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Dopo lo strappo di Giuseppe Conte (l’altra sera nel salotto di Bruno Vespa), il Pd ribolle. Ai dem non va affatto giù la scelta dell’ex premier: cancellare il campo largo, uscire dalle coalizioni per il voto in Liguria, Umbria ed Emilia per non voler dividere la stessa casa con i renziani. Ma sui territori da entrambi i partiti la fatwa di Conte non dovrebbe cambiare le carte in tavola. E se l’altra sera le parole del leader grillino hanno scatenato una certa rabbia, da ieri si è passati alla decisione di non rispondere.

Se non con la calma e con il sangue freddo. Come fa, per primo, il sindaco Gaetano Manfredi che guida una giunta di campo largo con Pd, Iv ed M5s. «Credo che si parli troppo di persone e poco di progetto politico. Il problema non è Renzi si, Renzi no. Il problema è che un fronte di centrosinistra, che può essere largo o stretto, deve avere un componente riformista e moderato che è indispensabile dal punto di vista. del contributo culturale programmatico e politico. Io invece vedo solo discorsi sulle persone che poi è quello che ai cittadini non interessa», ragiona l’ex rettore mostrando una certa tranquillità.

Il caso Campania 

D’altronde in questa regione non dovrebbe modificarsi nessun assetto. E nessuno ha voglia di farlo. Anzi. In sintesi, tutto rimane così come è: a palazzo San Giacomo come a Santa Lucia. «Da Renzi ci separano molte cose. Lui voleva raccogliere le firme per abolire il reddito di cittadinanza mentre noi, in Consiglio regionale, abbiamo depositato una legge per istituire nuovamente la misura in Campania. Le parole del presidente Conte fanno chiarezza», premette il consigliere regionale grillino Gennaro Saiello chiarendo come gli attuali assetti non saranno modificati. «In Regione gli equilibri non cambiano: il Pd e Italia Viva sono in maggioranza, noi all’opposizione. Ciononostante, l’appartenenza a schieramenti diversi non ci impedisce di collaborare su temi e battaglie che condividiamo. A Napoli, ad esempio, con il Pd – puntualizza – governiamo la città e abbiamo raggiunto risultati notevoli, ma è necessario che sussistano e permangano obiettivi e programmi comuni».

Stesso ragionamento che fanno dal Pd. «Dividere le forze d’opposizione significa voler fare un regalo alla destra. A Napoli e in tantissimi comuni della provincia siamo riusciti a costruire un campo in cui il Pd è la forza centrale di una coalizione che va dal movimento 5 stelle fino alle forze che facevano parte del terzo polo. Questa impostazione – spiega Marco Sarracino, deputato dem e responsabile Sud della segreteria nazionale – è stata determinante non solo per vincere le elezioni ma anche per governare positivamente e cambiare il destino di molte comunità. Per questo continueremo ad essere testardamente unitari sapendo che il cosiddetto “modello Napoli”, sarà riprodotto anche nei prossimi appuntamenti elettorali».

E così Peppe Annunziata, segretario metropolitano del Pd: «Non ho timori di ripercussioni sul piano locale. Già trovo illogica la mossa di Conte, sarebbe assurdo modificare o scompaginare le amministrazioni che guidiamo assieme. A cominciare dal Comune di Napoli». Per la la Regione, invece, si vedrà. Le elezioni infatti sono dietro l’angolo e l’unica cosa certa rimane il no dei grillini e di una parte del Pd al terzo mandato di Vincenzo De Luca. E non è passato inosservato, l’altro giorno, l’uscita dell’ex ministro Sergio Costa che non esclude la candidatura a candidato governatore: «Sono a disposizione della mia Regione, ma non alzerò mai la voce, non farò mai a sgomitate per una funzione che deve nascere dal basso».



 

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