Un contributo a fondo perduto fino a 150 mila euro per sostenere la nascita delle imprese innovative nel territorio regionale emiliano. È con questa idea che è nato il Fondo perduto startup innovative Emilia-Romagna, che si pone proprio l’obiettivo di accelerare la crescita delle nuove imprese ad alto tasso tecnologico. Andiamo ora a vedere quali sono i requisiti necessari per accedere al contributo, quali sono gli importi ottenibili, quali le spese ammissibili e che scadenze è utile rispettare.
Fondo perduto startup innovative: requisiti dei beneficiari
Partiamo con il vedere a chi si rivolge il fondo perduto startup innovative dell’Emilia-Romagna. Le imprese che possono accedere all’agevolazione devono rispettare pochi e semplici requisiti:
- Essere registrate, all’interno del Registro delle Imprese, nella sezione dedicata alle start up innovative;
- Possedere una sede operativa o almeno una unità nel territorio della regione Emilia-Romagna.
Al contrario, il Fondo perduto startup innovative dell’Emilia-Romagna esclude tutte le realtà imprenditoriali che rientrano nelle seguenti categorie:
- Imprese agricole;
- Imprese in liquidazione giudiziale o in condizioni equiparabili;
- Imprese in difficoltà.
Fondo perduto startup innovative: quanto si può ottenere
Ma quanto è possibile ottenere grazie al fondo perduto startup innovative Emilia? Una domanda più che lecita, soprattutto quando parliamo di contributi a fondo perduto.
L’agevolazione, per l’appunto, prevede la concessione di un bonus a fondo perduto pari al 40% della spesa ammissibile, fino a un massimo di 150 mila euro. Non poco, quindi, per un bando regionale. Andiamo ora a dettagliare meglio quali sono i costi ammissibili a finanziamento.
Fondo perduto startup innovative: le spese ammissibili
Il bando del Fondo perduto startup innovative Emilia-Romagna prevede che il contributo sia calcolato in base alle seguenti spese ammissibili:
- Acquisizione di impianti e macchinari;
- Acquisizione di brevetti e di software;
- Affitto o noleggio di laboratori e di attrezzature scientifiche;
- Consulenze;
- Partecipazione ad eventi fieristici;
- Costi per il personale
Fondo perduto startup innovative: domanda e scadenze
Infine, per quel che riguarda la presentazione delle domande, il Fondo perduto startup innovative dell’Emilia-Romagna offre una finestra temporale che va dalle ore 13.00 del 25 giugno 2024, fino all’11 settembre 2024 alle ore 13.00.
Per questo come per altri finanziamenti a fondo perduto, è sempre opportuno rivolgersi a consulenti esperti di finanza agevolata in fase di presentazione e di strutturazione della domanda.
Manca ormai pochissimo all’attuazione del Piano Transizione 5.0. Ora, nell’attesa del testo definitivo (chi è abituato a seguire agevolazioni e finanziamenti a fondo perduto sa bene che i bandi possono subire modifiche anche al fotofinish), non ci resta che dare un’occhiata al contenuto della bozza del decreto firmata dal MIMIT (Ministero delle Imprese e del Made in Italy).
Piano Transizione 5.0: obiettivi e beneficiari
Il Piano Transizione 5.0 è un’agevolazione fiscale che va a riconoscere un credito d’imposta alle imprese che investono in transizione green e innovazione. Obiettivo dichiarato della misura è quello di spingere l’acceleratore sull’avanzamento tecnologico per incidere positivamente anche sui consumi energetici.
Possono beneficiare del Piano Transizione 5.0 tutte le imprese italiane, a prescindere dalla dimensione, con alcune eccezioni relative alle condizioni in cui versa l’azienda.
