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VITERBO – Riceviamo e pubblichiamo: “Ora che i nodi vengono al pettine, proprio quei Sindaci che si sono genuflessi alla volontà della Talete, eseguendo ogni ordine impartito, si trovano oggi paradossalmente messi da Talete stessa sul banco degli imputati. Accusati di non aver effettuato i dovuti investimenti sulle infrastrutture, nonostante abbiano ceduto gratuitamente il servizio e, come afferma per esempio la Sindaca di Montalto di Castro, dopo aver investito e realizzato opere importanti per il proprio territorio.
Da una parte maltrattati dalla Società a cui hanno dato fiducia e dall’altra senza strumenti per dare risposte ai cittadini.
Come si suol dire: chi è causa del suo mal pianga se stesso (anche se alla fine sono sempre i cittadini a piangere); d’altra parte era facile prevedere le conseguenze della cessione del servizio idrico dai Comuni a Talete spa, il Gestore Unico della provincia di Viterbo, che non ha conoscenza capillare del territorio e non è in grado di intervenire per le ragioni che ben conosciamo e che abbiamo molte volte denunciato.
C’è infatti anche tra i Sindaci chi riconosce la realtà dei fatti. Basti leggere i post su Facebook del Sindaco di Bagnoregio e del Sindaco di Farnese, che, a conclusione dei loro interventi, invitano ad una riflessione: “…..nessuno potrà mai gestire questa tematica con l’attenzione e la velocità con cui lo fanno le amministrazioni con dipendenti propri “ e “….non sarà il caso di rivedere la norma?”.
Questo è un invito che vogliamo estendere ancora una volta a tutti i Sindaci prima che sia troppo tardi, prima che le quote di proprietà dei Comuni vengano cedute al privato di turno, che non è un benefattore, come ci vogliono far credere, e questo è facilmente dimostrabile guardando tutte le realtà simili alla nostra che già lo hanno sperimentato. Frosinone docet: 73% di perdite nella rete idrica e bollette più care d’Italia. I tempi ci sono e si può fare un passo indietro a cominciare dal mettere in discussione la delibera sulla cessione delle quote, sulla quale, peraltro, solo pochi Sindaci si sono espressi favorevolmente.
La maggioranza non lo ha fatto ancora: che cosa farà? I Sindaci se la sentono di cedere la quota azionaria del proprio Comune a Talete Spa?
Vogliamo sollevare alcuni dubbi e spunti di riflessione rivolti alle parti in causa al fine di evitare il peggio.
AI SINDACI DEI COMUNI CHE ANCORA NON HANNO ANCORA CEDUTO LA GESTIONE A TALETE.
La “Convenzione di Cooperazione” con la quale i Comuni hanno deciso di “affidare la gestione del Servizio Idrico Integrato” alla Società Talete S.p.a., e sulla base della quale il Consiglio di Stato vi ha obbligati ad entrare in Talete, oggi non è più la stessa.
Citando una sentenza del Tar del Lazio in merito ad un ricorso dei Comuni contro Talete Spa: “l’affidamento del servizio che viene in rilievo non implica una deresponsabilizzazione degli enti soci in favore dei quali detto servizio viene espletato essendo la società in house comunque espressione delle stesse amministrazioni socie, pur con la connotazione ibrida che contraddistingue tale modello alla luce della disciplina recata nel sopra indicato testo unico sulle partecipate pubbliche delle stesse amministrazioni (sul piano funzionale longa manus della pubblica amministrazione mentre sotto il profilo tipologico società di natura privata dotate di una loro autonoma soggettività giuridica).”.
Oggi invece la situazione non è più questa. La Convenzione e così anche lo Statuto sono stati modificati nel 2022 per permettere l’ingresso del socio privato. Di fatto la longa manus della pubblica amministrazione verrà a mancare. Praticamente state entrando in un’altra tipologia di società. La gestione era privata (Talete Spa) ma la proprietà interamente pubblica. Ora sia la gestione che la proprietà (il 40% delle quote rispetto all’appena 20,78 di Viterbo, oggi maggior azionista), diventeranno private.
