Un tentativo di razionalizzare almeno in parte l’ingresso di lavoratori extracomunitari. Revisionando alcune norme che si prestavano ad essere facilmente aggirate: cosa nota a tutti gli operatori del settore, anche se tutti facevano finta di non vedere. Il tema è politicamente incandescente, come dimostra anche la recentissima ordinanza del tribunale di Roma che ha di fatto messo provvisoriamente in fuorigioco il centro organizzato dal governo Meloni in Albania, ancora prima che iniziasse a funzionare, con una interpretazione restrittiva del concetto di “paese di provenienza sicuro”. E così pure il processo a Matteo Salvini in corso a Palermo per gli sbarchi negati alla Open Arms. In genere le contrapposizioni politiche non aiutano a trovare soluzioni concrete ai problemi.
Con il decreto legge n. 145 si è però cercato di uscire da questa logica e di dettare norme di buon senso con l’obiettivo da una parte di chiudere le porte all’elusione delle norme che regolano i flussi di ingresso, dall’altra di semplificare la vita ai datori di lavoro e ai lavoratori.
In questo senso vanno le norme che vietano di presentare nuove domande al datore di lavoro che aveva già presentato richiesta di nulla osta in precedenza senza aver poi assunto i lavoratori dei quali aveva fatto domanda. Era un modo molto semplice per far entrare in Italia persone che però, se nei successivi sei mesi non fossero riusciti a trovare un lavoro regolare, sarebbero state costrette a entrare nella clandestinità. Dal 2025 questo trucchetto non sarà più possibile perché il datore di lavoro dovrà confermare l’assunzione dopo che è stata effettuata la verifica dei requisiti richiesti dalle norme vigenti. Previsto anche un periodo di 4 mesi per effettuare queste verifiche, prima e non dopo l’ingresso dello straniero. E un meccanismo di trasmissione digitale dei documenti che dovrebbe rendere più semplice le inevitabili procedure burocratiche.
Altra norma contenuta nel decreto legge 145, la previsione di una black list di paesi che si è visto nel passato essere caratterizzati dal forte rischio di presentazione di domande corredate da documentazione contraffatta o in assenza dei presupposti di legge. Una norma che entra in vigore da subito e che blocca l’efficacia dei nulla osta già rilasciati, per ora, a chi proviene da Bangladesh, Pakistan e Sri Lanka. Ma è probabile che l’elenco dei furbetti sia destinato ad aumentare nei prossimi mesi.
D’altra parte, il decreto non contiene solo norme restrittive. Prevede infatti l’aumento da 93 mila a 110 mila della quota di ingressi stagionali per i settori agricolo e turistico-alberghiero e l’ingresso fuori quota per diecimila lavoratori domestici, a particolari condizioni.
Un tentativo, quindi, di disciplinare in modo ragionevole una materia complessa senza entrare nelle contrapposizioni ideologiche che, di solito, riescono a creare più problemi di quelli che riescono a risolvere.
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