Piano Transizione 5.0: i casi di esclusione:
Sono escluse dal Piano Transizione 5.0 le imprese in stato di liquidazione volontaria, liquidazione coatta amministrativa, fallimento, concordato preventivo senza continuità aziendale. Sono anche escluse le imprese colpite da sanzioni interdittive ai sensi del dl 231 dell’8/06/2001 e quelle che sono risultate inadempienti rispetto alle norme sulla sicurezza o agli obblighi relativi al versamento dei contributi assistenziali e previdenziali.
Condizioni simili a quelle previste per altri bonus fiscali (leggasi, per esempio, Credito d’Imposta Zes), che comunque rendono il Piano Transizione 5.0 una misura estremamente inclusiva.
Piano Transizione 5.0: i dettagli
Il Piano Transizione 5.0, almeno stando alla prima bozza del MIMIT, agevola investimenti per l’acquisto di beni strumentali nuovi che possano ridurre i consumi energetici dell’unità produttiva (almeno del 3%) o di un singolo processo produttivo (almeno del 5%).
Anche la formazione dovrebbe essere prevista dal Piano Transizione 5.0, a patto che vada a riguardare argomenti come l’integrazione digitale dei processi aziendali, l’analisi dei dati, l’intelligenza artificiale e la cybersecurity.
Con un contributo a fondo perduto che può arrivare fino al 30%, il bando Specializzazione intelligente si pone l’obiettivo di incentivare i progetti di ricerca e sviluppo per il comparto industriale. L’agevolazione, voluta dal MIMIT, prevede anche l’erogazione di finanziamenti agevolati.
Specializzazione intelligente si rivolge a tutte le imprese del Mezzogiorno che abbiano almeno due bilanci depositati, mentre i programmi di investimento da presentare devono avere spese ammissibili con importi che oscillano da un minimo di 3 a un massimo di 20 milioni di euro.
La percentuale di fondo perduto varia in base alla dimensione dell’impresa beneficiaria, mentre la domanda può essere presentata sul sito internet del ministero a partire dal 10 luglio 2024, alle ore 10:00.
Come accade per altri finanziamenti a fondo perduto di notevole complessità, anche per Specializzazione intelligente è consigliatissimo richiedere il sostegno di un esperto di finanza agevolata (sia in fase di strutturazione della domanda, sia in rendicontazione).
Il bando Specializzazione intelligente punta a sostenere i progetti di ricerca e sviluppo industriale di importanza strategica per il sistema produttivo. L’agevolazione, pensata dal MIMIT per le regioni del Mezzogiorno, coinvolge anche istituti bancari e Cassa Depositi e Prestiti, prevedendo l’erogazione di un contributo a fondo perduto e di due finanziamenti agevolati.
Ora, è evidente che il bando Specializzazione intelligente non sia uno dei classici finanziamenti a fondo perduto, perché riguarda progetti di investimenti onerosi e, soprattutto, strategici per il comparto industriale italiano. Andiamo ora a vedere tutti i dettagli di questo bando.
Bando Specializzazione intelligente: requisiti e a chi è rivolto
Il bando Specializzazione guarda a tutte le imprese (a prescindere dalla dimensione) che siano interessate a presentare (singolarmente o in forma congiunta) un progetto di ricerca e sviluppo per l’innovazione.
Andiamo ora a vedere quali sono i requisiti che devono detenere i beneficiari del bando Specializzazione:
- Avere almeno 2 bilanci approvati all’atto della presentazione della domanda;
- Operare in regioni del Sud e delle Isole meno sviluppate: Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia;
- Presentare un progetto che preveda spese ammissibili per un ammontare totale compreso tra i 3 e i 20 milioni di euro, oltre che una durata compresa tra i 12 e i 36 mesi.
Cosa finanzia il bando Specializzazione intelligente
Purtroppo, il bando Specializzazione intelligente non finanzia ogni tipo di investimento innovativo. I richiedenti dovranno infatti presentare progetti che prevedano l’impiego di tecnologie strategiche. I settori sostenuti dal bando del MIMIT, nel dettaglio, sono i seguenti:
- Intelligenza artificiale;
- Sicurezza digitale;
- Ricerca su materiali avanzati;
- Nanotecnologia;
- Tecnologie per le scienze della vita;
- Fotonica;
- Sistemi avanzati di produzione.
