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Superbonus 110: un traino per il Pil al prezzo di un macigno sul debito pubblico. L’errore è stata la cattiva gestione #finsubito prestito immediato


Superbonus 110: si, è vero, ha sostenuto l’economia ma una cattiva gestione ha amplificato il debito pubblico italiano. Misure come queste avrebbero necessitato di una progettazione più cauta, accompagnata da una strategia di crescita nel lungo periodo. Non è andata così solo per la miopia dei governanti.

L’analisi degli effetti del Superbonus 110%, introdotto in Italia con il Decreto Rilancio nel 2020, è stato un provvedimento ambizioso con l’obiettivo di incentivare l’efficientamento energetico e la messa in sicurezza sismica degli edifici, necessità di una premessa. Intanto si è trattato di una detrazione fiscale delle spese sostenute per lavori di riqualificazione energetica o riduzione del rischio sismico, estesa a privati, condomini e alcune attività economiche.

Il giudizio con la lente “salomonica”

Ma per rispondere alla domanda, se abbia prodotto effetti positivi o negativi sull’economia e soprattutto quali saranno i risvolti futuri per il nostro Paese occorre avere una visione quanto più possibile “salomonica” valutando in contemporanea sia gli aspetti positivi che negativi. Una simile analisi è di fatto prodromica al giudizio finale.

Gli effetti economici positivi del superbonus 110%

Il provvedimento ha raggiunto il suo obiettivo primario poiché ha contribuito a migliorare l’efficienza energetica degli edifici, riducendo i consumi e, in alcuni casi, abbassando le bollette energetiche. Questo aspetto è particolarmente rilevante nel contesto della transizione ecologica e degli impegni che l’Italia ha assunto in ambito europeo. La misura ha incentivato l’installazione di impianti fotovoltaici e l’utilizzo di soluzioni più ecologiche per il riscaldamento e la climatizzazione. Questo ha avuto un impatto positivo in termini di riduzione delle emissioni di CO2 e di utilizzo di energie rinnovabili.

Per l’edilizia la fine della stagnazione

Il Superbonus ha sicuramente dato una spinta significativa all’industria delle costruzioni, uno dei settori più colpiti dalle crisi degli ultimi anni. Molte imprese edili hanno beneficiato di un aumento delle commesse, creando posti di lavoro e favorendo la ripresa economica in un settore che stava vivendo un periodo di stagnazione. Oltre alle imprese edili, anche altri settori correlati come l’industria dei materiali da costruzione, la progettazione e i servizi tecnici hanno beneficiato dell’iniziativa. Inoltre, ha favorito investimenti privati che altrimenti non si sarebbero probabilmente realizzati.

Gli effetti economici negativi del superbonus 100%

Uno dei problemi principali del Superbonus è stato l’enorme costo per le casse pubbliche. La gestione del credito d’imposta cedibile ha innescato una bolla finanziaria, che ha esposto lo Stato a un debito fiscale ben superiore rispetto alle previsioni iniziali. Questo ha sollevato molte critiche da parte di chi ritiene che il Superbonus sia stato un peso eccessivo per il bilancio statale, soprattutto considerando che l’efficienza energetica non sempre è stata raggiunta in modo ottimale.

Speculazioni  e scarsa qualità degli interventi

Sono emersi (e stanno emergendo) migliaia di casi di frodi e speculazioni legati all’uso del Superbonus. Alcune imprese e privati hanno approfittato della generosità dell’incentivo per gonfiare i costi dei lavori o per realizzare interventi di scarsa qualità. Questo ha messo in evidenza la necessità di controlli più stringenti e di una maggiore trasparenza nel sistema di cessione dei crediti fiscali. Tali controlli sono stati assenti per numeroso tempo.

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Materie prime a peso d’oro

La forte domanda generata dal Superbonus ha causato un aumento dei prezzi delle materie prime e dei servizi edili, portando a una sorta di “surriscaldamento” del mercato. Questo ha reso più difficile e costoso per molti privati e imprese accedere ai servizi edili non coperti dal bonus. La complessità delle procedure amministrative e normative, attuate successivamente all’avvio dei controlli, ha rallentato l’attuazione del Superbonus. Molti interventi sono stati ritardati a causa della necessità di ottenere numerose autorizzazioni, rendendo più difficile la realizzazione dei lavori in tempi rapidi.

Criticità, abusi e distorsioni del mercato

Da quanto sin qui detto, nel complesso, il Superbonus 110% ha avuto effetti misti. Da un lato, ha offerto un impulso temporaneo a un settore in difficoltà e ha contribuito a migliorare l’efficienza energetica del patrimonio edilizio italiano, favorendo la transizione ecologica. Dall’altro, ha generato criticità in termini di costi per lo Stato, abusi e distorsioni del mercato.

