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Quasi un milione e mezzo di nordcoreani pronti ad arruolarsi dopo le ultime tensioni con la Corea del Sud

Un nuovo esercito per Kim Jong Un. Le tensioni con la Corea del Sud provocano un effetto immediato in Corea del Nord. Nel giro di poche ore, oltre 1,4 milioni di giovani nordcoreani hanno chiesto di arruolarsi o di rientrare nell’esercito, motivati a reagire alle “provocazioni” di Seul, accusata di aver lanciato droni con messaggi propagandistici su Pyongyang negli scorsi giorni.

“La Repubblica Popolare di Corea (Rpdc) è piena di volontà di annientare la feccia della Repubblica di Corea che ha violato la sua sacra sovranità e sicurezza”, si legge nell’articolo. “Se scoppia una guerra, la Repubblica di Corea sarà cancellata dalla carta geografica -afferma la Korean Central News Agency, (Kcna), agenzia ufficiale del Paese- Poiché vuole una guerra, siamo disposti a porre fine alla sua esistenza. I giovani dal sangue caldo sono determinati a partecipare alla guerra sacra per distruggere il nemico con le armi della rivoluzione”.

Più di 1,4 milioni di funzionari delle leghe giovanili e di giovani e studenti in tutto il Paese si sono offerti volontari per unirsi o arruolarsi nell’esercito il 14 e 15 ottobre, ha informato la KCNA, a seguito del presunto sorvolo di droni propagandistici sudcoreani sui cieli di Pyongyang.

La Corea del Nord ha definito l’incidente del drone “una grave provocazione che viola la sua sovranità”, additando Seul come diretta responsabile. Sebbene dalla ‘Casa Blu’ abbiano negato qualsiasi coinvolgimento, Pyongyang ha scelto di inviare subito un segnale molto forte, facendo saltare in aria frazioni del versante nord delle linee di Gyeongui e Donghae, le strade che attraversano il confine.

L’attività militare della Corea del Nord è sotto i riflettori anche per la collaborazione con la Russia, dopo l’accordo siglato a giugno tra Kim e Vladimir Putin. La Nato, attraverso le parole del segretario generale Mark Rutte, ha chiarito che non dispone di prove inconfutabili relative all’impiego di soldati nordcoreani nella guerra in Ucraina. Kiev, d’altra parte, si è esposta da tempo facendo riferimento ad un contributo di Pyongyang ben al di là della fornitura di armi.

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Kim con Putin nella guerra contro l’Ucraina

In questo quadro, la Corea del Sud ha annunciato che sta esaminando “da vicino” la possibilità che la Corea del Nord fornisca alla Russia truppe per rafforzare la sua offensiva militare in Ucraina.

La notizia è stata inizialmente riportata dai media ucraini e Seul teme che, visti gli impegni firmati all’inizio di quest’anno da Putin e da Kim, sia concretamente possibile che le truppe nordcoreane si uniscano all’esercito russo. “Stiamo esaminando attentamente la questione”, ha dichiarato un portavoce del ministero della Difesa sudcoreano, mentre un’altra fonte del ministero degli Esteri ha ammesso alla Dpa la ‘profonda preoccupazione’ che già esiste all’interno della ‘Casa Blu’ sulla questione.

Seul sottolinea che una cooperazione di questo livello violerebbe le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Anche Washington aveva riconosciuto una certa “preoccupazione” sul tema, poiché “se fosse vero” l’invio di truppe “significherebbe un aumento significativo delle relazioni tra questi due Paesi, che si sono sviluppate negli ultimi mesi”, secondo il portavoce del Dipartimento di Stato Matthew Miller.

Anche l’Italia ‘controllerà’ Kim

Intanto, undici paesi – tra cui Corea del Sud, Stati Uniti e Italia – stanno per lanciare un nuovo meccanismo congiunto per monitorare le violazioni alle sanzioni da parte della Corea del Nord, come ha annunciato ministero degli Esteri di Seul, con una mossa che fa seguito alla decisione della Russia, lo scorso marzo, di porre il veto al rinnovo del gruppo di esperti Onu che monitorava le sanzioni internazionali ai danni di Pyongyang, ponendo di fatto fine alla supervisione ufficiale delle sanzioni imposte per i programmi nucleari e di armamento vietati del Nord.

Il veto della Russia era stato accolto da grandi critiche, e fu definito da Washington uno “sforzo egoistico per insabbiare al rapporto del gruppo di esperti la propria collusione” con la Corea del Nord. Da allora, Seul e altri Paesi hanno cercato metodi diversi per continuare il monitoraggio delle sanzioni, e ne è nato il gruppo di monitoraggio multilaterale della sanzioni (Msmt), composto oggi da Corea del Sud, Giappone, Stati Uniti, Italia, Francia, Gran Bretagna, Germania, Paesi Bassi, Canada, Australia e Nuova Zelanda.

L’Msmt è “allineato al nostro impegno di sostenere la pace e la sicurezza internazionale e di salvaguardare il regime globale di non proliferazione e affrontare la minaccia derivante dalle armi di distruzione di massa e dai programmi di missili balistici della Corea del Nord”, hanno dichiarato i Paesi membri in un comunicato congiunto. Il Msmt “monitorerà e segnalerà le violazioni e le elusioni delle misure sanzionatorie” delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

“La nostra preferenza sarebbe stata quella di continuare il regime precedente – ha dichiarato il vicesegretario di Stato americano Kurt Campbell in una conferenza stampa congiunta a Seul – Questa strada è stata impedita dall’intransigenza russa, quindi questo è l’approccio che abbiamo adottato”. “Questo raggruppamento di nazioni animate da uno scopo comune ha il potenziale per superare alcuni dei lavori e dei rapporti svolti in precedenza”, ha concluso Campbell.

ATTENZIONE – Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.



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