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allarme Federmotorizzazione, ingresso dalla Turchia #finsubito prestito immediato


Federmotorizzazione Confcommercio Mobilità ha presentato un’interrogazione alla Commissione Europea per fermare l’ingresso massiccio di auto cinesi in Europa, facilitato dall’accordo doganale con la Turchia.

Federmotorizzazione Confcommercio Mobilità ha lanciato un allarme sulla crescente presenza di automobili cinesi sul mercato europeo, facilitate dall’accordo di unione doganale tra l’UE e la Turchia. In particolare, l’associazione evidenzia come i produttori cinesi stiano sfruttando la possibilità di esportare i loro veicoli in Europa attraverso la Turchia, aggirando i dazi che l’Unione Europea ha imposto sulle importazioni dirette dalla Cina.

«È fondamentale che l’Unione Europea intervenga per monitorare queste pratiche che minacciano la competitività dell’industria automobilistica europea», afferma Carlo Fidanza, capo delegazione ECR Group e membro della Commissione TRAN, che ha avanzato un’interrogazione ufficiale alla Commissione Europea sulla questione. Fidanza sottolinea come l’accordo doganale possa essere sfruttato in modo improprio dai produttori cinesi, permettendo loro di entrare nel mercato senza pagare i dazi doganali previsti.

L’accordo UE-Turchia: un’opportunità per i produttori cinesi

L’unione doganale tra l’UE e la Turchia, attiva dal 1995, consente la circolazione libera delle merci tra i due Paesi senza l’applicazione di dazi. In un momento in cui l’Europa cerca di proteggere la propria industria automobilistica dai prodotti cinesi a basso costo, questo accordo potrebbe diventare una falla nel sistema, facilitando l’ingresso delle auto cinesi.

«Se i produttori cinesi utilizzano la Turchia come ponte per aggirare i dazi imposti dall’UE, l’Europa rischia di subire un danno economico considerevole», aggiunge Federmotorizzazione. Gli investimenti di grandi marchi cinesi come BYD e Chery in Turchia hanno trasformato il Paese in un hub strategico per l’esportazione verso l’Europa, mettendo in difficoltà i produttori europei, già colpiti dalle sfide della transizione energetica.

Impatti sull’industria automobilistica europea

L’ingresso delle auto cinesi attraverso la Turchia rappresenta una sfida significativa per l’industria automobilistica europea, che sta già affrontando difficoltà legate alla transizione verso la mobilità elettrica e all’aumento delle normative ambientali. I produttori europei, soggetti a standard rigidi e a maggiori costi, devono affrontare una concorrenza che può godere di prezzi competitivi grazie all’aggiramento delle restrizioni doganali.

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«Se le auto cinesi continuano a entrare in Europa tramite la Turchia senza pagare dazi, la concorrenza diventa sleale», commenta Carlo Fidanza. L’interrogazione presentata a Bruxelles richiede alla Commissione Europea di chiarire come intenda affrontare il problema e quali misure verranno adottate per tutelare i produttori europei.

L’interrogazione alla Commissione Europea

L’interrogazione ufficiale, presentata da Fidanza a nome di Federmotorizzazione, pone tre questioni principali: la Commissione Europea è consapevole dell’ingresso delle auto cinesi tramite la Turchia? Quali misure adotterà per proteggere la competitività dell’industria automobilistica dell’UE? E come verrà garantito che l’accordo di unione doganale tra UE e Turchia non venga usato in modo improprio?

Il Parlamento Europeo ha già avviato un dibattito sulla questione, ma l’industria automobilistica attende con urgenza risposte concrete da parte delle istituzioni. «Il tempo stringe, e se non si prendono provvedimenti rapidi, il danno per l’industria europea potrebbe essere significativo», avverte Federmotorizzazione.

Investimenti cinesi in Turchia: un rischio per l’Europa?

Negli ultimi anni, la Cina ha investito massicciamente in Turchia, con aziende come BYD e Chery che hanno ampliato le loro strutture produttive nel Paese. Questi investimenti non solo stimolano l’economia turca, ma permettono anche alle case automobilistiche cinesi di accedere al mercato europeo attraverso un canale alternativo.

«L’Europa deve stare attenta a monitorare questi investimenti», afferma Federmotorizzazione. «Senza controlli adeguati, la Turchia potrebbe diventare il ponte ideale per esportare prodotti cinesi in Europa senza rispettare le normative sui dazi». Gli investimenti cinesi, supportati da condizioni economiche vantaggiose, rappresentano un rischio per i produttori europei che devono rispettare standard rigorosi e costi più elevati.

L’appello di Federmotorizzazione: salvaguardare la concorrenza

Federmotorizzazione Confcommercio Mobilità ha chiesto alla Commissione Europea di prendere provvedimenti immediati per impedire che l’unione doganale con la Turchia venga sfruttata impropriamente. «Dobbiamo garantire condizioni di concorrenza leale nel mercato automobilistico europeo», ha dichiarato l’associazione, che rappresenta circa 125.000 imprese italiane nel settore della mobilità, coinvolgendo oltre 450.000 addetti.

«La competitività dell’industria automobilistica europea è già messa alla prova dalle sfide della transizione ecologica e dalle nuove normative. Permettere l’ingresso di auto cinesi senza dazi aggraverà ulteriormente la situazione», continua Federmotorizzazione. Per evitare ulteriori danni, l’associazione invita la Commissione Europea a introdurre controlli più severi sugli accordi commerciali con la Turchia.

Quali soluzioni per il futuro?

Federmotorizzazione propone che l’UE adotti misure di verifica più rigorose, come l’introduzione di un sistema di certificazione dell’origine dei veicoli prodotti in Turchia, per assicurarsi che siano effettivamente fabbricati nel Paese e non semplicemente importati dalla Cina. Solo con una regolamentazione attenta sarà possibile evitare che l’accordo doganale diventi una via di fuga per aggirare le restrizioni.

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Le imprese europee sono pronte a fare la loro parte, ma chiedono che l’Unione Europea si muova rapidamente per tutelare la competitività del settore automobilistico e garantire che tutti i produttori rispettino le stesse regole.



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