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Addizionali comunali e regionali 2023. Scopri quanto valgono, quando vanno pagate e cosa sono nel dettaglio.

Quanto valgono le addizionali comunali e regionali 2023? Sono state pubblicate da poco le nuove tabelle con i valori dei vari territori (scopri le ultime notizie sul fisco e sulle tasse e poi leggi su Telegram tutte le news sui pagamenti dell’Inps. Ricevi ogni giorno sul cellulare gli ultimi aggiornamenti su bonus, lavoro e finanza personale: entra nel gruppo WhatsApp e nel gruppo Facebook. Seguici anche su su Instagram tutte le tue domande. Guarda le video guide gratuite sui bonus sul canale Youtube. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).

Si tratta di imposte applicate ai contribuenti italiani sul reddito imponibile (la parte del reddito tassabile). Il valore varia in base al reddito annuo prodotto e, purtroppo, sta aumentando sempre di più negli ultimi tempi.

Indice

Quanto valgono le addizionali comunali e regionali 2023? L’elenco delle regioni

Il valore delle addizionali comunali e regionali 2023 varia a seconda degli enti locali e delle loro decisioni. Ogni regione e comune infatti adotta delle aliquote differenti. In particolare scopriamo quelle delle regioni italiane:

  • Abruzzo => adotta un’aliquota unica pari all’1,73 per cento;
  • Basilicata => adotta un’aliquota unica all’1,23 per cento;
  • Provincia autonoma di Bolzano => adotta un’aliquota dell’1,23 per redditi fino a 50mila euro e dell’1,73 per valori superiori;
  • Calabria => adotta un’aliquota unica pari all’1,73;
  • Campania => adotta un’aliquota differenziata pari a:
    • 1,73 per cento per redditi fino a 15mila euro;
    • 2,96 per cento per redditi tra i 15mila e i 28mila euro;
    • 3,20 per cento per redditi tra i 28mila e i 50mila euro;
    • 3,33 per cento per redditi oltre i 50mila euro.
  • Emilia Romagna => adotta un’aliquota differenziata pari a:
    • 1,33 per cento per redditi fino a 15mila euro;
    • 1,93 per cento per redditi tra i 15mila e i 28mila euro;
    • 2,03 per cento per redditi tra i 28mila e i 50mila euro;
    • 2,27 per cento per redditi oltre i 50mila euro.
  • Friuli Venezia Giulia => adotta un’aliquota dello 0,70 per cento per redditi fino a 15mila euro e dell’1,23 per cento per quelli superiori;
  • Lazio => adotta un’aliquota dell’1,73 per cento per redditi fino a 15mila euro e del 3,33 per cento per redditi superiori;
  • Liguria => adotta un’aliquota differenziata pari a:
    • 1,23 per cento per redditi fino a 15mila euro;
    • 1,79 per cento per redditi tra i 15mila e i 28mila euro;
    • 2,31 per cento per redditi tra i 28mila e i 50mila euro;
    • 2,33 per cento per redditi oltre i 50mila euro.
  • Lombardia => adotta un’aliquota differenziata pari a:
    • 1,23 per cento per redditi fino a 15mila euro;
    • 1,58 per cento per redditi tra i 15mila e i 28mila euro;
    • 1,72 per cento per redditi tra i 28mila e i 50mila euro;
    • 1,73 per cento per redditi oltre i 50mila euro.
  • Marche => adotta un’aliquota differenziata pari a:
    • 1,23 per cento per redditi fino a 15mila euro;
    • 1,53 per cento per redditi tra i 15mila e i 28mila euro;
    • 1,70 per cento per redditi tra i 28mila e i 50mila euro;
    • 1,73 per cento per redditi oltre i 50mila euro.
  • Molise => adotta un’aliquota differenziata pari a:
    • 1,73 per cento per redditi fino a 15mila euro;
    • 1,93 per cento per redditi tra i 15mila e i 28mila euro;
    • 2,13 per cento per redditi tra i 28mila e i 50mila euro;
    • 2,33 per cento per redditi oltre i 50mila euro.
  • Piemonte => adotta un’aliquota differenziata pari a:
    • 1,62 per cento per redditi fino a 15mila euro;
    • 2,13 per cento per redditi tra i 15mila e i 28mila euro;
    • 2,75 per cento per redditi tra i 28mila e i 50mila euro;
    • 3,33 per cento per redditi oltre i 50mila euro.
  • Puglia => adotta un’aliquota differenziata pari a:
    • 1,33 per cento per redditi fino a 15mila euro;
    • 1,43 per cento per redditi tra i 15mila e i 28mila euro;
    • 1,63 per cento per redditi tra i 28mila e i 50mila euro;
    • 1,85 per cento per redditi oltre i 50mila euro.
  • Sardegna => adotta l’aliquota unica all’1,23 per cento;
  • Sicilia => adotta l’aliquota unica all’1,23 per cento;
  • Toscana => adotta un’aliquota differenziata pari a:
    • 1,42 per cento per redditi fino a 15mila euro;
    • 1,43 per cento per redditi tra i 15mila e i 28mila euro;
    • 1,68 per cento per redditi tra i 28mila e i 50mila euro;
    • 1,73 per cento per redditi oltre i 50mila euro.
  • Provincia autonoma di Trento => adotta un’aliquota dell’1,23 per redditi fino a 50mila euro e dell’1,73 per valori superiori;
  • Umbria => adotta un’aliquota differenziata pari a:
    • 1,23 per cento per redditi fino a 15mila euro;
    • 1,62 per cento per redditi tra i 15mila e i 28mila euro;
    • 1,67 per cento per redditi tra i 28mila e i 50mila euro;
    • 1,83 per cento per redditi oltre i 50mila euro.
  • Valle d’Aosta => adotta l’aliquota unica all’1,23 per cento ma solo a partire dai redditi oltre i 15mila euro;
  • Veneto => adotta l’aliquota unica all’1,23 per cento.

