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Carlos Tavares, l’Ad di Stellantis, la chiama “fase darwiniana“ l’epoca che sta vivendo il pianeta automotive, una fase nella quale è in corso una lotta molto dura con i voraci produttori d’auto cinesi e nella quale solo i più adatti, darwinianamente sopravviveranno. Tavares si dice convito che Stellantis ha le carte in regola per vincere la battaglia dei costi e della qualità nella quale si è impegnata pancia a terra per superare la prova, rimanendo attore globale. Migliorarsi ogni giorno è però inevitabile. “Se si continuano ad inivitare in Europa i produttori cinesi che hanno un costo di produzione inferiore del 30% – osserva l’Ad di Stellantis – non c’è altro modo per competere con loro che ridurre il costo totale di produzione”. Non è facile, specie volendo ridurre i costi sociali.

“Nelle ultime settimane – ha detto Tavares incontrando in videocall la stampa internazionale dopo aver visitato l’impianto di Melfi – ho incontrato i sindacati a Torino e a Melfi. È stato un confronto ottimo e costruttivo, e in uno spirito di mutuo rispetto. I sindacati comprendono che non è Stellantis che fha issato le norme sullo stop ai motori endotermici e non è Stellantis che ha invitato i cinesi in Europa. Mi hanno chiesto di dare visibilità al 2030 per gli impianti italiani, cosa che ho fatto, andando anche oltre. Per gli stabilimenti in Italia non c`è problema di produzione al 2030. Siamo sopra al 100% di produttività sulla base di 15 turni settimanali”.

“Il target per Melfi, che sta facendo un eccellente lavoro in termini di qualità e riduzione dei costi – ha aggiunto – sarà di 250/260mila auto l’anno” nel 2026 quando saranno in produzione tutti e 5 i nuovi modelli su piattaforma Stla Medium (2 DS, Jeep, Lancia e Opel). E Tavares non ha chiuso alla possibilità di portare lì anche la futura Lancia Delta. Nel 2023 a Melfi dove si producono 500X, Jeep Renegade e Compass la produzione, in base a dati Fim-Cisl, è stata di 170.120 unità (+3,9%). Quindi l’aumento sarebbe significativo.

L’Ad di Stellantis ha anche toccato il delicato rapporto con il governo. “Noi – ha detto – siamo sempre disponibili a trovare punti di incontro con i governi dei Paesi in cui operiamo. Se ci sono da firmare accordi con il governo italiano siamo disponibili, con l’obiettivo di arrivare a produrre un milione di veicoli”. “Ambizione condivisa con il governo“, disse Tavares qualche giorno fa a Torino. “Siamo sempre aperti al confronto – ha affermato ieri lanciando un mezzo ramoscello d’ulivo – , io non ho voluto creare turbolenze. Le turbolenze nascono quando mi chiedono di fare cose che non sono nell’interesse dei nostri azionisti e dipendenti. In questo caso i rapporti diventano turbolenti”. Tavares ha parlato anche degli incentivi per le auto elettriche, esauriti in poche ore il 3 giugno. “È successo qualcosa di strano e siamo rimasti sorpresi anche noi. Ma chi di dovere sta indagando”. Il manager ha parlato di una fenomeno “anomalo e stiamo cercando di capire che cosa lo abbia scatenato, ma al momento non abbiamo nessun tipo di indicazione certa per dare una spiegazione a quanto è successo”.

Su altri punti l’Ad di Stellantis ha fatto capire che l’era darwiniana non sarà un passeggiata. La gloriosa marcia delle gigafactory delle batterie ad esempio, dipenderà dall’andamento delle immatricolazioni dei mezzi elettrici. Non a caso, il produttore europeo di batterie per auto Acc – joint venture tra Stellantis, Mercedes e Total Energies – ha appena rinviato i piani per la costruzione delle gigafactory in Germania e, in Italia, a Termoli. “Aggiusteremo il piano di investimenti di Acc, nelle gigafactory – ha detto con franchezza Tavares – alla velocità che il mercato richiede per potere competere sul mercato delle auto elettriche e per potere essere sul podio. Se la transizione sarà più veloce del previsto investiremo più velocemente, se sarà più lenta allora investiremo più lentamente”. Tavares si è anche lamentato del costo dell’energia in Italia (“oggi è più del doppio di quel che dovrebbe essere”) e ha annunciato che lo stabilimento di Melfi si doterà di una capacità di produrre con il fotovoltaico il 75% dell’energia che gli serve.

E l’internalizzazione potrebbe interessare anche una parte di quanto oggi viene fornito dall’indotto. “Dobbiamo assorbire il 30% di differenziale di costo determinato dall’elettrificazione – ha spiegato Tavares – e questo significa che anche i fornitori dovranno dare un forte contributo per rendere i veicoli elettrici competitivi per la classe media. Ora, qui a Melfi vedo che i nostri dipendenti letteralmente fanno miracoli. Se i fornitori correranno alla nostra stessa velocità, allora proseguiremo assieme nella direzione giusta. Altrimenti, se non lo faranno, potremmo decidere di internalizzare attività, producendo internamente magari a costi minori e con qualità più alta, e qualcuno non lavorerà più con noi”. I fornitori sono avvisati: nella “fase darwinianana“, chi non corre, scompare.

 

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