Da qui nasce il nostro dubbio. Siamo/siete sicuri che la sentenza con la quale vi si obbliga ad entrare in Talete Spa, alla luce della modifica della Convenzione tra comuni e Statuto sia ancora applicabile?
AI SINDACI DEI COMUNI CHE HANNO GIÀ CEDUTO LA GESTIONE IDRICA A TALETE SPA
Sindaci, è stato già deciso come verrà creato il 40% di quote azionarie da destinare e vendere al socio privato? Ne avete discusso? Vi hanno informati? Si toglieranno in modo proporzionale dalle quote possedute da ogni Comune socio? I Comuni ancora fuori da Talete rientrano nel calcolo?
Ci chiediamo questo perché di fatto ognuno di voi è titolare delle rispettive quote, che di fatto sono di noi cittadini. Opponetevi a questa gestione assurda della risorsa idrica. Minacciate di non cedere neanche un millesimo delle vostre quote. Questa potrebbe essere una leva poderosa per farvi ascoltare.
INFINE CI RIVOLGIAMO AI CITTADINI, ALLA COLLETTIVITÀ
Il Comitato “Non ce la beviamo” da anni cerca di difendere l’acqua. E non lo abbiamo fatto per prese di posizione o per questioni politiche. Lo abbiamo fatto perché l’acqua è una risorsa vitale, strategica. È un diritto. Avevamo preannunciato quello che sta accedendo oggi. Molti di voi, solo ora che non vedono sgorgare l’acqua dai rubinetti di casa, se ne sono accorti. E oggi siamo qui a dire che le cose non miglioreranno, anzi potranno solo peggiorare. Uniamo le nostre forze, facciamo sentire la nostra voce. Non lasciamo che il privato faccia utili su un bene della collettività.
All’emergenza idrica di questa provincia occorre dare risposte concrete: non si possono lasciare i rubinetti a secco e pretendere bollette talmente salate che mettono in ginocchio intere famiglie. [Ricordiamo sommessamente, a margine di questa crisi, che nei cassetti della Regione Lazio, giace silente, pur approvata all’unanimità il 4 aprile del 2014, la Legge 5 che tra l’altro recita “La disponibilità e l’accesso individuale e collettivo all’acqua potabile, in attuazione dei principi costituzionali, sono garantiti in quanto diritti inalienabili e inviolabili della persona”. Un importante articolo di questa legge si occupa proprio dell’equilibrio idrogeologico.]
Non si può andare avanti a colpi di ordinanze e di divieti, scaricando le responsabilità sull’uso coscienzioso della risorsa da parte dei cittadini.
Il gioco dello scaricabarile è finito.
Quali progetti sono in atto per il risanamento delle perdite nelle reti? Di quali tratti di rete parliamo? Quali sono i tempi? I fondi PNRR sono arrivati? Quanti? Su quale missione e componente? Come funziona l’erogazione? In anticipo oppure per tranche sulla base della rendicontazione dei lavori effettuati? Questo aspetto non è trascurabile: potrebbe significare che Talete deve anticipare i fondi, iniziare i lavori e rendicontare quanto fatto, per poi essere risarcita dal PNRR. Quali fondi sta utilizzando, se non ha accesso al credito? C’è il rischio di perdere parte del finanziamento autorizzato?
I quesiti che ci siamo posti sono veramente tanti. Perché non è stato effettuato il monitoraggio delle falde?
Esiste un censimento aggiornato dei pozzi? Esiste un controllo sui prelievi abusivi?
Dove sono finiti i fondi regionali annunciati per il risanamento delle reti idriche e per la dearsenificazione dell’acqua?
Sindaci, se neanche voi avete una risposta a queste domande, cominciate a chiedere lumi alla società che gestisce il nostro servizio idrico e di cui ancora siete proprietari.
Il 29 agosto ci sarà la riunione dei Sindaci dell’ATO, vorremmo cominciare a discutere di questo e ci auguriamo che non sia l’ennesima riunione a porte chiuse ma che si volti pagina e si riconosca che sull’acqua, bene essenziale alla vita, sono protagonisti i cittadini”

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