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Delle 10 aziende del territorio selezionate tra le 4.000 autocandidate alla quinta edizione del “Imprese vincenti” di Intesa Sanpaolo, due sono del Pescarese. All’evento che si è svolto oggi a Roma, la nona delle 15 tappe previste dal programma, sono state celebrate la C.s emergenza di Manoppello e Pomilio Blumm di Pescara.

C.s emergenza di Manoppello è un’azienda fondata nel 1983 inizialmente produceva abiti da lavoro. Nel tempo si è specializzata nella produzione di abbigliamento tecnico e DPI, per l’emergenza sanitaria (118 – Croce Rossa Italiana…), la Protezione Civile e Antincendio. La missione è quella di progettare e creare/sviluppare dispositivi di protezione individuale che soddisfino le esigenze di comfort e protezione di tutti coloro che operano in condizione di esposizione a rischi professionali elevati, aggiornando costantemente i requisiti tecnici imposti dalle norme europee in materia di prevenzione e sicurezza.

Pomilio Blumm è un’impresa famosa nell’ambito della comunicazione pubblica su scala internazionale. Nel 2024 è risultata leader della crescita per il Financial Times ed il Sole 24 Ore nel proprio settore. Opera sia in Italia che a livello europeo.

A queste, tra le abruzzesi, si aggiungono Comec Innovative di Chieti, Xenia spa di Guardiagrele e Las mobili di Tortoreto.

“Imprese Vincenti”, il programma del primo gruppo bancario italiano dedicato alla valorizzazione delle piccole e medie imprese che rappresentano un esempio di eccellenza imprenditoriale e del Made in Italy.

La quinta edizione di “Imprese Vincenti”. Le 150 Imprese Vincenti dell’edizione 2024 sono state selezionate per aver attivato progetti o raggiunto risultati significativi in valore economico e impatto sociale, innovazione e ricerca, transizione digitale ed ecologica, export e internazionalizzazione, passaggio generazionale e consolidamento dimensionale, formazione e welfare.

Più in generale, sono l’adozione di criteri Esg, i progetti di crescita, l’impatto sulle comunità e sui territori in cui operano contribuendo a creare valore per l’economia del territorio, occupazione e benessere delle persone le direttrici da cui emergono le Imprese Vincenti di Intesa Sanpaolo. A tali Pmi la banca fornirà insieme ai partner del progetto gli strumenti per crescere, anche all’estero, in sostenibilità, innovazione, transizione digitale e finanza straordinaria.

Dall’inizio del programma si sono autocandidate in cinque edizioni circa 14.000 imprese, di cui 4.000 solo per la quinta edizione. Imprese che complessivamente contano 150.000 dipendenti e registrano circa 35 miliardi di fatturato.

Tra i parametri di selezione delle 150 imprese che saranno rivelate vincenti durante i 15 appuntamenti in tutta Italia, Intesa Sanpaolo pone al centro, nell’edizione 2024, le azioni indirizzate verso i filoni progettuali del Pnrr e di Transizione 5.0. Delle 15 tappe una sarà dedicata all’agribusiness, una alle imprese sociali e terzo settore, una alle imprese estere che operano nelle geografie della Divisione International Subsidiary Banks di Intesa Sanpaolo. Un evento conclusivo riunirà le 150 Imprese Vincenti in un momento di confronto sui fattori di successo dell’imprenditoria italiana.

Roberto Gabrielli, direttore regionale Lazio e Abruzzo di Intesa Sanpaolo: “Le aziende protagoniste oggi qui a Roma sono l’esempio dell’eccellenza imprenditoriale del Paese. La tappa odierna è dedicata alle aziende laziali e abruzzesi che hanno saputo cogliere nuovi stimoli e avviato percorsi in logica Esg, elementi distintivi e coerenti con una nuova vocazione che genera sviluppo economico e sociale. L’attenzione alle persone, da sempre tra le priorità di Intesa Sanpaolo, è un concetto ampio, che va dall’utilizzo delle nuove modalità di lavoro al miglioramento dei parametri Esg, valori fondamentali per crescere in termini di competitività.”.

Lazio e Abruzzo

Negli ultimi anni l’economia italiana ha mostrato un’evoluzione migliore rispetto alla crescita media dell’area dell’euro. Una spinta importante è venuta dagli ottimi risultati ottenuti sui mercati internazionali, dove si sono distinte le PMI italiane che realizzano più della metà del nostro export. Nel 2023 i valori esportati dai territori della direzione regionale Lazio e Abruzzo si sono assestati a quota 39,2 miliardi di euro, il 40% in più rispetto al 2016 (+48,3% il Lazio, +23,3% l’Abruzzo). Un elevato contributo viene dal Lazio (oltre 29 miliardi di euro di export) dove il primo settore per vendite all’estero è la farmaceutica, seguito da chimica, metallurgia, aerospazio, agroalimentare e sistema moda. Nel 2023 le esportazioni dell’Abruzzo hanno superato i 10 miliardi di euro, con un peso importante del settore automotive, seguito da farmaceutica, agro-alimentare, meccanica e sistema moda.

