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Bisognerà ancora aspettare il Tar della Toscana, chiamato a pronunciarsi sulla legittimità del payback per i dispositivi medici, per sapere se alle aziende del comparto toccherà pagare alla Regione centinaia di milioni di euro per aver sforato i tetti di spesa negli anni scorsi. Ma la sentenza della Corte Costituzionale è sicuramente una sconfitta per i privati. E una vittoria per la Regione, nonostante non sia un provvedimento immediatamente esecutivo.

Massimiliano Boggetti, ceo Diesse Diagnostica Senese e presidente nazionale di Confindustria Dispositivi medici, lancia avvertimenti al presidente della Regione Eugenio Giani e alla giunta toscana che canta vittoria dopo la Consulta. “La sentenza non entra negli aspetti costituzionali e giuridici della norma sul payback, ma dà una pronuncia politica. Le imprese dovrebbero aiutare la sanità pubblica con un contributo di solidarietà. Un’interpretazione pericolosa, che solleva una domanda diretta al presidente Giani. Il governatore vuole davvero che le imprese delle scienze della vita, che sono tantissime nella regione, paghino con i contributi la sanità dei toscani?”.

La richiesta iniziale per tappare la falla nei conti della sanità toscana si aggirava sui 400 milioni di euro. La giunta Giani poi varò un ritocco all’Irpef regionale e abbassò le richieste alle aziende. Ma per Boggetti gli sconti, peraltro decisi da sentenze in altre regioni e validi per tutta Italia, non sanano il difetto della norma. “La Corte Costituzionale ammette le incongruenze ma poi afferma che è giusto che le imprese paghino come contributo sociale per la salute del Paese. Noi lo facciamo già pagando le tasse, nel nostro comparto sono altissime. Mi auguro che il Tar si riappropri del suo orientamento e metta giustizia in una situazione con un comparto che rischia di collassare. Le aziende non hanno in cassa i soldi che la Regione vorrebbe indietro. Nessuno dispone di queste cifre. Alla base del payback doveva esserci una scelta della politica. Non un contributo sociale chiesto alle imprese dalla Corte Costituzionale. Non si governa la sanità con contributi di solidarietà dei privati”.

P.D.B.

 

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