Le banche non fanno abbastanza per ridurre le emissioni e sostenere la transizione green. E continuano a finanziare i fossili nonché settori altamente inquinanti come automotive, aviazione, cemento, acciaio e immobiliare. Lo sostiene un report da poco pubblicato dal World Reference Institute
Il World Resources Institute, con sedi in cinque continenti, produce studi, ricerche e proposte per favorire la transizione. L’ultimo lavoro pubblicato riguarda il comportamento del settore bancario – al di là dei proclami – per favorire, se non accelerare la transizione.
L’ultimo report prodotto boccia le banche senza appello: “Nonostante il numero di banche con impegni net zero sia aumentato – si legge nell’introduzione – un esame più attento rivela che non sono sulla buona strada per raggiungere i propri obiettivi“.
“Le banche sono nettamente fuori strada per raggiungere gli obiettivi per net zero”
WRI ha creato un tracker online per analizzare come un campione di 25 banche non solo siano “fuori strada per raggiungere gli obiettivi di zero netto, ma molti dei loro impegni sono meno ambiziosi di quanto sembrino a prima vista“.
Ma perché il ruolo delle banche è fondamentale nella transizione, visto che non si può di certo accusare il mondo del credito di produrre direttamente emissioni inquinanti?
Anche qui la risposta arriva dal report del WRI: “Esercitano il potere di finanziamento. Dando priorità ai prestiti verso soluzioni climatiche ed eliminando gradualmente i finanziamenti dannosi, come quelli per l’espansione dei combustibili fossili e le aziende che guidano la deforestazione, le banche possono svolgere un ruolo fondamentale nella riduzione delle emissioni in quasi tutti i settori dell’economia“.
Ma entrando ancora più nel dettaglio, il compito delle banche è quanto mai centrale. “Possono aiutare le aziende ad accedere ai mercati dei capitali e raccogliendoli da investitori sempre più interessati sulla sostenibilità“.
Finanziano ancora l’economia sporca
Non solo. “Le grandi banche commerciali hanno relazioni con aziende di tutti i settori, consentendo loro di influenzare i clienti di intere catene del valore per allinearsi allo zero netto” in modo che “cambino i loro modelli di business e ridurranno le emissioni di carbonio“.
Nonostante gli impegni, la maggior parte degli istituti di credito continua a finanziare società che hanno a che fare con “petrolio, gas ed energia, e alcune banche leader includono altri settori ad alta intensità di carbonio come automotive, aviazione, cemento, acciaio e immobiliare. La maggior parte delle banche non ha ancora fissato obiettivi per la maggior parte di questi settori difficili da decarbonizzare“.
Non lo fanno e non ne hanno intenzione: “Abbiamo scoperto – si legge ancora nel report – che, per la maggior parte dei settori, le banche in media non hanno allineato i loro sforzi di riduzione delle emissioni ai percorsi di 1,5 gradi C e non prevedono di farlo entro il 2030“.
Le banche non prevedono percorsi di riduzione delle emissioni al 2030
Ma non solo non si pongono in modo convincente dalla parte della transizione quando hanno a che fare con i loro clienti, ma nemmeno forniscono abbastanza fondi ai settore della transizione energetica.
Il World Resources Institute lo riassume così: “Nonostante i loro obiettivi da prima pagina e i progressi segnalati, le banche che abbiamo analizzato hanno avuto in media un rapporto di 1,3 a 1 tra finanza verde e finanza basata sui combustibili fossili. Questa scala è ancora ben al di sotto del rapporto di 10 a 1 necessario“.
In altre parole, rimandate a settembre con un cinque scarso che assomiglia molo a un quattro.
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