diAldo Tani
L’azienda per il diritto allo studio: «Non ci risultano episodi nelle nostre strutture»
La conclusione della vicenda è un cortocircuito istituzionale tra Azienda regionale per il diritto allo studio universitario e Università di Siena. Nato dalla mail inviata martedì dal rettore Roberto Di Pietra a tutta la comunità accademica dove si denunciava una presunta violenza sessuale in una residenza universitaria.
Un episodio avvenuto mesi fa, con il rinvio a giudizio che sarebbe già arrivato prima dell’estate.
I dettagli forniti dal vertice dell’ateneo però hanno provocato la reazione del Dsu. «Intendiamo ribadire di non essere mai venuti a conoscenza di un fatto del genere e di non aver mai ricevuto denunce e segnalazioni di questo tipo da parte degli alloggiati nelle strutture di pertinenza», precisano dall’azienda. Lo spunto per criticare il modus operandi dell’ateneo: «Dispiace che una notizia così delicata e priva di fondamento sia stata diramata senza che vi sia stata la preventiva consultazione del livello istituzionale aziendale che avrebbe potuto portare chiarezza».
Presa di posizione arrivata a ridosso delle precisazioni del rettore, che dopo aver inviato la mail, non aveva fornito ulteriori spiegazioni.
«Del caso sono venuto a conoscenza solo recentemente e ho voluto mandare un messaggio, perché siamo all’inizio di un nuovo anno accademico e questioni come questa devono essere affrontate. È un compito che compete all’università. Quello che è successo per noi è inaccettabile», ha chiarito il rettore, motivando così l’attesa prima di denunciare.
L’occasione per delineare alcune strategie di contrasto alla violenza contro le donne. «Vogliamo avviare — sottolinea Di Pietra — un percorso di informazione e formazione, perché questo tipo di comportamenti, permettetemi di dire questa barbarie, non può continuare a manifestarsi. L’intenzione è muoversi attraverso una collaborazione con i centri anti violenza, che ci hanno messo a conoscenza anche dell’episodio incriminato. La priorità è agire e dare anche questo ruolo all’università. Per questo motivo ho ritenuto importante informare la comunità universitaria di questa circostanza e di cominciare a immaginare qualcosa che dica che quando è no, è no. E questo no deve essere rispettato».
Per quanto riguarda il caso che ha scatenato l’allarme il rettore ha annunciato che «una volta conclusa la vicenda, l’università farà i suoi passi».
Nel frattempo continuano i servizi dedicati agli studenti negli uffici competenti, come il Cug (Comitato unico di garanzia) o la consigliera di fiducia, anche se Di Pietra non sbilancia sulle denunce presentate: «A prescindere che i casi siano tanti o pochi, anche fosse solo uno, noi dobbiamo mettere in campo questi percorsi perché evidentemente abbiamo un compito che è quello di formare e cambiare le cose nella nostra società, a partire dalla nostra comunità».
Pur rimanendo sempre molto generico sull’episodio, un particolare il rettore lo fornisce: «La persona che è rimasta coinvolta in questa vicenda, ha chiesto di andare in un’altra residenza universitaria».
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