Riforma dei consorzi di bonifica e stop ai ruoli di riscossione in assenza di servizi irrigui, procedure semplificate per l’accesso ai fondi già stanziati dai governi e per poter ricercare e attingere l’acqua autonomamente. Sono alcune delle richieste alle istituzioni degli agrumicoltori siciliani contenute nella piattaforma allo studio dei consorzi di tutela Arancia rossa di Sicilia IGP e Ribera Dop, entrambi associati a Origin Italia, per superare la gravissima crisi idrica che sta mettendo in ginocchio il comparto. Un primo risultato arriva con l’anticipo del 70% del contributo regionale per l’acquisto di agrumi da trasformare in succhi destinati a scopi umanitari e di solidarietà sociale.
Liquidità e boccata d’ossigeno per le imprese agrumicole, ma non per tutte. Non potranno contarvi, ad esempio, i produttori dell’arancia Bionda di Ribera DOP. Qualche numero: 150 milioni i chili di produzione totale annua, 500 soci consortili, 14 comuni e un indotto che, da solo, vale 100 milioni di euro. Se persiste questo stato di siccità e senza aiuti immediati il 70% di produzione andrà perduta. Con ricadute drammatiche economiche e occupazionali sull’intero territorio. Il paradosso è che è bagnato da tre fiumi, ma si perdono in mare dagli 80 ai 100 milioni di metri cubi d’acqua a causa delle strutture di canalizzazione delle acque invasate fatiscenti. Obiettivo nell’immediato salvare con tutti i mezzi a disposizione la stagione di commercializzazione, ormai alle porte – spiega il presidente Salvatore Daino presidente del Consorzio di tutela Arancia di Ribera Dop – perciò – rilancia – chi deve dare il via libera ai fondi di sostegno e alle migliorie della rete irrigua lo faccia in maniera tempestiva”.
Nel servizio l’intervista a Gerardo Diana – Presidente Consorzio Arancia rossa di Sicilia IGP
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