Il divenire prevedibile degli effetti economici del superbonus 110%

Dal punto di vista economico, può essere considerato un intervento che ha creato benefici di breve periodo, ma che ha anche posto sfide rilevanti per la sostenibilità dei conti pubblici. Se riformato con una maggiore attenzione alla trasparenza, alla limitazione degli abusi e a un controllo più efficiente delle spese, sarebbe stato un ottimo strumento per l’economia. Tuttavia, così com’è stato implementato, il bilancio finale appare controverso. In tal senso, il peso degli incentivi come il Superbonus 110% sul debito pubblico italiano si è inserito in un quadro di debolezza strutturale che caratterizza l’economia italiana da decenni. Dovrebbe essere ben noto che tali misure, se non gestite con attenzione, rischiano di aggravare un problema che l’Italia fatica a controllare: il crescente indebitamento e la difficoltà cronica nel ridurre il deficit.

Superbonus 110% ed effetti a lungo termine sul Debito pubblico

L’Italia si trova già in una situazione finanziaria precaria a causa del suo elevato rapporto debito/PIL, che è tra i più alti in Europa. Questo limite strutturale impone al Paese una costante attenzione al contenimento della spesa pubblica e una prudente gestione fiscale. Tuttavia, misure come il Superbonus, pur avendo una logica economica e ambientale, hanno amplificato il problema perché non calibrate, specialmente in assenza di una crescita economica sostenuta. Le misure temporanee, se non sono accompagnate da una strategia di lungo termine per sostenere la crescita, rischiano di diventare insostenibili. Nel caso del Superbonus, l’incentivo ha creato un onere finanziario molto alto per lo Stato, senza che ci fosse una chiara strategia per compensare questo costo attraverso entrate aggiuntive o risparmi strutturali. Questo solleva preoccupazioni per la sostenibilità del debito pubblico italiano, che continua a crescere senza che ci siano segnali di una inversione di tendenza.

Crediti d’imposta straordinariamente generosi

In generale, gli incentivi fiscali come il Superbonus possono essere un utile strumento di politica economica per stimolare determinati settori e incentivare investimenti privati, ma quando questi si traducono in crediti d’imposta così generosi e difficili da controllare, possono trasformarsi in una zavorra per i conti pubblici. Nel caso del Superbonus, il sistema di cessione del credito ha creato un effetto domino: lo Stato, come si è detto, si è ritrovato a dover coprire spese ben superiori alle stime iniziali, alimentando il debito senza avere chiari meccanismi di recupero nel lungo periodo.

Superbonus 110% ed effetti a lungo termine sul deficit statale

Uno dei problemi principali è che l’Italia ha un margine di manovra molto ridotto per affrontare shock economici futuri a causa del peso del debito. Incentivi come il Superbonus 110%, sebbene abbiano sostenuto la domanda a breve termine, non hanno prodotto benefici strutturali sufficientemente grandi per compensare il costo fiscale elevato. L’effetto atteso sul PIL (le stime per i prossimi anni sono nefaste con percentuali attorno all’1% di crescita) non è stato duraturo e forse anche l’efficienza energetica migliorata non porterà a significativi risparmi per famiglie e imprese. Ne consegue per l’Italia il rischio di trovarsi in una posizione ancora più fragile, avendo sacrificato risorse fiscali preziose. L’Italia ha storicamente avuto difficoltà a mantenere sotto controllo il deficit. Ogni volta che emergono nuove esigenze di spesa, come nel caso del Superbonus, queste si sommano a una struttura di bilancio già pesantemente appesantita da spese obbligatorie (pensioni, sanità, interessi sul debito). In questo contesto, provvedimenti come il Superbonus aggravano ulteriormente il deficit, rendendo più complesso rispettare i vincoli di bilancio imposti a livello europeo e mantenere la fiducia dei mercati finanziari.

Le conclusioni

In sintesi, incentivi come il Superbonus 110% sono una sorta di “doppia lama”: da un lato hanno stimolato l’economia a breve termine, ma dall’altro lato, poiché non ben gestiti, hanno amplificato il già pesante fardello del debito pubblico. In un Paese come l’Italia, che ha una cronica difficoltà nel ridurre il deficit e una vulnerabilità finanziaria elevata, misure di questo tipo avrebbero necessitato di una progettazione più cauta e soprattutto accompagnata da una strategia di crescita di lungo periodo. Cosa che la miopia dei nostri governanti non ha permesso di scorgere.

Alberto Frau è professore di Economia e gestione aziendale – Revisore legale e analista indipendente – Scrittore e saggista. Ricercatore universitario nell’Università di Roma “Foro Italico” è altresì professore a contratto in differenti master post laurea presso la Luiss Business School.

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