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Per le imprese, anche nel nostro Paese, sono previsti incentivi per promuovere la certificazione della parità di genere alle imprese. Il 15 ottobre è il termine ultimo per i datori di lavoro privati in possesso della certificazione di parità di genere per presentare la domanda di esonero contributivo.

La misura prevede un esonero sui contributi previdenziali dovuti, con un tetto massimo. Questa misura rappresenta un incentivo significativo per le imprese che si impegnano attivamente nel promuovere la parità di genere sul posto di lavoro, garantendo benefici concreti sia a livello economico che sociale. Vediamo nel dettaglio come funziona e chi può richiedere il bonus.

Cos’è l’esonero contributi per la parità di genere

La misura, introdotta dall’art. 5 della legge n. 162 del 2021, prevede un esonero dal versamento pari all’1% sui contributi previdenziali dovuti, con un limite massimo di 50mila euro annui per beneficiario, a favore dei datori di lavoro privati che siano in possesso della certificazione della parità di genere, il cosiddetto Codice delle pari opportunità tra uomo e donna.

La finalità del Sistema di certificazione della parità di genere alle imprese è quella di favorire l’adozione di politiche per la parità di genere e per l’empowerment femminile a livello aziendale, e quindi di migliorare la possibilità per le donne di accedere al mercato del lavoro, ma anche di fare carriera e conciliare serenamente vita privata e lavoro. Il tema peraltro è stato ripreso proprio in questi giorni, tra gli altri, al G7 dell’Agricoltura di Siracusa.

I requisiti

L’Inps, con il messaggio n. 2844 del 13 agosto 2024, ha ribadito l’importanza della misura, tanto più in un Paese come il nostro dove il gender gap è strutturalmente e storicamente parte del sistema lavoro, e ha specificato i requisiti per accedere al beneficio.

Tra questi, è fondamentale che la domanda riporti correttamente la retribuzione media mensile globale, e non quella del singolo lavoratore, calcolata come la media di tutte le retribuzioni corrisposte nel periodo di validità della certificazione, anziché quella di ogni singolo lavoratore.

La retribuzione media mensile globale si riferisce a tutte le retribuzioni corrisposte o da corrispondere da parte del datore di lavoro interessato a beneficiare dell’esonero, e non alla retribuzione media dei singoli lavoratori. la stessa si riferisce all’ammontare delle retribuzioni erogate o da erogare per la totalità dei lavoratori in carico all’azienda. Ad esempio, nelle ipotesi in cui il datore di lavoro abbia una forza in azienda pari a 100 lavoratori, la retribuzione media mensile globale da considerare è quella erogata o da erogare per la totalità dei 100 lavoratori e non quella media del singolo lavoratore.

Tuttavia, nonostante i chiarimenti forniti dall’Inps, spesso accade che i datori di lavoro inseriscano una retribuzione media mensile globale non coerente, in quanto inferiore a quella effettiva. L’Istituto ha chiarito che ancora una volta che il riconoscimento del beneficio è strettamente correlato a quanto indicato dal datore di lavoro in fase di richiesta della misura agevolata, quindi se manca o è sbagliata questa informazione sono problemi per la lavoratrice.

Altro requisito: la certificazione di parità deve essere poi conforme alla prassi UNI/PdR 125:2022 e rilasciata da organismi accreditati, con i marchi UNI e dell’ente di accreditamento chiaramente riportati. Dunque sono valide solo le certificazioni rilasciate da questi organismi di certificazione, che riportino il marchio UNI e quello dell’ente di accreditamento.

Ricordiamo che la certificazione avviene su base volontaria e su richiesta dell’impresa. Al rilascio della certificazione provvedono appunto gli organismi di certificazione accreditati che operano sulla base della prassi UNI/PdR 125:2022.

Come fare domanda

Per accedere al bonus, i datori di lavoro del settore privato devono utilizzare lo specifico modulo online “PAR_GEN”, disponibile all’interno del Portale delle Agevolazioni (ex DiResCo).

I datori di lavoro che hanno già ottenuto l’accoglimento della domanda nel 2022 non devono ripresentare la richiesta, perché il beneficio si estende automaticamente per l’intera durata della certificazione, e cioè per 36 mesi.

Cosa fare in caso di errori nella compilazione della domanda

È possibile correggere eventuali errori nella compilazione della domanda, come quelli relativi alla retribuzione media mensile globale. I datori devono prima rinunciare formalmente alla precedente domanda, e poi rettificare i dati inseriti inserendo una nuova domanda online.

La rinuncia e il successivo invio di una nuova richiesta devono essere effettuate, su indicazione del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, entro il termine perentorio del 15 ottobre 2024. Dopo questa data, le domande in stato “trasmessa” saranno elaborate sulla base delle informazioni inserite. Se non vengono apportate rettifiche, l’esonero sarà comunque concesso, ma per un importo inferiore, calcolato in base ai dati erroneamente riportati.

Per chi ha indicato erroneamente un periodo di validità della certificazione inferiore a 36 mesi, l’Inps procederà d’ufficio alla sanatoria, garantendo l’esonero per l’intero periodo legale.

Come fare la domanda di certificazione della parità di genere

Per le aziende che non lo sapessero, Unioncamere, in collaborazione con il Dipartimento per le Pari Opportunità, promuove il progetto di certificazione della parità di genere per le piccole e medie imprese italiane, come soggetto attuatore, per la realizzazione degli obiettivi dell’intervento del Pnrr M5C1-I1.3 “Sistema di certificazione della parità di genere”.

Lo fa offrendo contributi a valere sul dispositivo Next Generation EU per ricevere assistenza tecnica e accompagnamento per ridurre il divario di genere in azienda e per ottenere la certificazione.

Il Sistema di Gestione della Parità di Genere è applicabile a tutte le categorie merceologiche di aziende e a tutte le organizzazioni pubbliche e private di ogni dimensione e settore, anche in ambito costruzioni ad esempio, che è una domanda che spesso fanno le PMI.

Chiariamo anche che il rapporto periodico sul personale femminile e maschile che le imprese sono tenute a fornire, il cosiddetto Codice pari opportunità, non dà automaticamente origine alla certificazione della parità di genere. Come detto prima, la certificazione è rilasciata da organismi di certificazione accreditati al rilascio della certificazione in conformità alla Prassi UNI/PdR 125:2022 ed è richiesta su base volontaria dalle imprese.



 

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