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“I dati diffusi dalla Fim Cisl sulla crisi dell’automotive ci dicono due cose. Primo, che la situazione sta per esplodere, secondo, che non c’è più tempo perché vanno prese decisioni drastiche, una su tutte: zone cuscinetto per le province di Frosinone, Latina e Rieti, confinanti con aree che possono usufruire dei benefici della Zes. Partiamo dalla situazione di Stellantis, con riferimento alle cifre dei primi nove mesi del 2024. Nello stabilimento laziale di Cassino sono state prodotte 19.710 auto, il 47,7% in meno rispetto all’anno precedente. Si tratta in assoluto del risultato peggiore nella storia della fabbrica di Piedimonte San Germano”.  Lo scrive, in una nota, *Enrico Coppotelli, segretario generale Cisl Lazio*.   “Nel 2017 i volumi di macchine prodotte erano 5 volte superiori. Sette anni fa gli addetti erano 4.500, ora sono 2.580, 600 dei quali con un contratto di solidarietà. Si lavora su un unico turno. Dalle linee dello stabilimento di Piedimonte escono le Alfa Romeo Stelvio (53%), la Giulia (20%), la Maserati Grecale (27%). A Cassino è stata assegnata la piattaforma STLA large, per le nuove Stelvio e Giulia elettriche. Si partirà nella seconda metà del 2025, poi 2026 e 2027. Ma si rischia che sia troppo tardi e bene ha fatto la Fim Cisl a chiedere un anticipo sul lancio dei nuovi modelli, anche per limitare l’utilizzo degli ammortizzatori sociali che stanno per finire. È una situazione difficile e allarmante, anche perché bisognerà chiedere ammortizzatori sociali in deroga e nulla è scontato. Per non parlare dell’indotto. È in gioco una fetta determinante del sistema occupazionale e produttivo della Ciociaria. La crisi di Stellantis riguarda tutti i siti, ma non può valere la regola del “mal comune, mezzo gaudio”. E anche se l’automotive flette a livello europeo ed internazionale, nel Basso Lazio l’economia si regge interamente su questo settore. Poi c’è il tema che riguarda l’intero sud della Regione, vale a dire le province di Latina e Frosinone – prosegue Coppotelli -. Negli ultimi tre anni il numero di imprese attive è diminuito sia a Frosinone (-1,9%) che Latina (-1,2%). Ma mentre a Latina il fatturato delle aziende è cresciuto, a Frosinone è crollato del 42%. Brutte notizie anche dall’export: Frosinone -13,97%, Latina – 8,62%. Dati che si ripercuotono sull’occupazione.  A Frosinone il tasso di disoccupazione è del 10,5%, a Latina del 9,1%. Frosinone e Latina insieme costituiscono il 20,6% della popolazione laziale, un tessuto imprenditoriale di quasi 100.000 imprese.  Per questi motivi pensiamo vada costituita, anche in fretta, una Zes speciale, ossia una zona ‘cuscinetto’, con un regime sperimentale di attivazione, sia di carattere fiscale che amministrativo-infrastrutturale. Su questo tema, abbiamo riscontrato risposte positive alla nostra proposta, ma è arrivato il momento di accelerare, di fare presto (e bene), di dare una spinta decisiva. E soprattutto concreta.  La Zona Economica Speciale comprende otto regioni: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia e Sardegna. Il Lazio non è stato inserito. I benefici della Zes, vogliamo ricordarlo ancora, sono enormi: autorizzazione unica per l’avvio delle attività produttive per le imprese, sia per quelle già operative che per quelle che vorranno insediarsi. Inoltre, è previsto un contributo emesso sotto forma di credito di imposta, nella misura massima consentita “dalla Carta degli aiuti a finalità regionale 2022-2027”. E per la concessione dell’agevolazione vengono riconosciute valide le spese effettuate (perfino in leasing o con altri contratti di locazione finanziaria) di macchinari, impianti e attrezzature a servizio di strutture produttive, anche in questo caso sia già esistenti che di nuovo impianto. Il credito di imposta viene commisurato alla quota del costo complessivo dei beni acquistati o, nel caso di investimenti immobiliari, di 100 milioni di euro. Va specificato, comunque, che non sono agevolabili i progetti di investimento di importo inferiore a 200.000 euro. Le province di Latina, Frosinone e Rieti confinano con territori strategici dell’Abruzzo, del Molise, e della Campania. Il rischio della completa desertificazione industriale (già in atto) è enorme. E se nel Lazio crolla il settore dell’automotive (i segnali sono estremamente negativi), ci saranno conseguenze occupazionali e sociali difficilmente fronteggiabili. Siamo sull’orlo del baratro e stiamo già affrontando una tempesta perfetta. Occorrono i fatti. Anzi, i provvedimenti. Immediatamente”.

 

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