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 CAGLIARI. Cinquemila agricoltori per colpa del 44, il numero di una legge, hanno perso le aziende. Mentre le banche, a sostenerlo è la Consulta degli indignados, hanno incassato ben due volte gli interessi sui mutui previsti proprio dalla «44 del 1988», poi bocciata dall’Europa come aiuto di stato. E ora anche Bruxelles ha il sospetto che «le banche, a loro volta, abbiano incassato soldi non dovuti». Quanto? Una buona porta di quei 118 milioni, che la Regione pretende dagli agricoltori.  La storia della «44» è fra le peggiori sulla terra. Altro che lieto fine, è la legge che ha scatenato, soprattutto nel Sulcis, la rivolta contro i pignoramenti, distrutto famiglie, scatenato sit-in, costretto il prefetto a far addirittura scortare gli ufficiali giudiziari da poliziotti e carabinieri anti-linciaggio. L’ultimo caso è di qualche giorno fa, con un’azienda strappata a chi oggi è indebitato fino all’osso e da ventiquattro anni con la Regione (alla quale l’Unione Europea ha ordinato il recupero dell’indebito finanziamento) e le banche. Ma ieri la Consulta – da sempre al fianco degli agricoltori sul lastrico – ha detto che «quei pignoramenti, già eseguiti o previsti per i prossimi mesi, non potevano essere neanche autorizzati dalla magistratura, perché i contratti di mutuo sono tutti fuorilegge dal 1988».  È necessario un passo indietro, per capire meglio quali danni abbia provocato finora la «44». Dopo anche la condanna della Regione, a Bruxelles, le banche confermarono i contributi, con un differenza però: a parte il capitale, da restituire comunque, agli agricoltori fu imposto anche il pagamento di altri interessi. Interessi, a quel punto, non più agevolati (dal 2 al 5 per cento) ma pieni (fino al 20) visto che nel frattempo era venuto meno l’accordo che la differenza doveva essere a carico del partner pubblico, cioè di quella Regione invece bocciata dall’Unione Europea. Col risultato che convinti di dover restituire una certa somma, gli agricoltori all’improvviso si sono ritrovati a dover pagare più del doppio. Adesso è chiaro perché molte di quelle cinquemila aziende sono finite all’asta.  Secondo la Consulta, però, quegli interessi non erano dovuti. «Sulla base delle prove raccolte in questi anni – ha detto Giuseppe Carboni, portavoce dei Movimenti – oggi sappiamo che le banche, a cominciare dal Banco di Sardegna, quelli interessi maggiorati li avevano già incassati in anticipo dalla Regione e allora perché poi gli hanno pretesi anche dagli agricoltori?». L’ennesimo giallo della «44» – come scritto da Andrea Impera e Gavino Sale nell’esposto presenatto in Procura – adesso ruota proprio intorno al ruolo avuto dalle banche dal 1988 al 1996. Ruolo sospetto denunciato, nel 2000, dall’allora consigliere regionale del Pdl, ora assessore alla Programmazione, Giorgio La Spisa con un’interrogazione in cui c’era scritto tra l’altro «alcuni istituti di credito hanno continuato a incamerare dalla Regione il concorso negli interessi, nonostante la revoca dei contratti di mutuo agevolato». E ora a sostenere la stessa tesi è anche l’Unione Europea che: «A questo punto – si legge in una lettera della direzione generale – anche le banche hanno incassato aiuti di stato non dovuti e spetta alla Regione recuperare quelle somme». Forte di questo parere, ieri la Consulta ha diffidato l’attuale presidente della Giunta: «Quei soldi pubblici, li deve pretendere, altrimenti potrebbe essere responsabile, ma questo lo deciderà la Procura, del concorso in evasione fiscale, peculato e frode processuale. Tutti reati che per noi sono stati commessi dalle banche».

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