Il bando Specializzazione intelligente vuole che la finalità di ogni piano di investimenti abbia il fine di realizzare nuovi prodotti, processi o servizi o, in alternativa, di migliorare sensibilmente (innovandoli) quelli già esistenti.
Bando Specializzazione intelligente: dettagli sull’agevolazione
Il bando Specializzazione intelligente prevede percentuali differenti di contributo alla spesa in base alla grandezza dell’impresa beneficiaria:
- Piccole imprese: 30%;
- Medie imprese: 25%;
- Grandi imprese: 15%.
Maggiorazioni del 10% sono previste per i richiedenti che prevedano collaborazioni e partenariati con imprese più piccole. Questo perché il bando Specializzazione intelligente tende a premiare la diffusione orizzontale dell’attività di innovazione, a vantaggio delle reti di impresa piuttosto che delle singole aziende.
Sono inoltre previsti un finanziamento agevolato di Cassa Depositi e Prestiti (pari al 50% dei costi ammissibili) e un secondo finanziamento erogato da uno degli istituti bancari aderenti.
Insomma, difficile capire se il bando Specializzazione intelligente debba essere collocato tra i contributi a fondo perduto o tra i finanziamenti agevolati, resta il fatto che la misura sia estremamente interessante anche per questa sua eterogeneità.
Bando Specializzazione intelligente: domanda e scadenze
Per partecipare al bando Specializzazione intelligente bisogna compilare e presentare la domanda di agevolazione. La procedura è disponibile a partire dal 10 luglio 2024 alle ore 10:00. Le domande, però, possono essere precompilate già a partire dal 25 giugno. Tempistiche e modalità sono state stabilite con apposito decreto il 7 maggio 2024.
Il bando Specializzazione intelligente prevede che le domande possano essere presentate anche in forma congiunta, a patto che l’importo complessivo del piano di investimento sia compreso tra i 3 e i 20 milioni di euro.
Bando Specializzazione intelligente: FAQ e info
Per il bando Specializzazione intelligente, il MIMIT ha reso disponibile alcuni indirizzi mail cui rivolgere domande e a cui chiedere info circa la presentazione dei progetti e altre problematiche:
Tutte le altre info e le FAQ relative al bando Specializzazione intelligente sono disponibili sul sito internet del Ministero delle Imprese e del Made in Italy.
Il bando Nuova Impresa 2024 è una misura della Regione Lombardia che intende finanziare le imprese di nuova costituzione con contributi a fondo perduto di importi fino a 10 mila euro. Come accade anche per Resto al Sud 2024, si tratta di uno strumento per incentivare la creazione e la crescita di nuove realtà imprenditoriali, al fine di rinfoltire il tessuto economico italiano e contrastare disoccupazione ed emigrazione. Nei paragrafi che seguono, tutti i dettagli su Nuova Impresa 2024: a chi si rivolge, cosa finanzia, quanto è possibile ottenere e quali sono le scadenze da rispettare.
Nuova Impresa 2024: chi sono i beneficiari?
Cominciamo con il vedere che requisiti servono per accedere al bando Nuova Impresa 2024. Dell’agevolazione, in effetti, possono beneficiare le seguenti categorie:
- Le MPMI (micro, piccole e medie imprese) lombarde avviate dal 1° giugno 2023;
- Gli autonomi con P. Iva individuale con domicilio fiscale in Lombardia;
- Liberi professionisti.
Cosa finanzia Nuova Impresa 2024?
