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Una serie di ricerche recenti ha come fattore comune la nuova dipendenza operativa del sistema dai fattori Esg. Sale la credibilità delle aziende e dei dati di sostenibilità. Gli investitori accolgono al volo. Le banche rimodulano i crediti

E improvvisamente il modello Esg diventa qualcosa di dannatamente reale. Una serie di analisi, indipendenti tra loro, presentate nei giorni scorsi, convergono in modo decisamente sorprendente su qualcosa che assomiglia al primo “balzo temporale” dell’orologio environmental, social e governance. Dopo un lunghissimo inverno in cui le informazioni Esg (la loro veridicità, affidabilità, verificabilità) rappresentavano il ghiacciolo conficcato nel cuore del sistema, in un lasso di tempo quasi istantaneo le cose sembrano essere cambiate: i dati Esg cominciano a entrare nel sistema in modo accelerato e con effetti dirompenti. Le aziende schivano ogni rischio politico, di greenwashing o greenhushig, e accelerano la produzione di impegni climatici molto più specifici e credibili. Gli investitori, da un anno all’altro, scoprono di poter credere agli indicatori sulle aziende e si tuffano fiduciosi in questa nuova marea di dati. Infine, le banche, nel giro di pochi mesi, rivelano di essere riuscite a prezzare queste informazioni, rimodulando le proprie offerte di finanziamento in modo da premiare le pmi più virtuose sugli Esg.

LE AZIENDE

Il primo segnale forte, dunque, arriva da chi genera le informazioni Esg. Una ricerca di Climate Impact Partners ha messo in luce un aumento degli impegni Net Zero da parte delle società Fortune Global 500: il 45% delle aziende nel campione prevede di raggiungere il Net Zero entro il 2050, rispetto al 39% dell’anno scorso e all’8% del 2020. Oltre agli impegni, la cosa significativa rilevata dalla ricerca è la coerenza tra annunci e iniziative aziendali: chi promette di raggiungere un obiettivo Net Zero sembra davvero committed con ogni strumento possibile, inclusi i carbon credit (che non sembrano giocare più il ruolo di scorciatoia di comunicazione).

GLI INVESTITORI

Questa professione di onestà sul fronte aziendale, si riflette in un impressionante cambio di percezione da parte degli investitori. La ricerca sviluppata Ftse Russell che ha coinvolto 303 asset owner in 15 Paesi rivela che solo il 22% degli asset owner intervistati ha detto di considerare la disponibilità e le stime dei dati come un ostacolo a «una maggiore adozione di investimenti sostenibili in tutte le classi di asset», contro il 50% registrato nel 2023 e nel 2022. Il problema dei dati è stato l’ostacolo più citato agli investimenti sostenibili ogni anno dal 2021, ma quest’anno è sceso al sesto posto. Una manifestazione di fiducia imbarazzante. E che fa il paio con un altro dato che evidenzia il balzo di consapevolezza: non fa più paura nemmeno l’eterogeneità dei dati e delle valutazioni, a lungo vero incubo del sistema. In termini di barriere agli investimenti, la mancanza di standardizzazione è stato indicato come ottavo fattore problematico, con il 20% degli investitori che l’ha indicato come ostacolo.

Significa non solo che il sistema convive con la molteplicità dei dati. Ma anche che ha iniziato ad apprezzarne le molteplici sfumature, fonte di ricchezza informativa per chi le sa interpretare.

LE BANCHE

Una prova di queste nuove capacità di interpretazione arriva dal mondo bancario. Secondo il secondo ESG Outlook di Crif, le pmi con un elevato livello di adeguatezza Esg hanno beneficiato, nel secondo semestre 2023, di un tasso di erogazione dell’11% più alto rispetto alla media, confermando la rilevanza dei fattori Esg non solo nella valutazione del rischio di credito, ma anche nella propensione delle banche a concedere finanziamenti (un approfondimento sul tema è previsto oggi alle ore 12.00).

ALTRO CHE RETROMARCIA

Insomma, il modello economico-finanziaria sembra davvero aver passato il guado della comprensione Esg. Le aziende fanno sul serio negli impegni e nei dati che li riflettono. Gli investitori riconoscono nei dati Esg un patrimonio informativo, in grado di creare valore quanto più differenziato si presenta. E i soggetti bancari hanno tradotto la qualità Esg in un fattore di merito creditizio.

Ci sarà anche una retromarcia Esg nelle parole (di qualcuno). Ma nei fatti, questa è già la nuova realtà.

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