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A settembre 2023 i tassi sui mutui si sono attestati in media al 4,23%, in lieve flessione rispetto ad agosto, e si è registrato il record di mutui a tasso fisso sul totale (82,7%). Picco negativo invece per le erogazioni di prestiti alle imprese, che hanno segnato un -6,2% ad agosto, superano il record del -5,9% di novembre 2013. A segnalarlo è il Rapporto mensile dell’Abi (Associazione bancaria italiana) di ottobre, che sintetizza l’andamento dei tassi fissi e variabili ed è influenzato anche dalla variazione della composizione fra le erogazioni in base alla tipologia di mutuo. 

All’inizio dell’anno il tasso medio si attestava a 3,59%. È poi salito a 3,76% a febbraio, per portarsi al 4% a marzo, al 4,17% ad aprile, 4,22% a maggio e 4,27% a giugno. Era sceso poi a 4,19% a luglio ed è risalito a 4,29% ad agosto, per poi riscendere al 4,23% a settembre. Nell’analisi si legge che il tasso medio era pari a 2,26% a settembre 2022 e a 1,07% a 1,39% a settembre 2021.

Tassi di interesse bancari nel 2023 (medie mensili – valori %)

Mese di riferimento

Tassi sui mutui (nuove operazioni)

Tasso di riferimento Bce

Euribor a 3 mesi (Area euro)

Irs a 10 anni (Area euro)

Gennaio

3,59%

2,50%

2,35%

2,81%

Febbraio

3,76%

3,00%

2,64%

2,97%

Marzo

4,00%

3,50%

2,91%

3,05%

Aprile

4,17%

3,50%

3,17%

3,00%

Maggio

4,22%

3,75%

3,37%

3,02%

Giugno

4,27%

4,00%

3,54%

3,01%

Luglio

4,19%

4,00%

3,67%

3,11%

Agosto

4,29%

4,25%

3,78%

3,17%

Settembre

4,23%

4,50%

3,88%

3,24%

Fonte: Monthly outlook Abi.

Su SimplyBiz è disponibile anche l’andamento dei tassi nel 2022 e l’andamento dei tassi nel 2021.

Negli ultimi 6 mesi tasso fisso più conveniente del variabile

Il tasso Euribor a 3 mesi nella media del mese di settembre 2023 si è attestato a 3,88%, in crescita dello 0,10% rispetto al 3,78% di agosto. Era pari a 1,01% un anno prima, a settembre 2022. Nella media della prima settimana di ottobre 2023 è salito a 3,97%.

Il tasso sui contratti di Interest rate swaps (Irs) a 10 anni a settembre si è attestato a 3,24%, in aumento rispetto al 3,17% di agosto. Era pari a 2,68% a settembre 2022. Nella media della prima settimana di ottobre 2023 si è registrato un valore pari a 3,47%.

A settembre il differenziale tra l’Irs a 10 anni e l’Euribor a 3 mesi è risultato negativo e in media pari a -64 punti base (-61 pb ad agosto; -57 p.b. a luglio; -53 a giugno; -35 a maggio; -17 p.b. ad aprile; 14 p.b. a marzo e 167 p.b. un anno prima).

È record di mutui a tasso fisso: sono l’82,7% del totale

Dalle segnalazioni del Si-Abi, si rileva che a settembre 2023 sul totale delle nuove erogazioni di mutui l’82,7% erano mutui a tasso fisso. Si tratta del record per il 2023. I finanziamenti a tasso fisso rappresentavano il 47,4% del totale a gennaio, il 62,8% a febbraio, il 70,7% a marzo, il 73,4% ad aprile e il 74,4% a maggio. A giugno la quota sul totale era scesa al 63,7% per poi toccare il picco con il 77,1% a luglio e scendere al 74,6% ad agosto. A fine 2022 il fisso era al 34,3% delle preferenze dei mutuatari.

Il Rapporto mensile dell’Abi riepiloga i dati del Sondaggio congiunturale sul mercato delle abitazioni in Italia di agosto 2023 della Banca d’Italia, in base al quale nel II trimestre del 2023 la quota di acquisti di abitazioni finanziati con mutuo ipotecario è rimasta stabile al 64,1%, proseguendo nel trend in corso nel 2022: era pari al 69,7% del I trimestre, al 67,5% nel II trimestre, al 68% nel III trimestre e al 65,3% nel IV trimestre 2022. Il rapporto fra l’entità del prestito e il valore dell’immobile (loan to value, ltv) è risultato sostanzialmente invariato e pari al 76,7% (76,6% nel trimestre precedente), proseguendo l’inversione di tendenza iniziata sul finire del 2022. Era infatti pari al 78,4% nel primo trimestre, 78,9% nel secondo trimestre, al 79% nel terzo ed era sceso al 77,3% nell’ultimo trimestre dello scorso anno.

