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Non è stato necessario allestire tendopoli come accaduto a Tredozio, ma le ferite lasciate dal terremoto che ha svegliato la Romagna ormai un mese fa sono ancora evidenti a Rocca San Casciano. Sono inagibili abitazioni, si contano 18 appartamenti solo nelle ex palazzine popolari, ma anche tutte le chiese e una buona parte del cimitero. Al momento sono più di una cinquantina i cittadini che hanno dovuto lasciare la propria casa, il Comune ha fatto uno sforzo e ha cercato di trovare sistemazioni alternative, in attesa che vengano stimati i danni e si proceda con la valutazione degli interventi da fare.

«Ce l’abbiamo messa tutta, non è stato certo semplice – dice il sindaco di Rocca San Casciano, Pier Luigi Lotti –. Certo è che bisognerà capire come procedere perché siamo riusciti a trovare sistemazioni che non possono essere per sempre. In diversi ci hanno messo a disposizione appartamenti, in altri casi abbiamo raggiunto un accordo con l’hotel Pasqui e altri cittadini ancora si sono appoggiati da parenti o amici. Intanto, come Comune stiamo provando a mettere a disposizione, insieme ad Acer, tre alloggi che si sono liberati recentemente». Caso emblematico è quello delle tre ex palazzine popolari, dichiarate totalmente inagibili dal momento che la scossa di terremoto, specialmente ai primi piani, ha crepato o distrutto visibilmente le pareti. I proprietari dovranno capire che tipo di interventi sono da fare e valutare se il gioco vale la candela, ma intanto restano fuori casa. «Sono stati attimi di terrore, abbiamo avuto tanta paura – racconta Alina Nicoletta Mafteiac, madre di tre figli che ora insieme alla famiglia alloggia in un appartamento messo a disposizione dal Comune –. Purtroppo non sono riuscita a trovare un’abitazione in affitto, ma con l’aiuto del Municipio possiamo restare qui per sei mesi. Adesso, però, speriamo di risolvere la situazione nel più breve tempo possibile. Non possiamo farcela da soli, serve il contributo di tutti, Stato compreso». Neanche il tempo di procedere con la stipula, che qualche giorno dopo anche Rocca San Casciano è stata colpita dal terremoto di magnitudo 4.9 del 18 settembre scorso. «Il venerdì è andata in porto la stipula per l’acquisto di un appartamento in una delle tre palazzine inagibili, tra domenica e lunedì il sisma ha interessato anche il paese – spiega una cittadina –. Purtroppo, non sono mai riuscita neanche ad entrare in casa. Ora non so che accadrà, è importante capire a quanto ammonta il danno finale». Intanto i sindaci, tra cui quello di Rocca San Casciano, si stanno mobilitando per chiedere al Governo che venga dichiarato lo stato di emergenza nazionale. «Con i colleghi degli altri territori stiamo scrivendo una lettera indirizzata a Roma – dice Lotti –, tra le richieste c’è quella di affidare l’incarico al commissario Figliuolo, già nominato per il post alluvione, per la ricostruzione del post sisma».

Per il momento anche il primo cittadino rocchigiano deve fare i conti con gli interventi solo in somma urgenza. «Tra le priorità c’è stato quello di mettere in sicurezza le persone – conclude Lotti –, ma il problema non sono solamente le abitazioni. Oltre alle chiese chiuse, dobbiamo fare i conti anche con l’inagibilità di buona parte del cimitero dove le colonne del porticato si sono spostate a seguito del movimento tellurico, il soffitto della cappella è crollato e in alcune porzioni del cimitero sono caduti a terra i marmi di chiusura di alcuni loculi, fortunatamente vuoti. La questione è delicata, perché questa zona in caso di bisogno non può essere utilizzata e questo è un problema di non poco conto per una piccola comunità come la nostra. Serve intervenire in tempi brevi anche qui, da una prima stima i lavori costeranno circa 250mila euro e come Comune abbiamo deciso di procedere velocemente. Se non arriveranno le risorse, rischiamo di essere costretti ad accendere un mutuo».

 

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