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Tra gli effetti economici più drammatici dell’emergenza da Covid 19, non vi è stata purtroppo solo la perdita di molti posti di lavoro in diversi settori, tra cui turismo e ristorazione, ma anche la chiusura definitiva dell’attività di piccole imprese già in difficoltà.  In questo contesto,  la spirale dei debiti accumulati e la mancanza di possibilità concrete per ripagarli, ha spinto molte famiglie nel tunnel dell’usura. Vediamo come affrontare la situazione se si è finiti nella rete dei prestiti illegali e come uscire dalla trappola dell’usura

Solo poche settimane fa il ministero dell’Interno e l’Associazione bancaria italiana (Abi), hanno sottoscritto al Viminale l’“Accordo quadro per la prevenzione e il contrasto del fenomeno dell’usura”, che ha aggiornato i contenuti di una precedente alleanza siglata nel 2007.  Alla base della scelta di rinnovare questa collaborazione vi è la necessità di contrastare una piaga già diffusa in Italia ma che ha trovato terreno ancora più fertile a seguito della pandemia. 

Come e perché si diventa vittime

Agli usurai ci si rivolge non solo per  affrontare emergenze familiari, ma anche per ottenere finanziamenti da utilizzare per mantenere in vita la propria impresa. 

Purtroppo si può diventare vittime in vari modi, anche in modo inconsapevole:

  •  avviando un’attività senza disporre di adeguati capitali  iniziali, senza avere un piano di crescita dei ricavi ma basandosi unicamente sul denaro ricevuto in prestito dalla banca;
  •  ampliando l’attività aziendale senza disporre di adeguate risorse economiche;
  • quando le uscite sono superiori alle entrate e si mantiene un tenore di vita che richiede spese superiori al reddito disponibile
  •  quando il livello di indebitamento è talmente elevato da non poter più essere sostenibile e i creditori non accettano più pagamenti rateizzati
  •  quando la passione per i giochi a premi o d’azzardo diventa una vera e propria dipendenza ( e si trasforma in un “ludopatia”).  

Chi ricorre al prestito ad usura, perché non può accedere a un prestito personale, ricorrere a un fido presso la propria banca, o rinviare ulteriormente pagamenti già scaduti, trova un sollievo immediato che è solo apparente. La realtà è che l’importo da restituire, per via degli interessi richiesti da chi presta il denaro in modo illegale, diventerà nel giro di breve tempo molto più elevato di quanto ricevuto inizialmente. Il sollecito da parte degli “strozzini” è solitamente accompagnato da minacce, anche fisiche, ed espone a seri pericoli tutta la famiglia di chi si è indebitato.

Cosa fanno gli usurai?

L’usura si può nascondere anche in contesti apparentemente legali, come nel caso di attività  che sembrano di finanziamento, ma che, invece, nascondono finalità illecite. Come si riconoscono?

Il primo suggerimento è quello di diffidare sempre di chi propone soluzioni che appaiono rapide ed  informali, al di fuori degli ordinari circuiti del credito. Come ad esempio il “classico” usuraio di quartiere: assume spesso il ruolo del “benefattore”, si presenta in modo amichevole e svolge la sua  attività in un ambito ristretto e con soggetti ben conosciuti.  Vi sono situazione in cui l’usuraio ci viene presentato da amici oppure si tratta di un conoscente frequentato per motivi di lavoro o di buon vicinato. È questa la situazione più pericolosa perché di fatto la sua appartenenza alla sfera personale, anche se “allargata” porta ad abbassare la guardia.

Nelle sale da gioco invece si può incontrare “l’usuraio di giornata” , che approfitta dell’immediata necessità di chi vuole subito rifarsi di una perdita proseguendo impulsivamente a giocare d’azzardo, accettando il costo giornaliero del raddoppio della somma ricevuta in prestito.

Non appena la vittima “cade nella rete”, l’usuraio inizia, anche con l’ausilio di  tecniche intimidatorie, a pretendere la restituzione del denaro prestato, applicando tassi di  interesse elevatissimi, calcolati su base mensile, settimanale e, a volte, anche giornaliera. 

Il Decalogo antiusura

La Prefettura di Brescia  in collaborazione con la Polizia Di Stato, l’Arma dei Carabinieri e la Guardia di Finanza ha messo a punto un decalogo che può aiutare a prevenire le situazioni a rischio.

1. In caso di rifiuto di un prestito in banca, è sempre opportuno chiedere la motivazione. A volte sufficiente  concordare modifiche alle condizioni previste per riuscire a sbloccare la concessione del  finanziamento.

2. Denuncia subito se, a seguito del rifiuto di un finanziamento da parte di una banca o di una società autorizzata, qualcuno ti indica altri soggetti privati cui rivolgerti.

3. Leggi con attenzione tutte le clausole contrattuali quando ti viene concesso il credito. Sia i  tassi di interesse che ti vengono proposti, sia le tutte le altre condizioni che possono essere  contrattate.

4. Cerca di concordare sempre un piano di rientro se improvvisamente la banca ti chiede il  rimborso del credito.

5. Quando ti rivolgi ad una società finanziaria assicurati che sia abilitata a esercitare il credito.  Assicurati sempre che tutte le condizioni siano scritte sul contratto.