Il bando Nuova Impresa 2024 copre il 50% delle spese ammissibili previste dall’impresa in fase di presentazione della domanda. Vediamo quali sono, quindi, i costi che possono essere utilizzati per conteggiare l’importo del contributo:
- Acquisto di arredi, attrezzature e strumentazioni (inclusi costi di montaggio, installazione e trasporto);
- Pagamento dei canoni di locazione della sede legale e/o operativa;
- Accesso a servizi di consulenza professionale e specialistica;
- Registrazione di marchi, brevetti e certificazioni di qualità;
- Campagne di marketing e comunicazione;
- Acquisto di software;
- Pagamento di onorari notarili.
Nuova Impresa 2024: quanto si può ottenere
Il bando Nuova Impresa 2024 prevede la concessione di un contributo a fondo perduto che copre fino al 50% delle spese ammissibili. L’importo, in ogni caso, non può superare i 10 mila euro, mentre l’investimento minimo per ottenere l’agevolazione deve essere pari a 3 mila euro.
Nuova Impresa 2024 dispone di una dotazione finanziaria generosa, pari a 4 milioni 407 mila euro.
Nuova Impresa 2024: le scadenze
Il bando Nuova Impresa 2024 è attivo dal 28 maggio 2024. Le domande per accedere all’agevolazione possono essere presentate fino al 15 aprile 2025 alle ore 15:00.
Per questo e altri contributi a fondo perduto, è consigliabile richiedere sempre l’aiuto di un consulente che possa accompagnare il beneficiario nella fase di presentazione della domanda e di impiego dei fondi ottenuti.
Se si è alla ricerca di finanziamenti a fondo perduto, tra le tante realtà da attenzionare c’è sicuramente Simest, la società del Gruppo Cassa Depositi e Prestiti nato per incentivare l’internazionalizzazione delle imprese italiane. I finanziamenti Simest, in effetti, sono molto apprezzati e da poco la società ha annunciato l’arrivo di alcuni nuovi bandi che vale la pena approfondire.
Finanziamenti Simest: cos’è e di cosa si occupa
Prima di approfondire i principali finanziamenti Simest, è importante capire qualcosa in più di questo ente, che ha come azionista di maggioranza Cassa Depositi e Prestiti (76%) e come azionisti di minoranza un nutrito gruppo di banche e associazioni (24%).
Gestendo sia risorse proprie che fondi pubblici, Simest ha come principale obiettivo l’internazionalizzazione delle imprese italiane e la loro espansione sui mercati internazionali.
Cos’è Simest
Nata nel 1991, Simest è la società del Gruppo CDP che ha come focus l’internazionalizzazione delle imprese italiane. Come già detto, Cassa Depositi e Prestiti la controlla al 76%. Si tratta, insomma, di una realtà nata con lo scopo di accrescere la competitività del tessuto imprenditoriale italiano. Ecco perché è sempre importante essere aggiornati sui principali finanziamenti Simest.
Simest: cosa fa
Nel prossimo paragrafo andremo ad elencare quelli che sono i principali finanziamenti Simest, ora però vediamo in modo più dettagliato di cosa si occupa la società.
Intanto va detto che Simest svolge numerose attività di tutoraggio che accompagnano le aziende italiane verso l’internazionalizzazione: dagli studi di fattibilità iniziali, fino ad arrivare agli investimenti veri e propri. Molti (e apprezzati), infatti, sono i finanziamenti Simest internazionalizzazione (per lo più si tratta di finanziamenti agevolati, ma è possibile trovare anche contributi a fondo perduto).
Finanziamenti Simest: i bandi più importanti
Basta navigare sul sito web della società per scoprire quali siano i principali filoni in cui si raccolgono i finanziamenti Simest:
- Finanziamenti Agevolati Internazionalizzazione;
- Finanziamenti agevolati Simest in favore dell’export colpito dalla crisi in Ucraina;
- Agevolazioni straordinarie per le imprese esportatrici dei territori colpiti dagli eventi alluvionali del 2023;
- Finanziamenti Agevolati con risorse del PNRR;
- Agevolazioni per il comparto fieristico penalizzato dalla pandemia.
