Quali sono le opportunità e le criticità che incontreranno le aziende italiane nel prossimo futuro? Quali le prospettive di crescita? Quali i mercati importanti ed i settori trainanti?
Quali sono le opportunità di crescita delle imprese italiane?
A fornire una risposta a questa domanda ci ha pensato l’Ufficio Studi Allianz, che, nel corso dell’evento Allianz per le Imprese 2024, ha scattato una fotografia sulle loro opportunità di crescita future per le aziende nell’attuale contesto geopolitico contraddistinto da una sostanziale incertezza. E si è soffermato, inoltre, sull’innovazione e sulla sostenibilità, che costituiscono due driver importanti per delineare la loro strategia futura.
Ma entriamo nel dettaglio e cerchiamo di comprendere quali possano essere le strategie di crescita delle imprese.
Imprese, le prospettive di crescita
Nel corso del 2024 sono presenti notevoli variabili: le più importanti, senza dubbio, sono sul piano politico. Sono previste molte elezioni e potenziali cambiamenti di rotta. Cambiamenti che potrebbero determinare uno scenario geopolitico instabile, a fronte di una crescita economica globale che, almeno in linea teorica, dovrebbe raggiungere il 2,7% nel 2024-25 dopo aver raggiunto il 2,8% del 2023. Le economie avanzate dovrebbero registrare una crescita stabile pari ad un +1,6% nel 2024, mentre quella dei mercati emergenti si dovrebbe attestare al +4%, trascinati principalmente dall’Asia e dai Paesi dell’America Latina.
Buone notizie per il commercio globale, che sta uscendo dalla recessione, anche se i molteplici stress che hanno coinvolto le filiere produttive negli ultimi mesi sono pesanti. La ripresa, ad ogni modo, risulta essere limitata dal progressivo ritorno degli stock a dimensioni più contenute, raggiungendo il +2,8% nel 2024, quindi, lievemente al di sopra della crescita del Pil.
Le transizioni che stiamo attraversando costituiscono una grande occasione da cogliere, anche perché l’Italia ha degli indubbi ruoli di forza e ha una presenza importante nelle filiere internazionali.
“La transizione comporta una maggiore integrazione europea sul piano industriale, finanziario ed energetico – spiega Ludovic Subran, capo economista del Gruppo Allianz -. È una delle sfide cruciali che l’Italia deve affrontare, senza dimenticare che il Paese mantiene una posizione da esportatore netto con la domanda dei partner commerciali che rimane driver fondamentale per la crescita”.
Quali sono le aspettative per i prossimi mesi?
Le prospettive, almeno per il 2024, sono che le esportazioni addizionali possano ammontare a 20 miliardi di euro, in aumento, rispetto al 2023, del 20%. I cinque mercati di punta continuano a rimanere:
- Germania;
- Francia;
- Stati Uniti;
- Svizzera;
- Regno Unito.
I settori trainanti, invece, sono i seguenti:
- turismo e servizi;
- impiantistica;
- meccanica strumentale;
- agroalimentare.
Lo stretto legame commerciale rende quanto mai importante la cooperazione e l’innovazione in modo da riuscire a mantenere la competitività.
Le criticità previste
Da un punto di vista più strettamente economico, la transizione porta con sé la necessità di risolvere alcune criticità strutturali, come quelle legate al lavoro e agli investimenti.
“Le priorità degli italiani si concentrano sul sostegno all’economia e sulla creazione di posti di lavoro, rimarcando l’esigenza di adattarsi alle nuove condizioni competitive globali e di garantire un futuro prospero per il Paese – mette in evidenza l’Ufficio Studi Allianz -. Il graduale allentamento delle condizioni finanziarie andrà a supportare la ripresa dei consumi privati mentre i fondi del Next Generation EU spingeranno gli investimenti nei prossimi trimestri. Le valutazioni a metà percorso (2021-2026) dello strumento di ripresa e resilienza, Next Generation EU, mostrano che l’Italia è tra i Paesi che hanno raggiunto il maggior numero di obiettivi necessari per ricevere i fondi. L’Italia è il primo beneficiario di fondi in termini assoluti: ha già ricevuto il 52% dei 195 miliardi di euro allocati. Nonostante i progressi, permangono i timori di potenziali ritardi e di un uso inefficiente delle risorse. A fine 2023, gli investimenti nel settore delle costruzioni sono cresciuti del 45%, rispetto alla fine del 2019, spinti soprattutto dal Super Bonus per l’efficientamento energetico del parco abitativo italiano. Se, da un lato, quest’ultima misura ha creato una forte spinta all’economia, dall’altro ha avuto un impatto significativo sui conti pubblici del Paese, portando il deficit al 7,4% del Pil (ben al di sopra delle stime iniziali e della soglia del 3% fissata dalla Commissione Europea), senza raggiungere livelli comparabili in termini di crescita economica”.
Nelle transizioni che stiamo attraversando un ruolo cruciale può essere giocato dall’utilizzo sostenibile del risparmio. A fine 2022 il tasso di risparmio era sceso ai minimi storici del 7,3% del reddito disponibile, molto al di sotto della media storica del 12,7%, per compensare la perdita del potere d’acquisto.
Il recupero all’8,9% a fine 2023 è dovuto in parte al miglioramento, seppur solo graduale, dei redditi reali delle famiglie e al calo dell’inflazione. Nei due anni della pandemia, in tutti i Paesi UE, l’accumulo di liquidità è stato decisamente superiore alla media.
NdR. Italia: le prospettive di crescita del PIL
Pierpaolo Molinengo
Sabato 8 giugno 2024
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