diEster Palma
Il prodigio sarebbe avvenuto nel pomeriggio del 3 settembre, al momento in cui la reliquia del cuore di santa Rosa, patrona della città, sorvolava Viterbo in elicottero
«Una donna ha ripreso a vedere per un miracolo di santa Rosa»: la notizia, diffusa da un sacerdote a Viterbo, durante una celebrazione religiosa, si è immediatamente diffusa in tutta la città. Sarebbe stata la stessa donna a raccontarlo, spiegando anche che il prodigio sarebbe avvenuto nel pomeriggio del 3 settembre, vigilia della festa della Santa, patrona della città. E proprio mentre il reliquario col cuore di Rosa, portato dal vescovo Orazio Francesco Piazza, sorvolava Viterbo a bordo di un elicottero dell’Esercito. Poche ore dopo ci sarebbe stata la cerimonia della processione della Macchina di Santa Rosa, celebre in tutto il mondo.
La cautela della Curia
Ma la Curia invita i fedeli alla cautela: «È certamente motivo di gioia per tutti la possibilità di un eventuale evento di grazia in cui una persona possa aver sperimentato, nella fede, la singolarità di una situazione straordinaria nella sua vita – spiiega in una nota ufficiale – Ma è altrettanto necessario, oltre che opportuno, che la semplice notificazione di una notizia, appunto per la sua singolarità, debba poi trovare il dovuto riscontro attraverso procedure, articolate e progressive, come richiesto in questi particolari casi. E prosegue: «Il vescovo è chiamato ad avviare le dovute indagini conoscitive e, nel rispetto delle normative relative a tali eventi, dovrà approfondirne la consistenza e l’evidenza, sotto ogni profilo. Si deve procedere con attenzione e cura per verificare quello che, solo dopo effettive e conclamate certificazioni, potrà essere sottoposto, nei vari livelli previsti, con la formula di ‘presunto miracolo». Si potrà parlare di vero miracolo solo «quando si scioglie ogni dubbio e questo è possibile solo dopo i vari procedimenti nelle sedi preposte per le necessarie valutazioni e conclusioni». Anche se la vicenda «è comunque occasione per rinnovare l’entusiasmo della fede che dona luce e senso alla vita ecclesiale e sociale e la possibilità di un eventuale evento di grazia è motivo di gioia per tutti».
Come la Chiesa decreta i miracoli
Perché da sempre per la Chiesa certificare la realtà di un miracolo è una faccenda molto complessa: a Lourdes per esempio, come negli altri grandi santuari, esiste una commissione medica, composta anche da professionisti non credenti, incaricata di esaminare i dossier dei miracoli: tanto che su oltre 7000 dossier di guarigioni depositati a Lourdes, dopo le apparizioni del 1858, ad oggi sono solo 70 i casi riconosciuti come miracoli dalla Chiesa. E anche le guarigioni prodigiose non legate a apparizioni o a luoghi religiosi, sono sottoposte a esami rigorosi. Il primo riguarda l’aspetto medico, partendo dalla raccolta dei dati clinici che vengono esaminati a due medici indipendenti. Se almeno uno dei due ritiene la guarigione non spiegabile secondo le conoscenze mediche attuali viene convocata una commissione di altri sette medici che discutono il caso tra loro. E almeno cinque medici su sette devono ritenere inspiegabile, oltre che duratura, la guarigione. Poi c’è l‘esame «spirituale» con 7 teologi, che devono giudicare, sempre a maggioranza, sul possibile rapporto di causa-effetto tra la guarigione e richieste di intercessione presso un santo o un candidato alla santità. Infine l’ultima parola è dei vescovi e cardinali del dicastero: se il giudizio è positivo il faldone arriva direttamente al Papa che ha l’ultima parola sulla proclamazione del miracolo. Sarà questo l’iter che sarà quindi seguito anche per il presunto nuovo miracolo di Rosa da Viterbo, terziaria francescana morta nel 1251 a 17 anni, dopo aver predicato accanitamente contro l’eresia dei Catari e aver difeso il Papa nella lotta fra guelfi e ghibellini. La Chiesa la celebra il 4 settembre, quando nel 1258 il suo corpo fu riesumato dal cimitero della chiesa di Santa Maria in Poggio e trovato incorrotto per essere traslato nella chiesa di San Damiano, oggi Santuario di Santa Rosa. E da allora questa traslazione viene ricordata con il trasporto della macchina della Santa.
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