Finanziamenti Simest: Transizione Digitale e/o Ecologica
Tra i nuovi finanziamenti Simest spicca senza dubbio Transizione Digitale e/o Ecologica. Si tratta, per essere precisi, di un finanziamento agevolato in regime de minimis che, com’è facile intuire, nasce per stimolare gli investimenti per la transizione digitale e green delle aziende italiane presenti sui mercati internazionali.
Transizione Digitale e/o Ecologica: beneficiari
Per accedere al bando Transizione Digitale e/o Ecologica le imprese beneficiarie devono aver realizzato almeno il 10% del proprio fatturato dell’ultimo anno all’estero (3% per le PMI). Devono inoltre aver depositato almeno 2 bilanci.
Transizione Digitale e/o Ecologica: l’agevolazione
Il bando Transizione Digitale e/o Ecologica prevede un finanziamento agevolato della durata di 6 anni (di cui 2 anni di preammortamento) che copre massimo il 35% della media dei fatturati degli ultimi due anni. L’importo minimo finanziabile, comunque, non può essere in nessun caso inferiore a 10 mila euro.
Come per altri finanziamenti Simest, anche in questo caso è possibile, con specifici requisiti, ottenere anche una quota di finanziamento a fondo perduto (fino al 10%). Il finanziamento viene erogato in tre scaglioni:
- 25% di anticipo;
- 25% a un anno dalla stipula;
- 50% a rendicontazione.
Transizione Digitale e/o Ecologica: spese finanziabili
Prima di concludere, vediamo come il bando Transizione Digitale e/o Ecologica ammetta un gran numero di spese finanziabili: dall’acquisizione di hardware e software agli interventi di efficientamento energetico, da blockchain e cybersecurity all’ottenimento delle certificazioni ambientali.
Finanziamenti Simest: Certificazioni e Consulenze
Altra interessante new entry tra i finanziamenti Simest è il bando Certificazioni e Consulenze. Andiamo a vedere, anche se in modo estremamente sintetico, come funziona questo nuovo contributo.
Intanto bisogna dire che ci troviamo di fronte a un altro finanziamento agevolato in regime de minimis che serve a sostenere le aziende che investono in certificazioni di prodotto e di sostenibilità. Ma il bando si occupa anche di spingere le imprese verso servizi di consulenza per la realizzazione di progetti di innovazione e internazionalizzazione.
Bando Certificazioni e Consulenze: a chi è rivolto
Certificazioni e Consulenze si rivolge a tutte le imprese italiane (a prescindere dalla dimensione) che abbiano depositato almeno 2 bilanci.
Bando Certificazioni e Consulenze: come funziona
L’agevolazione del bando Certificazioni e Consulenze viene erogata in due tranche (25% di anticipo e 75% ad avvenuta rendicontazione). L’importo, calcolato sul 20% del fatturato medio dell’ultimo biennio, può andare da un minimo di 10 mila a un massimo di 500 mila euro. La durata, infine, è pari a 4 anni, di cui 2 di preammortamento.
Bando Certificazioni e Consulenze: cosa finanzia
Il bando Certificazioni e Consulenze finanzia attività di consulenza per l’internazionalizzazione, spese per l’ottenimento di certificazioni ambientali e di prodotto, formazione su processi per l’export e per l’innovazione.
Il Piano Transizione 5.0 è un’agevolazione MIMIT (Ministero delle Imprese e del Made in Italy) finanziata con 6,3 miliardi di euro. Un bando (ancora da ultimare nei dettagli) che non rientra propriamente tra i finanziamenti a fondo perduto perché funziona attraverso il meccanismo del credito d’imposta. Si tratta, quindi, più che altro, di un bonus fiscale.
L’obiettivo del Piano Transizione 5.0 è quello di incentivare gli investimenti nella transizione green, con un focus particolare sul tema del risparmio energetico. La bozza di decreto, infatti, prevede che i consumi dell’impresa beneficiaria dovranno essere monitorati da valutatori esterni prima e dopo l’intervento, per accertare l’avvenuta riduzione dei consumi di almeno il 3%.
