“L’economia viterbese è in condizioni negative ma non catastrofiche, l’obiettivo deve essere quello di creare ricchezza per trattenere i giovani nella Tuscia”. A parlare è Sergio Saggini, imprenditore e presidente di Unindustria. L’oggetto è il report pubblicato dalla Cgia di Mestre, che ha evidenziato l’andamento claudicante della nostra economia.
La Cgia riporta che il Viterbese è fermo a un misero +0,29% del Pil registrato nel 2024, pur se in recupero rispetto al periodo pandemico, con una crescita registrata rispetto al 2019 del +4,7%. “Quanto a valore aggiunto – commenta Saggini – siamo 67esimi, significa che l’economia sta rallentando ma dobbiamo leggere il secondo dato, ossia quello del 2024 rispetto al 2019: nel quinquennio passato non siamo tra i peggiori. Anzi, stiamo messi molto bene a +4,7%. Stiamo dunque recuperando abbondantemente quanto perso con il Covid, registrando anche un Pil superiore alla media nazionale (4,33%), mentre il 2024 mostra una flessione. Stiamo a 0,29% contro lo 0,57% di media nazionale”.
“Purtroppo – prosegue Saggini – il Lazio non sta messo benissimo, il traino sono ancora una volta Veneto, Emilia e Lombardia. Dal punto di vista industriale è normale che sia così, non siamo noi una provincia manifatturiera, se escludiamo Civita Castellana e qualche singola realtà. Non siamo il Veneto e questo ci penalizza. Il Lazio si occupa principalmente di servizi, non di industrie”. Tuttavia, la chiave per l’imprenditore è un altro: “Il dato evidenzia che, purtroppo, il Pil viterbese è trainato per una parte anche dall’edilizia, la flessione di questo settore rispetto al grande boom del bonus 110% nel 2024, quando la macchina delle riqualificazioni si è fermata, si è fatta sentire a livello generale. È l’edilizia il principale responsabile di questa flessione e si porta dietro anche la ceramica”. È pur vero che i dati sono ancora parziali: “Confidiamo in un miglioramento nella seconda parte dell’anno”.
Il numero uno di Unindustria si sofferma su un punto in particolare: “Molto spesso, tanti genitori dicono ai giovani di fuggire dalla città ma come imprenditore, padre di famiglia e presidente di Unindustria dico che questa città viene demonizzata dai suoi stessi abitanti. La percezione dall’esterno della città è quella che noi trasmettiamo, se noi scriviamo che Viterbo fa schifo poi è chiaro che l’investitore e la famiglia che vuole trasferirsi alla fine desistono. Proprio pochi giorni fa ho letto su un gruppo social una signora che si voleva trasferire e chiedeva informazioni, sotto c’erano 50 commenti in cui le scrivevano di ripensarci e scappar via. Ma si può? Noi ci piangiamo addosso molto piu di altri che riescono a vendere addirittura quello che non hanno, noi viterbesi invece abbiamo ma non vendiamo”.
Anche perché, è indubbio che in provincia si viva meglio che nelle metropoli. “L’affitto di un locale di 40 metri quadri a Milano è arrivato ai 900€, da noi si va dai 200 ai 350 euro. Lo stesso vale per il costo medio della spesa. Con uno stipendio da 1500 euro a Viterbo bene o male te la cavi, a Milano sei sotto la soglia della povertà. Infatti, a Viterbo le persone che non possono comprarsi casa sono pochi, a Milano sono la quasi totalità. Le giovani coppie devono affrontare 900mila euro di mutuo per acquistare una casa, ma chi la compra a queste cifre? Forse gli ereditieri, non i lavoratori giovani o i precari. Poi vogliamo mettere la tranquillità e la qualità della vita della Tuscia con quella delle grandi città? La verità è che il nostro territorio è pieno aziende che lamentano mancanza di manodopera qualificata”.
E come fare per soddisfare le richieste delle aziende? Saggini ha la ricetta: “Io capisco il 20enne, che ha un’offerta di divertimento inferiore a Viterbo rispetto alla grande città, ma il 39enne, il 40enne o meglio ancora il 50enne, da Viterbo ha solo che da guadagnare. Il turismo è la nostra grande risorsa ed è un elemento positivo del Pil provinciale, ma noi dobbiamo puntare anche su chi sceglie la città per vivere. Possiamo essere una periferia romana, un’oasi. Se l’università riuscirà ad occupare il 100% dei laureati, allora le aziende troveranno personale qualificato. Se riuscissimo anche ad intercettare i lavoratori ormai esausti di vivere nelle grandi città, poi, faremmo bingo”.
Alla domanda se la Tuscia abbia tanto da dare, Saggini non sembra tentennare: “Non solo ha tanto da dare ma può anche essere attrattivo, con tutte le sue criticità perché, d’altronde, quale provincia non le ha? Stiamo meglio di tanti altri e possiamo attrarre”. Ma i giovani fuggono comunque, quindi anche la mentalità deve evolversi: “I nostri giovani scappano perché spesso i genitori li invogliano alla fuga per inseguire le grandi carriere, poi purtroppo tanti non ce la fanno anche perché il tuo tenore di vita viene influenzato dal posto in cui vivi. Un muratore viterbese guadagna quanto un muratore milanese, magari c’è una addizionale diversa ma parliamo di poche centinaia di euro. Il problema è che quello viterbese con il suo stipendio riesce a barcamenarsi, il milanese fa molta più fatica”.
Sdoganare una volta per tutte, dunque, il mito della migrazione felice ad ogni costo. Questo l’obiettivo. Saggini, partendo dalla sua esperienza, si rivolge proprio ai giovani: “Bene le esperienze, è giusto che i ragazzi escano e vadano fuori, anche per testarsi e capire come va il mondo. Anche io l’ho fatto, andai a Torino per un periodo a studiare e lavorare. Mi è servito molto. Ma ragioniamo anche sul tornare dopo che ci siamo formati ed abbiamo creato basi solide per la nostra carriera lavorativa, perché noi dobbiamo far crescere il nostro territorio non quello degli altri”.
Infine, a rinnovare l’ottimismo sono i dati dei principali indicatori economici: “Pur in una flessione generale, ci sono elementi positivi come il costo del denaro, che comincia a scendere anche se non velocemente come speravamo. Questo significa maggior potere d’acquisto per le famiglie e minor costo di mutui e prestiti, con i tassi scesi sotto al 3% dal 5% originario. L’economia avrà una nuova spinta con nuovi investimenti, le imprese potranno finanziarsi spendendo meno. Nonostante le problematiche, noi viterbesi abbiamo retto abbastanza bene. Adesso dobbiamo lavorare affinché il Pil cresca dallo 0,29% allo 0,50 e ci riporti in linea con la media nazionale. Ribadisco, il grande problema è attrarre i giovani, perché la negatività che trasmettiamo non è reale”
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