Avellino. Al Caffè Hope presentato il romanzo Il Fiore del Carso. Dalle pagine del libro all’esperienza viva dell’esodo – WWWITALIA – #finsubito prestito personale immediato – Richiedi informazioni

Diffondere la cultura della pace, questa la missione del Caffè Hope nel centro di Avellino. Frutto e strumento dell’impegno sociale della Caritas diocesana, che opera attraverso associazioni e cooperative legate da questo comune proposito, il Caffè solidale, inaugurato alla fine di agosto, grazie all’impegno dell’APS Avellino per il mondo, sforna iniziative a cui è bene prestare attenzione. La vulcanica responsabile delle opere nei paesi esteri per l’Associazione, Elvira Napoletano, che affianca il presidente Marco Cillo nelle attività legate al soccorso ai poveri nel mondo, avvalendosi della collaborazione di Migrantes e di Emanuela Fiore, ha puntato sulla cultura. Perché no, sui libri, organizzando una rassegna per chi ha qualcosa da dire e rivolta a chi voglia ascoltare, leggere e riflettere sui temi che di volta in volta vengono proposti dagli autori.

Venerdì scorso, 4 ottobre, sotto i riflettori è stato posto Il Fiore del Carso, una linea tra due mondi, romanzo storico di Eleonora Davide, pubblicato nel 2020, per trattare un tema scottante e purtroppo sempre attuale. Il titolo dato alla serata “Gettiamo uno sguardo al di là dei nostri confini”: un programma di riflessioni che si proponeva di sollevare lo sguardo sui rifugiati, migranti forzati del nostro tempo, partendo dalla questione di Trieste, che interessò la città contesa all’indomani della seconda guerra mondiale, comportando l’esodo di 300 mila italiani finiti al di là dei nostri confini. È stata, infatti, portata la testimonianza, contenuta nel volume, della profuga Fioretta Filippaz, oggi divulgatrice presso l’Irci di Trieste (Istituto Regionale per la Cultura Istriana, Giuliana e Dalmata), in cui è sintetizzato il doloroso ricordo degli anni trascorsi in un Centro Raccolta Profughi alla periferia di Trieste, in attesa dell’inserimento in società da cittadina libera.

La professoressa Giovanna della Bella, che collabora con l’autrice come editor, ha illustrato il contenuto e le caratteristiche del romanzo, sottolineando le ricerche condotte per la sua stesura, che hanno richiesto consultazione di archivi, documenti, testi, interviste ai testimoni, partendo dai racconti del padre triestino, sottolineando la volontà dell’autrice di rendere viva la storia attraverso una trama avvincente e un racconto scorrevole e di facile fruizione.

All’attore Paolo De Vito è stato affidato il compito di rendere vivo il testo del romanzo e di interpretare una bellissima e accorata poesia, donata dalla Filippaz. Ma è stato il giornalista Gianluca Amatucci, anche lui autore di un monologo dedicato al tema delle migrazioni, dal titolo Suddamare, a coordinare in modo impeccabile gli interventi, commentando con le sue considerazioni il tema e sottolineandone l’estrema attualità.

Dalle pagine del libro si è passati, infine, alla testimonianza diretta che ha coronato il momento di riflessione: quella di un giovane ex militare afgano, rifugiato in Italia, che ha raccontato la coraggiosa decisione di lasciare la sua casa, il suo lavoro, i suoi risparmi, per assicurare un futuro ai suoi tre figli, in particolare alle bambine, che non ne avrebbero avuto nel suo paese. Il momento è risultato emozionante e le parole fino a quel momento pronunciate sull’argomento della serata hanno preso vita nello sguardo e nella voce di quell’uomo.

Il filo della storia, ripercorso attraverso il suo racconto, si è dipanato in un attento silenzio, lasciando toccare con mano ai presenti quanto l’umanità abbia bisogno di giustizia, amore e pace. E questa va costruita, ogni giorno, nei piccoli gesti…

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