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Come funziona il pagamento delle cartelle esattoriali se sono nullatenente? Le devo pagare comunque? La risposta, in questo articolo di approfondimento (scopri le ultime notizie su bonus, Rdc e assegno unico, su Invalidità e Legge 104, sui mutui, sul fisco, sulle offerte di lavoro e i concorsi attivi. Leggile gratis su WhatsApp, Telegram e Facebook).

Devo pagare le cartelle esattoriali se sono nullatenente?

Per comprendere chi è considerato nullatenente, è importante sapere che si tratta di una persona che risulta invisibile per l’Amministrazione finanziaria. In altre parole, un nullatenente non appare nelle principali banche dati dell’Agenzia delle Entrate, ossia l’Anagrafe tributaria e l’Anagrafe dei conti correnti.

L’Anagrafe tributaria raccoglie tutte le informazioni relative ai soggetti che percepiscono qualsiasi tipo di reddito. Questo include redditi fondiari, redditi da locazione, redditi da lavoro dipendente o autonomo, redditi di capitale e redditi diversi. D’altra parte, l’Anagrafe dei conti correnti contiene i dati di tutti coloro che possiedono un conto corrente o altri tipi di deposito, sia in istituti bancari che presso le poste.

È rilevante sottolineare che tutte le comunicazioni trasmesse dagli operatori finanziari all’Anagrafe tributaria, relative a rapporti continuativi, operazioni finanziarie e altri tipi di rapporti, sono considerate documenti amministrativi.

Queste comunicazioni, come previsto dal D.P.R. 605 del 1973 (art. 7, comma 6), rientrano nella definizione di documenti amministrativi secondo l’art. 22. Pertanto, sono accessibili e possono essere utilizzate dall’Amministrazione finanziaria per l’esercizio delle proprie funzioni istituzionali, anche se non sono state formate direttamente da essa.

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Bisogna far “sparire” i propri averi? No, non funziona così

Contrariamente a quanto si possa pensare, esistono meccanismi giuridici specifici volti a proteggere i diritti dei creditori. Uno di questi strumenti è l’azione revocatoria, che permette ai creditori di annullare gli atti compiuti dal debitore, come le donazioni, se sono stati eseguiti con l’intento di sottrarre patrimonio ai creditori, compromettendo così i loro diritti (cfr. artt. 2901 e 2929 del Codice Civile).

L’azione revocatoria può essere esercitata entro cinque anni dalla data in cui l’atto è stato compiuto. Questo termine può estendersi a dieci anni se il creditore dimostra che il beneficiario dell’atto (donatario) era in malafede. Qualora l’azione revocatoria venga accolta, l’atto di donazione diventa inefficace, e i beni ritornano nel patrimonio del debitore, rendendoli così aggredibili dai creditori.

L’obiettivo dell’azione revocatoria è dichiarare l’inefficacia degli atti di disposizione patrimoniale che il debitore ha compiuto a detrimento delle ragioni dei creditori. Affinché l’azione revocatoria possa essere intrapresa, devono sussistere i seguenti presupposti:

  1. Atto di disposizione: Il debitore ha modificato la propria situazione patrimoniale con un atto di disposizione.
  2. Pregiudizio per il creditore: Il patrimonio del debitore è diventato insufficiente o ha reso più difficile o rischioso il soddisfacimento coattivo del credito.
  3. Frode: Il debitore era consapevole del pregiudizio arrecato ai creditori mediante l’atto.

In sintesi, l’azione revocatoria rappresenta un importante strumento di tutela per i creditori, permettendo loro di agire contro atti compiuti dal debitore che compromettano la possibilità di recuperare i propri crediti.

Come si dimostra?

Secondo l’ordinanza n. 23907/2019 della Cassazione civile, il creditore deve dimostrare le modifiche della garanzia patrimoniale, mentre il debitore deve provare che il suo patrimonio residuo può soddisfare le ragioni del creditore. La partecipazione alla frode da parte di un terzo, nel caso di atti onerosi successivi al sorgere del credito, può essere dedotta anche da presunzioni semplici, come un vincolo parentale tra il debitore e il terzo, se questo rende improbabile che il terzo fosse ignaro della situazione debitoria.

Questo giudizio è di competenza del giudice del merito e non può essere contestato in sede di legittimità se adeguatamente motivato. L’azione revocatoria non può influire su un terzo in buona fede che ha acquistato il bene dal donatario. Oltre alle donazioni, possono essere revocati atti come la vendita di beni a prezzi inferiori al mercato o la costituzione di diritti reali a favore di terzi.

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Cartelle esattoriali da nullatenente. In foto: uomo mostra le tasche vuote.

Cartelle esattoriali non valide: corsa ai ripari

L’Agenzia delle Entrate dopo qualche mese di “smarrimento”, durante il quale ha tentato di contestare i ricorsi in tribunale (spesso senza successo) ora corre ai ripari. L’ente di Riscossione ha infatti inserito nei pubblici registri tutte le caselle Pec che vengono utilizzate per notificare le cartelle esattoriali ai contribuenti.

Non si è mossa con estrema velocità. Sono infatti diversi mesi che la questione è nota e le cartelle sono continuate ad arrivare, inviate appunto da indirizzi «sconosciuti ai registri» e per questo potenzialmente non valide.

Cartelle esattoriali non valide: la legge

L’Agenzia delle Entrate era andata avanti con l’invio delle cartelle da pec non registrate perché ha ritenuto, nonostante l’ovvia interpretazione della normativa, che ai contenziosi tributari e agli atti di riscossione non dovesse essere applicata la legge 53 del 1994.

L’ente riscossore ha continuato ad avere questa convinzione nonostante i giudici tributari (una buona parte, almeno) emettessero sentenze avverse, dando quindi ragione ai contribuenti. E non solo in primo grado, ma anche nel grado successivo di giudizio, di fronte alle Commissioni tributarie regionali.

FAQ: domande frequenti sulle cartelle esattoriali

Qual è la nuova misura del governo?

La nuova misura del governo è una rottamazione delle cartelle esattoriali. Questa decisione è attualmente allo studio e si è resa necessaria dopo il flop dell’ultima sanatoria, la rottamazione quater. Solo pochi contribuenti hanno aderito, perdendo così il beneficio offerto. La nuova misura mira a offrire un’altra opportunità per chiudere i conti con l’Agenzia delle Entrate.

Quali sono i problemi principali del fisco italiano?

I problemi principali del fisco italiano riguardano sia la fase dell’accertamento sia quella della riscossione:

  • Accertamento: Coinvolge meno del 5% dei contribuenti, spesso inclusi nelle liste selettive delle categorie con maggior rischio di evasione.
  • Riscossione: Secondo la Corte dei Conti, solo il 20% degli importi richiesti da Agenzia Entrate Riscossione viene recuperato. L’altro 80% risulta inesigibile per vari motivi, come la nullatenenza dei contribuenti, la prescrizione dei crediti e le procedure che non conducono all’aggiudicazione dei beni pignorati.

Chi potrebbe accedere alla rottamazione quater?

Si sta considerando di consentire l’accesso alla rottamazione quater anche ai contribuenti che non avevano presentato domanda entro il termine previsto ma che ora desiderano farlo. Questa riapertura dei termini comporterà un nuovo calendario dei pagamenti.

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