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I debiti della Capitale

Via libera al decreto Crescita da parte del Consiglio dei ministri, dopo una lunghissima e tesa riunione. La norma per trasferire allo Stato i debiti del Comune di Roma, caldeggiata dal M5S e contestata dalla Lega, è passata, ma è stata rimaneggiata in gran parte. Nel decreto, nel corso dell’esame, potrebbe entrare anche la riforma del regime di dissesto dei Comuni. Dal decreto il governo attende un’accelerazione della crescita economica del 2019 allo 0,2%. Tra le misure sulle quali c’è intesa ci sono i rimborsi ai risparmiatori truffati dalle banche, con un tetto di reddito più alto per i rimborsi automatici, la mini-Ires sugli utili reinvestiti dalle imprese, la deduzione dell’Imu sui capannoni, il rinnovo del super ammortamento, la rottamazione delle tasse locali.


Il paracadute della discordia per 12 miliardi

Sarà il Parlamento, nel corso dell’esame del decreto crescita, a mettere a punto le norme per l’eventuale passaggio del debito di Roma Capitale dal Commissario, che oggi lo gestisce, al Tesoro. Il Consiglio dei ministri ha approvato solo il primo e l’ultimo comma dell’articolo voluto dal M5S e contestato dalla Lega. Resta dunque la cornice, ma tutti i passaggi dell’operazione devono essere definiti, e sarà sempre il Parlamento ad inserire le norme per riformare il regime del “dissesto” , chieste dalla Lega, per tutti i municipi.
Il debito accertato del Campidoglio è di 12 miliardi di euro, e dal 2008 è gestito da un Commissario, che per rimborsarlo utilizza ogni anno 300 milioni dello Stato e 200 messi a disposizione dal Comune, grazie alle addizionali Irpef e alla tassa sui biglietti aerei. Un sistema messo in crisi dal profilo sfasato degli incassi e dei pagamenti del Commissario, che dal 2021 rischia di trovarsi senza risorse per far fronte agli impegni.
Da qui l’idea di trasferire il grosso del debito (quello finanziario, pari a circa 9 miliardi di euro su 12 complessivi) direttamente al Tesoro che potrebbe ridurne l’importo rinegoziando i prestiti con le banche (e in particolare con la Cassa Depositi e Prestiti, che è pubblica). Con un risparmio potenziale di 2,5 miliardi, sostengono i 5S che non nascondono la speranza di poter ridurre anche il contributo del Comune al Commissario, e dunque tagliare le tasse ai cittadini di Roma.
La revisione del regime sulle difficoltà finanziarie dei Comuni, sono circa 500 quelli coinvolti, trae spunto anche da una sentenza della Consulta che ha bocciato la possibilità di spalmare i debiti degli enti locali in un periodo che arriva anche a trent’anni. Il sistema sarebbe superato con la definizione di piani individuali di rientro direttamente tra il governo e i Comuni in difficoltà, tagliando fuori, di fatto, la Corte dei Conti.

Crac banche, cresce il gruppo dei rimborsati

«L’urgenza è cominciare a rimborsare da subito chi è in maggiore difficoltà, so che ci sono ulteriori interlocuzioni sia a Roma che a Bruxelles per arrivare in casa di più persone possibili però stasera esce una norma che inizia ad aiutare le persone». Così il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, ieri sera ha anticipato che nel decreto Crescita ci saranno le norme sui rimborsi ai 300 mila risparmiatori che avevano comprato azioni o obbligazioni delle banche saltate. Per superare il divieto della Ue a rimborsi per tutti (previsto nella manovra 2019), viene introdotto il «doppio binario»: rimborsi automatici per chi ha un reddito sotto i 35 mila euro o investimenti mobiliari fino a 200 mila, dando per assodato che siano state vittime di vendita fraudolenta di titoli; per gli altri servirà un arbitrato ma «semplificato», con fattispecie tipizzate di violazione delle norme sul risparmio, davanti a una commissione di 9 membri. Lo stanziamento è di 1,5 miliardi in tre anni, attingendo ai conti dormienti.

Incentivi: sconti Imu e prestito per Alitalia

Nel decreto figurano una serie di misure che dovrebbero, secondo l’esecutivo, concorrere a sostenere la crescita. A partire dalle agevolazioni per le imprese che investono in beni strumentali nuovi con reintroduzione, da aprile fino alla fine del 2019, del super ammortamento al 130% degli investimenti a eccezione di autovetture, immobili, attrezzature di lunga durata e beni immateriali. Finisce il regime della mini Ires al 14%, sostituito però da un’aliquota agevolata al 22,5% (anziché al 24%) nel 2019, al 21,5% per il 2020; al 20,5% per il 2021 e al 20% dal 2022. Lo sconto si applica sugli utili di esercizio reinvestiti in azienda. Con il decreto la deducibilità Imu sui capannoni sale dal 40 al 60% nel 2019. Sul versante Alitalia è prevista una norma che estende a tempo indeterminato il prestito ponte di 900 milioni di euro, accordato due anni fa alla ex compagnia di bandiera. La misura stabilisce inoltre la possibilità da parte del governo di investire nel rilancio di Alitalia convertendo in capitale gli interessi del prestito finora maturati.





 

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