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Le banche europee finanziano ampiamente le imprese del settore Oil & Gas ma, in generale, non hanno informazioni e obiettivi dettagliati sulle emissioni di metano, e questo potrebbe comportare rischi finanziari, normativi e reputazionali per gli istituti di credito.

Lo dice il rapporto “Missing Methane: A European Perspective” di Environmental Defense Fund Europe (EDFE), che valuta le politiche di trasparenza di sette banche europee, impegnate nel finanziamento del settore energetico: Barclays, BNP Paribas, Deutsche Bank, HSBC, ING, Société Générale e UniCredit.

Banche ed emissioni

Lo studio rileva che queste banche in genere non stabiliscono criteri rigorosi di rendicontazione del metano per l’accesso al credito e la maggior parte non ha politiche specifiche volte alla riduzione diretta delle emissioni.

 

 

 

Le banche, in quanto fornitori di ingenti capitali alle compagnie petrolifere e del gas, svolgono un ruolo cruciale nel garantire che i loro clienti adottino pratiche di riduzione delle emissioni a breve termine lungo il percorso verso modelli di business più sostenibili.

Le emissioni di metano prodotte dall’attività umana sono responsabili di almeno il 30% del riscaldamento attuale e il settore del petrolio e del gas si distingue per un contributo significativo, con emissioni di metano reali che potrebbero essere superiore di oltre il 70% rispetto ai dati ufficiali e destinate ad aumentare.

L’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA) stima che siano necessari poco più di 75 miliardi di dollari in spese cumulative entro il 2030 per ridurre le emissioni di metano legate all’energia, in linea con lo scenario di zero emissioni nette dell’Agenzia.

Inoltre, più del 75% delle emissioni di metano nel settore petrolifero e del gas può essere ridotto con le tecnologie esistenti, spesso a basso costo netto. I finanziamenti privati possono aiutare a colmare questo divario, ma devono essere accompagnati da rigidi controlli per mitigare i potenziali impatti dannosi.

Il metano compare nelle emissioni finanziate delle banche attraverso le emissioni operative (Scope 1) dei loro clienti del settore petrolifero e del gas. Le banche calcolano queste emissioni raccogliendo dati dai rapporti delle aziende clienti e da stime di broker di dati, aggregandoli in un’unica metrica di emissioni finanziate. Tuttavia, queste fonti spesso sottostimano le emissioni di metano perché si basano su stime ingegneristiche e non su misurazioni dirette o telerilevamento.

Idealmente, le banche dovrebbero divulgare e stabilire obiettivi in materia di petrolio e gas su tre basi diverse per avere un quadro completo:

  • finanziamenti assoluti (in unità di valuta) – questo indica come cambiano i finanziamenti al settore petrolifero e del gas;
  • emissioni finanziate – per la comparabilità tra banche;
  • intensità carbonica – per indicare se le operazioni dei clienti delle banche stanno diventando più pulite.

Definizione degli obiettivi

Dallo studio emerge che per quanto riguarda la definizione degli obiettivi delle stesse banche, due istituti, Deutsche Bank e UniCredit, includono tra le emissioni finanziate solo quelle indirette legate alla catena del valore dell’azienda cliente (Scope 3) e non le emissioni dirette controllate dalle aziende (Scope 1) che possono essere ridotte, ad esempio, riparando le perdite e riducendo al minimo le pratiche di flaring e venting.

Per quanto riguarda le politiche sul metano, Barclays, HSBC e Société Générale sono le uniche banche con politiche specifiche per i loro clienti del settore petrolifero e del gas. Di queste tre, solo HSBC e Barclays richiedono ai clienti obiettivi di riduzione del metano e l’impegno a porre fine a tutte le operazioni di venting e flaring di routine e non essenziali.

ING è l’unica banca che menziona azioni di impegno di advocacy pubblica sul metano nelle sue informative, ma nessuna delle banche analizzate dedica sufficiente attenzione all’impegno con i clienti del settore energy per la riduzione delle emissioni di metano a breve termine.

«Le sette banche europee analizzate nel rapporto si trovano in una posizione unica per indurre i clienti del settore energetico che finanziano a tagliare le emissioni di metano – commenta Flavia Sollazzo, Senior Director EU Energy Transition di Environmental Defense Fund Europe. Un impegno, questo, che tocca gli interessi stessi delle banche: le emissioni di metano comportano importanti rischi finanziari, normativi e di reputazione per gli istituti di credito che possono avere un impatto significativo sui loro portafogli. Tassi elevati di emissioni di metano possono indicare che un cliente del settore non è in grado di operare in modo sicuro ed efficace, non è preparato a rispettare le normative emergenti – ad esempio le sanzioni per la mancata conformità alla normativa UE sulle emissioni di metano – e non è attrezzato per soddisfare le aspettative di base della transizione climatica ed energetica».

 

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