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Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy ha pubblicato il Decreto Direttoriale del 6 agosto 2024. Il decreto stabilisce i termini e le modalità per la presentazione delle domande per il credito d’imposta “Transizione 5.0“. Questo strumento è volto a sostenere la transizione energetica e l’innovazione nelle imprese italiane. La piattaforma online per la gestione delle comunicazioni sarà attiva a partire dal 7 agosto 2024.

Obiettivi del Credito d’Imposta “Transizione 5.0”

Il credito d’imposta “Transizione 5.0” è una misura chiave nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), specificamente legata alla Missione 7 – REPowerEU. L’obiettivo principale di questa iniziativa è incentivare le imprese italiane a investire in progetti di innovazione. I progetti dovranno avere l’obiettivo di migliorare l’efficienza energetica e promuovere l’uso di fonti rinnovabili. Questo si traduce non solo in un significativo risparmio energetico, ma anche in un contributo sostanziale alla riduzione delle emissioni di CO2, in linea con gli obiettivi europei di sostenibilità ambientale.

Termini e modalità di presentazione delle domande

Le imprese interessate potranno presentare le comunicazioni preventive per la prenotazione del credito d’imposta a partire dalle ore 12:00 del 7 agosto 2024.

Requisiti e benefici per le imprese

Per poter accedere al credito d’imposta, le imprese devono effettuare investimenti in nuove strutture produttive sul territorio nazionale che portino a una riduzione dei consumi energetici. Gli ordini accettati dovranno prevedere un acconto minimo del 20% del costo di acquisizione. Il credito d’imposta rappresenta un’opportunità significativa per le imprese di migliorare la loro competitività e sostenibilità, grazie a un supporto economico concreto che copre una parte delle spese sostenute per progetti innovativi e sostenibili.

A chi spetta il credito d’imposta “Transizione 5.0”

Possono accedere al credito d’imposta tutte le imprese residenti in Italia, incluse le stabili organizzazioni di soggetti non residenti, senza distinzione di forma giuridica, settore economico, dimensione o regime di determinazione del reddito. Sono escluse le imprese in liquidazione volontaria, fallimento o altre procedure concorsuali, quelle soggette a sanzioni interdittive ai sensi del D.Lgs. n. 231/2001 e del codice antimafia (D.Lgs. n. 159/2011), e quelle che non rispettano le normative sulla sicurezza nei luoghi di lavoro o gli obblighi contributivi.

Quali sono le attività escluse

Il decreto attuativo chiarisce che non sono ammissibili i progetti destinati ad attività connesse ai combustibili fossili, attività nell’ambito del sistema ETS che generano emissioni di gas a effetto serra sopra i parametri di riferimento, attività legate a discariche, inceneritori e impianti di trattamento meccanico biologico, e attività che producono rifiuti speciali pericolosi. Tuttavia, sono previste eccezioni specificate nel decreto interministeriale del 24 luglio 2024.

Quali sono gli investimenti “trainanti” agevolabili

Gli investimenti ammissibili si distinguono in principali o “trainanti”, che devono portare a una riduzione dei consumi energetici della struttura produttiva del 3% o dei processi del 5%, e aggiuntivi o “trainati”. I “trainanti” includono beni materiali nuovi, strumentali all’esercizio d’impresa, interconnessi al sistema aziendale, e beni immateriali come software per la gestione dell’energia e la digitalizzazione dei processi produttivi.

Quali sono gli investimenti “trainati” agevolabili

Gli investimenti aggiuntivi agevolabili includono beni materiali per l’autoproduzione di energia da fonti rinnovabili, ad eccezione delle biomasse, e impianti per lo stoccaggio dell’energia prodotta. Le spese ammissibili devono riguardare impianti localizzati sulle stesse particelle catastali della struttura produttiva o connessi alla rete elettrica della stessa. Sono inoltre agevolabili le attività di formazione sulle tecnologie per la transizione digitale ed energetica, con un limite del 10% degli investimenti complessivi e fino a un massimo di 300.000 euro.

 

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