Come avrai potuto notare, i valori da regione a regione variano e anche in modo abbastanza sostanziale.

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Addizionale Regionale IRPEF in Busta Paga: ti spiego tutto in 3 minuti!

Quanto valgono le addizionali comunali e regionali 2023? Il valore nei comuni

Come le regioni, anche i comuni hanno delle proprie addizionali Irpef. Il valore, anche in questo caso, varia a seconda degli enti locali.

Alcuni comuni hanno adottato l’aliquota unica come Milano e Napoli mentre altri hanno preferito lo scaglionamento in base al reddito, come Mantova e Lucca.

Per consultare la percentuale dell’addizionale nel tuo comune di riferimento (si tiene conto del domicilio del contribuente), visita il portale ufficiale dedicato del Ministero delle Finanze. La procedura da seguire è molto semplice:

Quanto valgono le addizionali comunali e regionali 2023: di cosa si tratta

Le addizionali comunali e regionali 2023 sono delle tassazioni che ogni cittadino paga sul proprio reddito, a patto che raggiunga dei livelli minimi stabiliti dalla legge. Da questo deriva il nome IRPEF, acronimo che sta per Imposta regionale sulle persone fisiche. L’IRPEF si suddivide in:

  • nazionale => che bisogna versare secondo i parametri stabiliti dalla legge nazionale;
  • regionale => è la percentuale aggiuntiva che va nelle casse delle regioni;
  • comunale => è una quota aggiuntiva che non va nelle casse comunali.
Addizionali comunali e regionali: costi, esempi e regole
L’immagine mostra delle monete, simbolo delle addizionali comunali e regionali 2023

Quanto valgono le addizionali comunali e regionali 2023: quando si paga?

Le addizionali comunali e regionali 2023 vanno versate ogni anno. Per i lavoratori dipendenti è il datore di lavoro che provvede al pagamento dell’imposta spalmandola in undici rate differenti.

Se sei un lavoratore autonomo dovrai provvedere tu al versamento dell’IRPEF e dei relativi addizionali. In genere questo compito è affidato al commercialista.

In questo caso, il meccanismo generale di pagamento dell’IRPEF prevede due rate: un saldo per l’anno in corso (che può essere dilazionato nei vari mesi ndr) e un acconto per l’anno successivo.

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