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Ottenere rendimenti in grado di battere l’inflazione. È questo il cruccio degli investitori che vedono il valore del proprio risparmio falcidiato da un tasso di inflazione che continua a sfiorare il 10% annuo, nonostante i recenti (lievi) miglioramenti. Btp Italia con rendimento agganciato al tasso di inflazione, titoli high yield (alto rischio/alto rendimento) e, in parte, anche i Btp tradizionali, con una cedola arrivata a superare il 4% lordo, offrono una soluzione parziale al problema. «Chi se la sente di affrontare un rischio controllato ha adesso a disposizione i fondi che investono nel debito di grandi società, spesso non quotate ma di alto profilo, attraverso lo strumento degli Eltif — European Long Term Investment Funds», spiega Andrea Pescatori, Ceo e fondatore di Ver Capital, una società di investimento specializzata negli strumenti di debito e nel reddito fisso ad alto rendimento.

La novità dei fondi di lungo termine, gli Eltif

Esistono e sono distribuiti in Italia, attualmente, circa una ventina di Eltif e Ver Capital sta per lanciare sul mercat, attraverso i canali bancari e le reti di consulenza agli investimenti, due nuovi prodotti di questo tipo. Ma che cosa sono gli Eltif? «I fondi chiusi di investimento di lungo termine sono strumenti che al pari dei Pir puntano a finanziare la crescita del tessuto industriale del Paese attraverso finanziamenti di lungo termine alle imprese. Per gli investitori privati ci sono grandi novità perché la soglia minima di accesso a questa tipologia di fondi è stata recentemente ridotta da 100mila a 10 mila euro. Anche questo punto anche gli investitori “retail” possono accedervi con facilità», nota Pescatori. Il grande vantaggio dello strumento degli Eltif per gli investitori è dato dalla neutralità fiscale, vale a dire dall’assenza di tassazione al 26% sul capital gain per quegli investitori residenti in Italia che detengono lo strumento per almeno cinque anni.«Gli Eltif sono per loro natura strumenti poco liquidi e l’investitore deve essere consapevole che è molto difficile smobilizzare l’investimento senza perdite prima del termine del quinquennio. A fronte di questa scarsa liquidità ci sono rendimenti che possono collocarsi in una forchetta del 7-9% annuo, grazie al meccanismo della neutralità fiscale», conclude Pescatori.

Ma cos’è il «Private Debt»?

Il mercato europeo del Private Debt — su cui investono gli Eltif —si espande a ritmi superiori addirittura a quello statunitense, pur restando ancora inferiore in termini di raccolta. Il mercato europeo dei corporate loans liquidi, ossia dei prestiti sindacati, vale infatti oggi circa 400 miliardi, un valore triplicato rispetto a un decennio fa, a conferma dell’elevato e costante tasso di crescita. Insomma, un settore in forte ascesa, determinata principalmente da due fattori: l’aumento esponenziale degli investitori istituzionali, in particolare assicurazioni e fondi pensione, e la progressiva auto-disintermediazione bancaria. Ma cos’è esattamente il “private debt”? Intanto va detto che sotto questo nome stanno almeno due diverse tipologie di debito emesso tipicamente da società private, cioè non quotate su mercati regolamentati. Nella stessa definizione di private debt si può includere sia il private debt liquido, principalmente rappresentato dai prestiti sindacati caratterizzati da emissioni di elevato ammontare, che il cosiddetto direct lending, cioè l’attività di erogazione diretta di finanziamenti da parte di soggetti che non sono banche, ma fondi di investimento alternativi specializzati. Le banche tendono infatti a offrire soluzioni di finanziamento a più breve termine, mentre i fondi sono disposti ad arrivare a durate medie più lunghe, offrendo soluzioni potenzialmente più flessibili e personalizzate: la maggiore attenzione alle esigenze di finanziamento degli imprenditori è il principale vantaggio competitivo e fattore di crescita del direct lending. Uno dei pochi gestori ad operare in Italia su entrambi i mercati europei del private debt liquido ed illiquido è Ver Capital, sgr indipendente milanese, guidata da Andrea Pescatori, che è riconosciuta a livello europeo dalle principali banche di investimento come gestore attivo sia con fondi UCITS che alternativi, quindi sia su bond che su loans e che è in grado di applicare le best practice europee anche a livello locale.

 

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