6. Non rivolgerti mai, per nessuna ragione, a chi ti offre denaro in prestito con rapide procedure chiedendoti in cambio interessi elevati o altre pesanti condizioni. Non fidarti di chi non  specifica il tasso d’interesse applicato.

7. Rivolgiti ad un Consorzio fidi o alla Fondazione antiusura più vicina alla tua città se nessuna banca o finanziaria è in grado di garantirti un prestito.

8. Trascrivi sempre tutti i movimenti di contante e di titoli: possono essere decisivi come prova del tuo sfruttamento usuraio. Quando ti incontri con l’usuraio cerca di registrare le  conversazioni o di avere testimoni.

9. Fai valere i tuoi diritti: l’usuraio non può presentare istanze di fallimento contro di te e non sono dovuti interessi se  viene accertato il rapporto usuraio. Un’azione  civile può essere sospesa quando è pendente un procedimento penale per usura.

10. Denuncia il prima possibile e non restare mai solo: cerca il sostegno delle Forze dell’Ordine, di  un’Associazione di categoria, di un’Associazione antiracket o di una Fondazione o  Associazione antiusura.

Come denunciare un usuraio?

La regola principale per contrastare questa piaga è quella di non perdere mai tempo: prima viene fatta la denuncia e maggiori sono le possibilità di tornare alla  vita normale.

Gli usurai fanno leva sul senso di vergogna di chi si è fidato di loro:  è importante non restare soli ma rivolgersi alle Istituzioni e alle Associazioni di categoria.

Chi è  già caduto nelle mani degli usurai deve presentare la denuncia  presso l’Autorità Giudiziaria o presso qualsiasi presidio delle Forze di Polizia. Le minacce e le ritorsioni messe in atto dagli strozzini possono solo aumentare nel corso del tempo.

Vale la pena di ricordare che la denuncia, oltre a consentire alle Forze dell’Ordine di svolgere  le indagini finalizzate all’individuazione e persecuzione dei responsabili, costituisce il primo e indispensabile requisito per accedere agli appositi fondi prevenzione e di solidarietà messi a  disposizione dallo Stato per le vittime di tali reati.  Per conoscere le modalità di accesso a tali fondi è possibile rivolgersi alla Prefettura della propria Provincia.

Come combattere l’usura?

Lo Stato ha approvato due importanti leggi – la 108/1996 e la 44/1999 – che operano una fondamentale distinzione tra prevenzione del fenomeno e solidarietà per le vittime. Nel primo caso si tenta di evitare il ricorso all’usura mentre nel secondo l’obiettivo è quello di liberare la vittima e punire l’usuraio.

A tal fine sono stati istituiti due Fondi: Fondo di prevenzione del fenomeno dell’usura e il Fondo di solidarietà per le vittime dell’usura e dell’estorsione.

Il Fondo di prevenzione istituito presso il ministero dell’Economia e delle Finanze (introdotto dall’ex art. 15 della Legge sull’Usura n.108/1996) mette a disposizione dei Confidi (strutture consortili e cooperative formate, a livello locale, da rappresentanti delle categorie economiche e produttive) e delle Fondazioni antiusura  somme di denaro per garantire alle banche i prestiti concessi ai soggetti in difficoltà: i  Confidi si occupano degli operatori economici, mentre le Fondazioni antiusura si occupano di  singoli e famiglie.

In particolare, gli operatori economici (artigiani, commercianti, piccoli imprenditori, ecc…)  possono rivolgersi ai Confidi che abbiano costituito i fondi speciali antiusura.  Le famiglie ed i singoli possono, invece, indirizzarsi alle Fondazioni antiusura, riconosciute ed  iscritte in un apposito elenco del Ministero dell’Economia e delle Finanze.

Chi ha subito danni, alla persona o alla propria impresa, a causa del racket o dell’usura può ricevere, a titolo di risarcimento, un contributo del Fondo di solidarietà per le vittime dell’usura e dell’estorsione istituito presso il ministero  dell’Interno.

Il Fondo mette a disposizione degli operatori economici, commercianti, artigiani e liberi professionisti  che hanno denunciato gli usurai un mutuo senza interessi da restituire al massimo in dieci  anni, il cui importo è commisurato agli interessi usurari  effettivamente pagati e, in casi di particolare gravità, può tenere conto anche di ulteriori  danni subiti.  La richiesta di accesso al fondo va fatta al Prefetto della Provincia in cui si sono svolti i fatti  entro 180 giorni dalla data della denuncia.

I requisiti per ottenere il mutuo sono:

  • esercitare una attività imprenditoriale, commerciale, artigianale o comunque economica, ovvero libera arte o professione;
  • essere vittime del delitto di usura, con lo status di parte offesa nel relativo procedimento  penale;
  •  assenza di condanne per il reato di usura o di misure di prevenzione personale;
  • non essere indagato o imputato per il reato di usura.

Sostegno a vittime dell’usura

In ogni Prefettura è presente un referente, pronto a fornire informazioni e a dare sostegno nella preparazione della domanda per accedere al Fondo di solidarietà.  Per  presentare l’istanza, la vittima di usura può essere assistita anche dalle Associazioni antiracket e dalle Fondazioni e/o Associazioni antiusura, attive sia in ambito nazionale che in  sede locale, iscritte in un apposito registro della Prefettura.

 

 

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