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Pensionamenti, trasferimenti e aggressioni: altri 5 medici lasciano il servizio 118 dell’Asl Napoli 1 #finsubito prestito immediato – richiedi informazioni –


di
Fabrizio Geremicca

Negli ultimi 5 anni sono andati via almeno una quarantina di medici formati. Il direttore Galano: «Dei 40 colleghi che hanno partecipato al corso solo uno ha accettato di salire su un’ambulanza» 

Continua l’emorragia di medici dal 118 dell’Asl Napoli 1. «Assistiamo — informa l’associazione “Nessuno tocchi Ippocrate” — al passaggio di altri 4 colleghi alla medicina generale. Altri due tra qualche mese andranno in pensione». Giuseppe Galano, il dirigente dell’Asl Napoli 1 al timone del 118, che è anche presidente del sindacato Aaroi-Emac, conferma la notizia, sebbene la precisi. «Due colleghi, in età di pensione passano in medicina generale, dove potranno restare fino a 72 anni. Un altro medico, che non ha l’età per il pensionamento, ha comunque chiesto di passare alla medicina generale. C’è poi un quarto camice bianco che aveva preso servizio da poco con noi, dopo avere partecipato al corso di formazione promosso proprio per consentire ai dottori dell’Asl di acquisire i titoli per lavorare anche sulle ambulanze. Ebbene, ha deciso anche lui di lasciare il 118». 

La situazione

Tra pensionamenti e trasferimenti negli ultimi 5 anni sono andati via almeno una quarantina di medici. La porta di uscita dalle ambulanze dell’Asl Napoli 1, in sostanza, è sempre spalancata. Quella di entrata non si apre quasi mai. Racconta Galano: «Hanno partecipato 40 persone al primo corso dell’Emergenza territoriale, destinato a dare ai colleghi di altre specializzazioni — cardiologi, chirurgi, anestesisti, rianimatori — le competenze per lavorare nel 118. Hanno conseguito con poco più di 400 euro abilitazioni che sarebbero costate loro migliaia di euro. Poi, però, solo uno ha dato la sua disponibilità a salire davvero in ambulanza. Quello che ora, come ricordavo poc’anzi, va via. Abbiamo messo tempo e denaro per formarli, li abbiamo tenuti sul campo, ma alla fine non vengono a lavorare con noi. Il secondo corso dovrebbe partire a breve, ma già mi giunge voce che non ci siano partecipanti o siano pochissimi». 




















































Vuote le scuole di medicina d’emergenza

Quanto ai giovani, anche la Campania risente del dato nazionale: resta vuoto il 70% circa dei posti delle scuole di specializzazione in Medicina d’emergenza. Il risultato di tutto ciò è che a Napoli l’organico del 118 è sottodimensionato. Quantifica Galano: «Lavorano un centinaio di medici. Ne mancano circa 50. Gli infermieri dipendenti dell’Asl sono una settantina e ne mancano circa 40. Per gli infermieri, però, possiamo contare anche sul personale del privato,che ha in appalto una parte del servizio del 118. In ogni caso siamo sotto lo standard di un’ ambulanza con medico a bordo ogni 60.000 persone». 

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Le ambulanze senza medico

L’Asl Napoli 1 ha complessivamente 26 postazioni a Napoli tra ambulanze e moto sanitarie; 12 sono in appalto ad Heart Life, società riconducibile al gruppo Calderone, al centro di inchieste in altre regioni d’Italia per presunte irregolarità nell’affidamento degli appalti da altre Asl. Hanno tutte infermiere ed autista, nessuna ha il medico. Quattordici postazioni sono poi gestite direttamente dall’Asl. Di queste, sette ambulanze hanno il medico a bordo oltre all’infermiere ed all’autista. «Dovremmo averne — chiarisce Galano — almeno 10 medicalizzate». Nonostante ciò, secondo il direttore del 118 ed a dispetto delle non rare lamentele degli utenti, i tempi di attesa sono conformi agli standard nazionali. «Rientriamo — sostiene — nei 18 minuti e grazie all’impiego delle moto sanitarie siamo scesi di 4 minuti negli ultimi anni». 

«Pratichiamo interventi salvavita, non le diagnosi»

La mancanza di medici sui mezzi di soccorso, a detta di Galano, non indebolisce l’efficienza dello intervento perché «gli infermieri possono praticare tutte le operazioni salvavita, dalla rianimazione cardiopolmonare alla defibrillazione fino alla somministrazione di farmaci in caso di infarto diagnosticato tramite invio del tracciato alla centrale».
Il tema, sostiene, è un altro: «L’assenza del medico fa sì che non ci sia sull’ambulanza chi possa effettuare una diagnosi e siano portati in ospedale anche pazienti con patologie di media gravità, che avrebbero potuto essere trattate a casa. L’infermiere nel dubbio legittimamente va al Pronto soccorso». La penuria di camici bianchi, inoltre, fa sì che le sei Panda acquistare tempo fa dall’Asl e che avrebbero dovuto essere impiegate come auto mediche per trasferire sul luogo dell’intervento il medico, su richiesta dell’infermiere intervenuto con l’ambulanza o con la moto, restino ferme o siano utilizzate per manifestazioni ed eventi «Servono — conclude Galano — stipendi adeguati per chi sceglie di lavorare nel 118. Tremila euro lordi sono pochi per un lavoro così duro e rischioso, esposto tra l’altro ad aggressioni. Il governo deve porre rimedio».

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16 ottobre 2024



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