Andiamo ora a scoprire meglio cosa contiene la bozza del Piano Transizione 5.0: chi può accedervi, quali sono le tempistiche, quanto è possibile ottenere e che interventi possono essere finanziati.
Piano Transizione 5.0: chi può beneficiarne
Il Piano Transizione 5.0 è un bando estremamente inclusivo. Possono infatti ottenere l’agevolazione tutte le imprese, indipendentemente dal settore economico in cui operano e dalla dimensione. Per la mole di investimento richiesto, però, è evidente che a beneficiare del Piano Transizione 5.0 saranno principalmente le grandi imprese che operano in Italia.
Piano Transizione 5.0: quali sono gli interventi ammissibili
Il Piano Transizione 5.0 agevola gli investimenti volti a ridurre i consumi energetici. Il bando, infatti, si concentra soprattutto sulla finalità dell’intervento, consentendo di finanziare un gran numero di investimenti:
- Acquisizione di beni strumentali per l’autoproduzione di energia;
- Formazione dei dipendenti;
- Acquisizione di software per il monitoraggio dei consumi energetici.
L’importante, come si è detto, è che dopo il piano di investimento l’impresa abbia ridotto i consumi della sua unità produttiva di almeno il 3%.
Piano Transizione 5.0: quanto è possibile ottenere
Il Piano Transizione 5.0 prevede un credito d’imposta che viene calcolato incrociando due differenti dati: la mole dell’investimento effettuato dall’impresa e la percentuale di riduzione del consumo energetica ottenuta dopo l’intervento.
In generale, la percentuale di credito di imposta del Piano Transizione 5.0 può oscillare da un minimo del 5%, fino a un massimale del 45%.
Piano Transizione 5.0: quali sono le scadenze da rispettare
È presto per parlare di scadenze. La stesura definitiva del Piano Transizione 5.0 è ancora in corso d’opera. Certo è, però, che per agevolazioni come questa è opportuno richiedere l’aiuto di un consulente esperto in finanza agevolata.
Con il bando Fondo perduto Innovazione Digitale 2024 la Camera di Commercio dell’Emilia vuole incentivare la digitalizzazione delle MPMI del territorio attraverso l’erogazione di contributi a fondo perduto fino a 10 mila euro. Con uno stanziamento di risorse pari a 750 mila euro, l’agevolazione si inserisce a pieno titolo tra i finanziamenti a fondo perduto per l’industria 4.0.
In questa breve scheda tutte le info utili su come accedere al Fondo perduto Innovazione Digitale 2024, cosa è possibile finanziare con il contributo, quali requisiti bisogna possedere per rientrare tra i beneficiari della misura e quali scadenze bisogna rispettare.
Fondo perduto Innovazione Digitale 2024: beneficiari
Facilissimo individuare quali siano i requisiti da possedere per beneficiare del Fondo perduto Innovazione Digitale 2024: basta essere una MPMI (micro, piccola e media impresa) con sede legale e/od operativa nel territorio su cui insiste la competenza della Camera di Commercio dell’Emilia.
Fondo perduto Innovazione Digitale 2024: che finanzia
Cosa può essere finanziato con i 10 mila euro del Fondo perduto Innovazione Digitale 2024? Proviamo a fare un elenco che renda l’idea degli interventi che è possibile realizzare grazie a questa agevolazione:
- Soluzioni per la stampa 3D;
- Implementazione di tecnologie per realtà aumentata e esperienza immersiva;
- IoT;
- Cyber security e soluzioni di sicurezza digitale in generale;
- Intelligenza artificiale;
- Blockchain;
- Soluzioni per l’analisi dei big data;
- Sistemi di e-commerce;
- Software gestionali;
- Quantum computing;
- Sistemi di prototipazione rapida;
Il Fondo perduto Innovazione Digitale 2024 prevede comunque che le spese debbano essere interamente sostenute a partire dal 1° maggio 2024 e comunque fino al 30 aprile 2025.
