Una recente sentenza del Tribunale di Viterbo ha ribadito un concetto già espresso da Cassazione e Corte Costituzionale: se gli interessi applicati a un mutuo superano la soglia di usura il mutuatario è tenuto a restituire alla banca la sola quota capitale.
mutuo interessi corrispettivi e moratori
Come è noto ad ogni finanziamento si applica una quota capitale, ovvero quanto effettivamente prestato dalla banca al mutuatario, e una quota interessi che è “il prezzo” del mutuo. Oltre a questo tipo di interessi, chiamati corrispettivi, ci sono altri interessi, definiti di mora, che scattano quando il correntista salta la rata diventando quindi “moroso”.
tasso usurario
Tanto gli interessi di mora che quelli corrispettivi non possono superare il limite dell’usura. Secondo la legge i tassi sono usurari se superano del 50% il tasso, determinato con decreto del Ministero del Tesoro ogni tre mesi. Il tasso non è unico, ma varia a seconda del tipo di operazione con cui viene concesso il prestito. Nel calcolo dell’usura bisogna inoltre considerare anche tutti quei costi che il cliente è tenuto a sostenere, dalla commissione di apertura, chiusura della pratica, assicurazione o costi di gestione.
Quando gli interessi applicati al mutuo, siano essi corrispettivi o di mora, sono superiori ai tassi usurari, il mutuo è illegittimo e il cliente è tenuto a restituire solo il capitale. Questa conseguenza scatta anche nel caso in cui gli interessi moratori sono usurari solo sulla carta (quindi previsti dal contratto, ma non ancora applicati al cliente perché questi è in regola con le rate).
E’ un consulente tecnico nominato dal giudice a determinare l’eventuale usurarietà del mutuo. Una volta accertato il superamento del tasso di usura, il giudice deve stabilire che il cliente non è tenuto a resitutire nessun tipo di interesse, no solo quelli di mora, ma neanche quelli corrispettivi perché la legge sull’usura non fa distinzione tra interessi in base alla loro funzione.
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