Alla fiera del turismo Ttg è stata presentata una ricerca che analizza cosa sta succedendo nel settore: «Le strutture e le località dovranno adattarsi per essere operative anche in periodi ora considerati di bassa stagione»
«Rimini in luglio e agosto, addio?». Già dall’estate 2025 si potrebbe registrare un lieve calo del turismo a causa del troppo caldo. Per la località regina dell’estate sarebbe un cambio epocale, mai visto negli ultimi sessant’anni quando il cuore dell’estate è sempre stato il simbolo delle «vacanze italiane» al mare.
In compenso la destinazione sarà più gettonata in primavera e nella tarda estate e inizio autunno, nei cosiddetti mesi «spalla». Questa è una delle novità emerse al TTG Travel Experience di Rimini, in occasione della presentazione dell’inedita ricerca ENIT «Adattamento climatico: il punto di vista di turisti e operatori», condotta dallo studio ravennate Giaccardi & Associati in collaborazione con Fondazione Santagata.
«Abbiamo presentato due lavori – spiega Giuseppe Giaccardi, fondatore e amministratore delegato dell’omonimo studio –. Anzitutto i risultati di un’indagine di campo su un campione statistico di oltre 9mila operatori turistici italiani ed esteri. Poi le predizioni del cosiddetto «Tourism Climatic Index» che è stato applicato a quattro destinazioni-simbolo come per l’appunto Rimini, Firenze, Bari e Cortina, quest’ultima prossima meta delle olimpiadi invernali. L’obiettivo è quello di aiutare le imprese e le destinazioni turistiche di fronte alla sfida del secolo del cambiamento climatico».
Così come sta accadendo al turismo invernale, con le vacanze sportive sempre più penalizzate per la scarsa neve, anche il turismo balneare non sarà più lo stesso a causa di temperature intorno ai 40 gradi, che rendono l’esperienza turistica meno piacevole, e al rischio alluvioni e nubifragi, problematiche tutte connesse e in qualche modo frutto dell’effetto serra.
«Già da tempo colossi come Expedia e Booking – aggiunge Giaccardi – considerano determinante la variabilità climatica per l’offerta turistica, per il semplice motivo che lo è che prima di tutto per la domanda, ossia per i turisti che decidono dove andare». Uno sguardo ai dati emersi. Secondo i 9mila operatori turistici intervistati, l’impatto-vacanza del cambiamento climatico sui turisti è di 4,34 punti su 5, mentre il valore del medesimo impatto sulle proprie attività turistiche è di 4,14 su 5.
Il clima sta cambiando rapidamente e, di conseguenza, anche i periodi dell’anno ideali per una vacanza. «Secondo le ricerche effettuate – prosegue Giaccardi –, a causa delle temperature bollenti, la gente non sceglierà più Rimini in luglio e agosto ma in aprile, maggio, giugno, settembre e ottobre, quindi in periodi in cui gran parte degli alberghi non sono a regime e molto servizi sono chiusi. Quindi bisogna lavorarci sopra e fare in fretta, cercando di cogliere le nuove opportunità di un turismo più diffuso nel corso dell’anno. L’attività di tre mesi a ritmo pieno ormai ce la possiamo scordare, bisognerà distribuire i flussi lungo 6-7 mesi».
Non c’è tempo da perdere, dicono gli esperti, se si vuole restare competitivi ed evitare che i turisti migrino verso Spagna e Scozia, dove c’è un livello di consapevolezza maggiore al riguardo. Un’ultima curiosità emersa dall’indagine: gran parte degli operatori turistici vuole partecipare alle decisioni sui «provvedimenti più necessari». Quindi, a anche nell’emergenza climatica, l’economia del turismo si conferma a forte vocazione partecipativa qualunque siano «latitudine temporale» e «stagione istituzionale».
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link