sia in asset immobiliari, anche pubblici, strumentali all’operatività delle imprese delle filiere strategiche e in strumenti di rischio emessi da società di capitali collegati a tali asset; si prevede che possano essere individuati più soggetti gestori del Fondo, fermo il limite di spesa per il pagamento delle commissioni dei predetti gestori (2.500.000 euro annui complessivi).

I fondi di investimento istituiti dalla società di gestione del risparmio costituita dal Ministero dell’economia e delle finanze potranno perseguire anche i fini propri del Fondo nazionale del made in Italy, ossia: crescita, sostegno, rafforzamento e rilancio delle filiere strategiche nazionali, anche in riferimento alle attività di estrazione e trasformazione delle materie prime critiche e di valorizzazione delle infrastrutture ad esse strumentali. Tali fondi potranno investire in asset immobiliari, anche pubblici o derivanti da concessione, strumentali all’operatività delle società delle filiere strategiche e in strumenti di rischio emessi da tali società il cui rendimento sia collegato ai predetti asset immobiliari strumentali.

 

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