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Nomen omen, dicevano i latini. E non si può certo dire che abbia fatto cadere tutti i birilli, Crowdstrike, nella notte tra giovedì 18 luglio e venerdì 19 luglio, quando, effettuando un aggiornamento di sistema, ha letteralmente mandato in crash oltre 8,5 milioni di dispositivi Microsoft in tutto il mondo, lasciando a terra migliaia di voli, tenendo fermi treni, congelando gli indici dei mercati finanziari, mandando nel caos holding mediatiche come l’australiana Abc, la britannica SkyNews UK o la francese Canal+. O servizi sanitari come l’Nhs britannico. Un millennium bug a scoppio ritardato che ha posto l’accento su quanto sia importante riuscire a governare i sistemi, evidenziando quanto il digitale sia pervasivo nella nostra realtà. 

Non si può tornare indietro, occorre «Investire nel digitale per rafforzare le fondamenta della nostra economia e della nostra industria»: nel presentare il report che ormai dal 1969 racconta l’andamento del digitale in Italia, Massimo Dal Checco, il presidente di Anitec-Assinform, l’Associazione di Confindustria che raggruppa le principali aziende dell’Ict, ha tracciato una prospettiva chiara. «Rispetto a qualche anno fa, negli ultimi due anni il digitale è diventato parte del nostro vocabolario: capacità computazionale, i dati e lo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale non sono più prerogativa degli addetti ai lavori, perché non c’è industria, territorio o imprenditore che non stia sempre più guardando al digitale come a un alleato prezioso. Oggi più che mai, le tecnologie digitali e l’Ict in generale possono essere “superpoteri” che permettono di essere più performanti, di far fronte a sfide sociali come i crescenti bisogni di cura in ambito sanitario, di rendere il rapporto tra cittadino e istituzioni più agevole, affidabile e trasparente». 

La prospettiva è confermata dai dati: nel 2023, l’andamento generale del mercato digitale è stato positivo facendo segnare una crescita del 2,1%… anche se in ordine sparso. Se da un lato i Servizi Ict hanno fatto registrare la variazione più rilevante (+9% a quota 16,2 miliardi di euro), insieme con i segmenti del Software e Soluzioni ICT (+5,8% a 9,1 miliardi di euro) e dei Contenuti e Pubblicità Digitali (+5,5% a 15,2 miliardi di euro), dall’altro il mercato dei Dispositivi e Sistemi ha mostrato un calo significativo (-4,8%), mentre i servizi di rete Tlc hanno avuto una variazione minima (+0,2%), invertendo però i trend negativi che li hanno caratterizzati gli ultimi anni. E anche nei prossimi anni si prevede che il mercato digitale continui il suo cammino positivo, con una crescita media annua (2023-2027) del 3,9%. «L’innovazione sta facendo ampi e rapidissimi passi in avanti per offrire opportunità a imprese e cittadini non è mai venuta meno», insiste Dal Checco. «Cogliere le potenzialità che la tecnologia ci sta offrendo, facendo dialogare tutti gli attori coinvolti – pubblici e privati – è la sfida che va messa in cima alle nostre priorità. Formazione, ricerca, cooperazione, regolamentazione, investimenti, ognuno di questi e di tanti altri aspetti è necessario perché il digitale e la tecnologia diano il loro importante contributo a migliorare la vita delle persone».

Grandi e piccoli

Sorpresa: sono le Pmi a dare l’esempio. Stando alla survey condotta dalla Banca Europea per gli Investimenti, le piccole e medie imprese sono le più attive nell’investire in beni immateriali (37%) rispetto alle grandi imprese (30%). E proprio le Pmi hanno destinato una quota maggiore dei loro investimenti in software, dati, tecnologie dell’informazione e attività web rispetto alle grandi aziende, che, invece, hanno investito maggiormente in ricerca e sviluppo. Non solo: il 67% delle aziende italiane utilizza almeno una tecnologia digitale avanzata a supporto delle proprie attività e processi, e più della metà di esse ne utilizza più di una: un dato che ci avvicina alla media europea del 70%. Di contro, il Digital Intensity Index (Dii) dell’Istat, che valuta il grado di digitalizzazione delle aziende e i relativi benefici, ci dice che le Pmi mostrano una minore presenza di attività come l’analisi dei dati (25,7% rispetto al 74,1% delle grandi imprese) e un minore utilizzo di software gestionali (Erp e Crm, 41,4% rispetto all’85%). Anche l’uso intensivo di almeno due social media e dei servizi sofisticati di Cloud Computing appare meno sviluppato nelle Pmi rispetto alle grandi imprese, mentre sulla connettività il divario tra Pmi e grandi aziende è pressoché nullo: le organizzazioni in cui più del 50% degli addetti accedono a Internet per scopi lavorativi rappresentano il 46,8% delle Pmi e il 58,3% nelle grandi imprese. 