Fondo perduto Innovazione Digitale 2024: l’agevolazione
Il contributo a fondo perduto previsto dal bando Innovazione Digitale 2024 della CCIAA dell’Emilia copre il 50% (al netto dell’IVA) dei costi sostenuti per l’investimento fino a un massimo di 10 mila euro. Per quel che riguarda l’investimento minimo finanziabile, invece, questo deve sempre essere pari ad almeno 5 mila euro.
Il Fondo perduto Innovazione Digitale 2024 prevede anche un bonus di 250 euro per le aziende che sono in possesso del rating di legalità al momento della concessione del contributo.
Fondo perduto Innovazione Digitale 2024: scadenze
Il bando Fondo perduto Innovazione Digitale 2024 della Camera di Commercio dell’Emilia è attivo dal 25 giugno 2024 (alle ore 10:00), fino al 10 settembre 2024 alle ore 16:00. Moduli e dettagli sulla presentazione della domanda sono sul portale web della CCIAA. Inoltre, se sei interessato, dai un’occhiata agli altri finanziamenti Regione Emilia Romagna disponibili sul nostro sito.
Il bando Impresa Possibile della Regione Puglia nasce per incentivare la creazione di nuove imprese sociali o il rafforzamento di quelle già esistenti. Parliamo di un’agevolazione che eroga contributi a fondo perduto fino a 200 mila euro e che arriva a coprire anche il 100% dei costi sostenuti per la nascita di nuove MPMI.
Una misura che dispone di una dotazione finanziaria importante (7 milioni di euro) e che sarà certamente apprezzata e sfruttata. Andiamo ora a vedere chi può partecipare al bando Impresa Possibile, quanto è possibile ottenere, quando inviare la domanda e che interventi si possono finanziare.
Bando Impresa Possibile: i soggetti beneficiari
Il bando Impresa Possibile Regione Puglia è aperto alle MPMI (micro, piccole e medie imprese), alle cooperative sociali o ai cittadini che, all’atto della presentazione della domanda, si impegnino a costituire una cooperativa o un’impresa sociale.
Bando Impresa Possibile: cosa va a finanziare
L’aspetto più interessante del bando Impresa Possibile della Regione Puglia è che finanzia un gran numero di attività. Tradotto: beneficiando dell’agevolazione, si potrà coprire un gran numero di costi. Andiamo a vedere quali sono i principali:
- Opere edili (ristrutturazione, riqualificazione) dell’immobile o dei locali sede del progetto;
- Acquisto di arredi, attrezzature e macchinari;
- Acquisizione di veicoli targati;
- Consulenze tecniche, specialistiche, amministrative;
- Sostenimento di spese notarili;
- Acquisizione del suolo;
- Acquisizione di brevetti e licenze software;
- Digitalizzazione e sviluppo di piattaforme digitali.
Bando Impresa Possibile: quanto è possibile ottenere
Il bando Impresa Possibile, che rientra nell’ambito dei finanziamenti a fondo perduto, va a coprire le spese ammissibili di progetti per l’avvio o il rilancio di imprese a carattere sociale con contributi a fondo perduto fino a 200 mila euro (a copertura del 100% dei costi per le nuove imprese e fino all’80% per quelle già esistenti).
Non tutti i progetti, però, sono finanziabili. Il bando Impresa Possibile Regione Puglia, infatti, si rivolge solo a progetti di investimento che vanno da un minimo di 10 mila a un massimo di 250 mila euro.
Le scadenze del bando Impresa Possibile
Attivato il 5 aprile 2024, il bando Impresa Possibile rimarrà aperto fino ad esaurimento fondi e quindi fino a nuova definizione dell’Ente finanziatore (con preavviso di 60 giorni). Più info sull’agevolazione sono disponibili sul sito web della Regione Puglia.
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