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Nuovi massimi storici per i prestiti netti delle imprese che, nel 2019, hanno raggiunto, a livello mondiale, il livello record di $8.300 miliardi, in rialzo dell’8,1% su base annua. Un trend che ha subito un’accelerazione nel 2020 in seguito allo scoppio della pandemia di Covid-19.

È quanto mette in evidenza il Corporate Debt Index annuale di Janus Henderson (JHCDI), primo studio a lungo termine sulle tendenze di indebitamento delle società in tutto il mondo.

Le risorse delle aziende si sono esaurite per via di acquisizioni finanziate tramite l’assunzione di debito, ampi riacquisti di azioni e dividendi record, nonché del freno agli utili derivante dalle tensioni sul fronte commerciale e dalla decelerazione dell’economia mondiale.

Dall’analisi condotta da Janus Henderson sui mercati obbligazionari emerge che metà dell’indebitamento delle società incluse nell’indice è sotto forma di obbligazioni quotate. Hanno infatti emesso bond per ulteriori $384 miliardi tra gennaio e maggio, un incremento del 6,6% rispetto al dato di fine dicembre. Anche i finanziamenti bancari sono nettamente aumentati ma i dati precisi non sono ancora disponibili. Janus Henderson stima che quest’anno l’indebitamento netto complessivo potrebbe salire anche di $1.000 miliardi (+12%).

Nel complesso lo scorso anno l’indebitamento netto è aumentato di $625 miliardi, il rialzo più consistente negli ultimi cinque anni. Negli ultimi anni la crescita dell’indebitamento è stata favorita da tassi di interesse molto bassi che rendono conveniente il servizio del debito nel quadro dei tentativi delle banche centrali di dare slancio all’economia.

Le società incluse nel Corporate Debt Index (le 900 maggiori società non finanziarie del mondo) oggi hanno un debito di quasi due quinti (37%) in più rispetto al 2014 e la crescita dell’indebitamento ha ampiamente superato la crescita degli utili. In totale gli utili al lordo delle imposte delle medesime società sono aumentati del 9,1% a $2.300 miliardi.

Il rapporto di indebitamento (gearing ratio) – misura della relazione tra debiti e mezzi propri – ha toccato il livello record del 59% nel 2019 e al contempo anche la percentuale degli utili destinata al pagamento degli interessi è salita a un nuovo massimo.

Volkswagen è l’azienda più indebitata al mondo

Più della metà delle società nell’indice ha contratto nuovi prestiti nel 2019 ma l’incremento si deve in larga misura a un numero relativamente limitato di aziende. Lo scorso anno infatti appena 25 delle società hanno acceso finanziamenti per ulteriori $410 miliardi, pari a un terzo dell’aumento dei prestiti di tutte le società che hanno ampliato la leva.

Volkswagen è l’azienda più indebitata al mondo: il suo esorbitante indebitamento netto, pari a $192 miliardi, non è di molto inferiore al debito sovrano di Sudafrica o Ungheria, anche se questo è gonfiato dalla sua grande attività finanziamenti per l’acquisto di automobili.

Non tutte le società contraggono prestiti. Un quarto delle aziende incluse nell’indice di Janus Henderson ha un indebitamento nullo e alcune dispongono di consistenti riserve di liquidità. Al primo posto Alphabet, proprietaria di Google, con $104 miliardi. Spesso tuttavia questo atteggiamento apparentemente prudente non trova il favore degli azionisti che individuano modalità migliori per impiegare il capitale.

Tom Ross, Corporate Credit Portfolio Manager di Janus Henderson, ha dichiarato:

“In seguito alla brusca conclusione del ciclo economico, quest’anno le aziende si sono trovate ad affrontare la crisi con una leva da record. Le società si sono quindi affrettate a emettere nuove obbligazioni e a richiedere finanziamenti bancari per assicurarsi di disporre di una liquidità sufficiente per resistere a lockdown più o meno rigidi in tutto il mondo. Nella fase peggiore della crisi, quando l’attività di finanziamento è divenuta temporaneamente molto onerosa, alcune aziende hanno beneficiato del sostegno di emergenza dei governi. Alla luce della stabilizzazione delle condizioni di mercato, favorita dal supporto delle banche centrali e dalla graduale riapertura delle economie, le società vorranno ridurre la loro dipendenza dai sussidi statali, quindi prevediamo un ulteriore incremento delle emissioni di obbligazioni.

Acquisizioni, riacquisti di azioni e dividendi finanziati tramite la leva spesso precedono una recessione economica. Stavolta è stato certamente così. Con il progressivo aggravarsi della recessione globale assisteremo a una significativa contrazione di utili e flussi di cassa. Le esigenze di prestito saranno molto elevate quest’anno, anche se le società del nostro indice sono destinate a tagliare i loro dividendi da $140 a $300 miliardi quest’anno e stanno riducendo i riacquisti di azioni, mettendo in pausa le acquisizioni e riducendo le spese in conto capitale. Molto dipenderà dalla misura in cui i prestiti verranno spesi o detenuti sotto forma di riserve di liquidità e dall’entità delle nuove emissioni azionarie volte a rafforzare i bilanci aziendali. È chiaro, tuttavia, che nel 2020 l’indebitamento societario netto toccherà un ulteriore record (fino a $1.000 miliardi in più rispetto al 2019).

Contrarre prestiti non è una cosa negativa, purché sia appropriato, in quanto può incrementare i rendimenti degli azionisti. E anche le obbligazioni rappresentano un’interessante opportunità di investimento. Dati i tassi di interesse bassi, in generale le società sono in grado di ripagare i debiti. Finché le società disporranno di liquidità sufficiente per colmare il gap causato dal lockdown, riteniamo che i rendimenti delle obbligazioni societarie diverranno sempre più allettanti per gli investitori.

Come per altri aspetti, alcune aziende si distinguono in positivo. In qualità di investitori obbligazionari, prestiamo particolare attenzione alla capacità di una società di rimborsare i propri debiti. Andremo soprattutto alla ricerca di segnali che una società stia rafforzando la propria posizione in presenza di un miglioramento delle condizioni, utilizzando i flussi di cassa in eccesso per ripagare i debiti invece di spenderli o emettere nuove azioni per riequilibrare il mix finanziario tra mezzi propri e debito. Tale trend spinge i prezzi delle obbligazioni al rialzo, generando plusvalenze per gli investitori”.

In Italia indebitamento più lento

“Negli ultimi 5 anni l’indebitamento delle aziende italiane incluse nell’Indice è cresciuto molto lentamente, in parte perché non si è registrata una crescita degli utili rispetto al 2014. A livello settoriale, il comparto delle Utilities è quello che presenta un indebitamento maggiore (45%), in linea con quanto si osserva a livello globale. Il peso di questo settore sul mercato azionario italiano è tale da spiegare il livello di indebitamento raggiunto nel nostro Paese” ha spiegato Federico Pons, Country Head per l’Italia di Janus Henderson.

 

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