Imprese ad alto quoziente

È sulla bocca di tutti, ma non ancora in tutte le aziende: l’Intelligenza Artificiale, che oltre all’IA generativa includedal Machine Learning al Natural Process Language, fino alle reti neurali e al Deep Learning. nel 2023 ha continuato a crescere a ritmi elevati, con un tasso del 55%, attestandosi sui 674 milioni di euro. La quota di aziende che ne fa un utilizzo significativo è passata dal 26% al 48%, mentre risulta in riduzione la percentuale di imprese che non la utilizza o ne fa un uso limitato a pochi processi. I principali casi di utilizzo evidenziati nella survey  condotta da Netconsulting Cube rimangono prevalentemente focalizzati sulle attività di forecasting, sull’help desk interno e sul customer care, anche se sta crescendo l’uso di soluzioni finalizzate alla Classificazione e Clusterizzazione di dati e, in misura maggiore, di HR Recruiting, per le attività di screening di candidati… ma l’utilizzo dell’IA per consentire il movimento fisico delle macchine tramite decisioni autonome basate sull’osservazione dell’ambiente circostante (robot o droni autonomi, veicoli a guida autonoma) risulta essere ancora la finalità meno diffusa. 

Il valore di mercato delle soluzioni di Intelligenza Artificiale e Cognitive Computing è previsto triplicare da qui al 2027, grazie alla loro crescente adozione da parte delle aziende e all’incremento dei casi d’uso trasversalmente a tutti i principali settori economici. Ma c’è il risvolto della medaglia: «Malgrado i notevoli progressi nell’innovazione delle tecnologie digitali sempre più ‘green’», spiega Dal Checco, «la diffusa trasformazione digitale di processi e prodotti porta ancora inevitabilmente con sé un bilancio netto negativo, anche se in miglioramento. La consapevolezza che occorre fare di più per bilanciare l’innovazione digitale con la responsabilità ambientale non è più sufficiente. Per migliorare le prospettive in ottica ‘zero emissioni’ serve un cambio di marcia pervasivo, che faccia evolvere la sostenibilità ambientale del digitale da ‘ambito di regolamentazione’ a vero e proprio ‘strumento strategico’ per le organizzazioni e per la politica industriale stessa». Ben venga quindi il Piano Transizione 5.0: «La Twin Transition consente nuove strategie e nuove best practice per ridurre costi e consumi o inventare nuovi modelli sostenibili di produzione; ma ancora, si possono valorizzare, per esempio, all’interno dei bilanci di sostenibilità facilitando l’accesso al credito o con progetti cross settoriali come il Data Center che si sta costruendo a Larderello in Toscana, alimentato solo da energia geotermica, di cui l’Italia è ottavo produttore al mondo». 

Nella sfera di cristallo

E per il futuro? L’utilizzo di risorse pubbliche (Pnrr,  Transizione 5.0, ma non solo) soffiano a favore di un’ulteriore cresc ita del mercato, ma a remare contro è la carenza di forza lavoro specializzata e il perdurare di una situazione economica incerta sia  a livello nazionale che internazionale. Tradotto in percentuali, significa che per il resto dell’anno ci dovremo accontentare di un’ulteriore crescita del 3,3%, a fronte di un andamento del Pil più contenuto. Anche per gli anni successivi (2025-2027) Anitec Assinform stima che il mercato digitale continuerà a beneficiare degli effetti del Pnrr, con una crescita media annua (Tcma) nel periodo 2023-2027 del 3,9%. Nello specifico, il mercato relativo al segmento dei Dispositivi e Sistemi è atteso in leggero decremento dello 0,5% nel 2024, per poi evidenziare crescite oscillanti tra l’1,4% e l’1,7% negli anni successivi, con una crescita media annua 2023-2027 prevista dell’1,1%; il comparto del Software e Soluzioni Ict proseguirà con un Tcma 2023-2027 del 5%; il mercato dei Servizi di Rete molto probabilmente invertirà la tendenza negativa che ha caratterizzato l’ultimo decenni, con un Tcma previsto dell’1,7%; e continuerà la crescita anche del segmento dei Servizi Ict trainati dai progetti Cloud, da quelli relativi all’Intelligenza Artificiale e dalla Sicurezza Informatica, con un aumento medio annuo 2023-2027 dell’8,2%. «Incredibile disponibilità di dati, nuove architetture di calcolo, algoritmi intelligenti», sottolinea il presidente di Anitec Assinform, «sono solo alcuni degli aspetti che ci mostrano come forse, senza voler essere retorici, stiamo entrando in una nuova era». 

 

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