I tassi degli altri prestiti

Secondo il bollettino mensile dell’Abi, a settembre 2023:

  • Il tasso medio ponderato sul totale dei prestiti a famiglie e società non finanziarie è risultato pari al 4,55% (era pari al 4,48% ad agoato; 3,53% a inizio anno; 2,21% a giugno 2022; 6,16% a fine 2007).
  • Il tasso medio sui nuovi prestiti in euro alle società non finanziarie è risultato pari a 5,35% (5,03% ad agosto; 3,72% a inizio anno; 1,44% a giugno 2022; 5,48% a fine 2007).

Erogazioni alle imprese: -6,2% ad agosto, picco negativo dal novembre 2013

Prosegue il rallentamento dei prestiti a imprese e famiglie. Ad agosto 2023 il tasso di variazione dei prestiti alle imprese non finanziarie ha superato il picco negativo di novembre 2013 (-5,9%) e si è attestato a -6%. La flessione era stata pari a 1,1% a marzo; 1,9% ad aprile; 2,9% a maggio; 3,2% di giugno e 4% a luglio. Il totale dei prestiti alle famiglie è sceso dello 0,6% (-0,3% nel mese precedente). La dinamica dei finanziamenti alle famiglie è risultata in rallentamento rispetto al mese precedente per la componente dei prestiti per l’acquisto di abitazioni (+0,8% rispetto a +1,0%) e stabile per il credito al consumo (+3,5% rispetto a +3,4% del mese precedente).

Tale evidenza emerge dalle stime basate sui dati pubblicati dalla Banca d’Italia, relativi ai finanziamenti a imprese e famiglie (calcolati includendo i prestiti cartolarizzati e al netto delle variazioni delle consistenze non connesse con transazioni, ad esempio, variazioni dovute a fluttuazioni del cambio, ad aggiustamenti di valore o a riclassificazioni).

L’analisi della distribuzione del credito bancario per branca di attività economica mette in luce come ad agosto 2023 le attività manifatturiere, quella dell’estrazione di minerali ed i servizi rappresentino una quota del 58,3% sul totale (la quota delle sole attività manifatturiere è del 27,6%). I finanziamenti al commercio ed attività di alloggio e ristorazione incidono sul totale per circa il 22,5%, il comparto delle costruzioni il 9,0% mentre quello dell’agricoltura il 5,7%. Le attività residuali rappresentano circa il 4,5%.

Criteri offerta nel secondo trimestre 2023

Secondo quanto emerge dall’ultima indagine trimestrale sul credito bancario (Bank Lending Survey – luglio 2023), “nel secondo trimestre del 2023 i criteri di offerta sui prestiti alle imprese hanno registrato un nuovo irrigidimento, ma di entità inferiore rispetto a quelli segnalati nei tre trimestri precedenti. L’ulteriore stretta ha continuato a riflettere una maggiore percezione del rischio e una minore tolleranza verso di esso. È proseguito, seppur attenuandosi lievemente, l’inasprimento dei termini e delle condizioni generali applicati ai finanziamenti, mentre si è interrotto l’ampliamento dei margini sui prestiti più rischiosi. Dopo il progressivo irrigidimento registrato dal secondo trimestre dello scorso anno, i criteri di offerta sui prestiti alle famiglie per l’acquisto di abitazioni sono rimasti invariati; gli intermediari continuano tuttavia a segnalare una riduzione della loro tolleranza al rischio. I termini e le condizioni generali sono rimasti stabili dopo una prolungata fase di inasprimento riflettendo anche la riduzione dei margini sulla media dei prestiti e su quelli più rischiosi. La domanda di prestiti da parte delle imprese ha mostrato una nuova marcata riduzione riflettendo sia l’aumento del livello generale dei tassi di interesse sia il calo degli investimenti fissi. La contrazione della domanda ha riguardato imprese di diverse dimensioni, nonché prestiti a breve e a lungo termine. È diminuita anche la domanda di credito da parte delle famiglie per l’acquisto di abitazioni e per finalità di consumo. In entrambi i casi, il più elevato livello dei tassi di interesse e il peggioramento della fiducia continuano a esercitare un contributo negativo”.

Sofferenze nette pari a 17,9 mld ad agosto 2023

Le sofferenze al netto delle svalutazioni e accantonamenti già effettuati dalle banche con proprie risorse, ad agosto 2023 si sono attestate a 17,9 miliardi di euro (16,4 miliardi nel mese precedente), superiori di circa 1,6 miliardi (pari a 9,9%) rispetto ad un anno prima.

La riduzione è stata di 70,9 miliardi (pari a -79,8%) rispetto al livello massimo delle sofferenze nette raggiunto a novembre 2015 (88,8 miliardi). Il rapporto sofferenze nette/impieghi totali si è attestato all’1,06% (era 0,92% ad agosto 2022, 0,96% ad agosto 2021 e 4,89% a dicembre 2015)”, conclude il report dell’Abi.

 

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