Nel primo semestre del 2024 le esportazioni delle due regioni hanno mostrato un buon tasso di crescita rispetto allo stesso periodo del 2023 (+6,7% il Lazio, +2,1% Abruzzo) in controtendenza rispetto alla media italiana (-1,1% tendenziale); in particolare, per il Lazio il maggior contributo è venuto dal settore farmaceutico (+24,1% rispetto ai primi sei mesi del 2023), seguito da elettronica (+20,5%) e agro-alimentare (13,4%), che compensano i cali di aerospazio (-40,8%), metallurgia (-39,5%) e sistema moda (-10,7%). Per l’Abruzzo, le ottime performance della farmaceutica (+43,5%) e del sistema moda (+19,1%) si contrappongono ai cali dell’automotive (-6,5%) e della gomma e plastica (-23%).

Alla buona dinamica dell’economia italiana ha contribuito anche la forte ripresa degli investimenti che tra il 2016 e il 2023 hanno registrato un aumento pari al 35,7% a prezzi costanti in Italia (+39,2% per il Lazio, +28,4% per l’Abruzzo). Abbiamo fatto decisamente meglio rispetto ai nostri principali competitor: la Francia ha messo a segno un progresso del 19,2%, la Spagna ha mostrato una crescita del 14,3%, mentre la Germania si è fermata al +4,5%.

Si tratta di un cambio di passo significativo rispetto al recente passato: basti pensare che tra il 2008 e il 2016 i nostri investimenti si erano ridotti del 22,4% (-11,6% per il Lazio, -20,5% per l’Abruzzo), mentre quelli tedeschi erano saliti del 9,9%. Industria 4.0 (dal 2017) e Superbonus (dal 2021) spiegano questa performance, sintesi del balzo delle costruzioni (+47,1% nel periodo 2016-2023), ma anche della dinamica degli investimenti italiani in macchinari, mezzi di trasporto e ICT (+29,3%) e in beni immateriali (R&S e software; +20,2%).

Dopo il rallentamento osservato tra il 2023 e il 2024, il prossimo anno ci aspettiamo una ripresa dell’economia italiana che potrà contare sul contributo dei consumi e degli investimenti. In questa direzione spingono il rientro dell’inflazione, la riduzione dei tassi di interesse e la realizzazione degli investimenti del pnrr. L’80% della spesa effettiva del pnrr si concentrerà nel triennio 2024-2026, con potenziali ricadute molto positive sul rilancio delle infrastrutture e sulle transizioni digitale e green e, in ultima analisi, sull’aumento del tasso di crescita potenziale del pil.

Dal canto loro, le imprese manifatturiere hanno le risorse per continuare a investire in tecnologia e in transizione green. Negli ultimi anni si è rafforzata la struttura patrimoniale: tra le imprese manifatturiere dei territori della direzione regionale il patrimonio netto in percentuale del passivo si colloca al 29% in Abruzzo e al 25% nel Lazio, valori più elevati rispetto a quelli osservati a inizio anni Duemila, anche se inferiori alla media italiana.

Inoltre, nel post-pandemia le disponibilità liquide nell’attivo, cuscinetto contro i rischi e risorse per investire, sono aumentate notevolmente: nel Lazio si attestano al 9%, in Abruzzo all’8%.

I ritorni degli investimenti in sostenibilità e in tecnologia sono rilevanti. Tra le imprese manifatturiere di Lazio e Abruzzo a più elevata marginalità unitaria (quelle cioè posizionate nel miglior 25% per EBITDA margine sia nel 2019 sia nel 2022) la quota di aziende che utilizza impianti di autoproduzione di energia è più alta e pari al 16,4%; nel resto del tessuto produttivo ci si ferma al 9,6%. Il divario è rilevante per tutte le dimensioni aziendali. Conferme dell’importanza delle leve immateriali emergono anche osservando le performance delle imprese con brevetti o certificazioni.

Secondo i dati dell’ultimo censimento permanente Istat, sono ampi i margini di miglioramento per il nostro tessuto economico: basti pensare che nel biennio 2021-2022 solo il 5,7% delle imprese italiane con almeno 3 addetti ha utilizzato fonti energetiche rinnovabili (FER; questa percentuale è pari al 4,2% nel Centro). Questi risultati scontano soprattutto la bassa diffusione di impianti di autoproduzione tra le imprese più piccole: nelle aziende con 3-9 addetti l’utilizzo delle FER si ferma al 4%; la percentuale sale, ma resta comunque sotto il 50%, tra le imprese con almeno 250 addetti, dove si arriva al 33,6% nel totale economia.

Le sfide tecnologica e green che le imprese hanno di fronte possono essere affrontate solo con capitale umano qualificato: va pertanto risolto il mismatch tra domanda e offerta di lavoro. Ad agosto la quota di posizioni ricercate di difficile reperimento era superiore al 40% nel Lazio e addirittura oltre il 50% in Abruzzo; al contempo, ancora molti giovani conoscono poco le opportunità lavorative offerte dalle eccellenze imprenditoriali del territorio ed emigrano all’estero o in altri territori in cerca di lavori remunerativi e carriera. Secondo i dati del Consorzio Almalaurea, a 5 anni dal conseguimento del titolo, il 41,2% dei laureati in Abruzzo lavora all’estero o al Centro-Nord; nel Lazio invece il 28% dei laureati è impiegato all’estero oppure nelle ripartizioni del Nord o del Mezzogiorno. Formazione e welfare sono elementi distintivi che possono trattenere e attrarre lavoratori qualificati.

 

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